Gabriella Genisi alla Ubik di Foggia racconta il nuovo spazio delle donne

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Gabriella Genisi alla Ubik di Foggia ieri sera per presentare il suo libro “L’angelo di Castelforte”. Come trova i luoghi e quanto questi influenzino la sua narrazione è stato uno dei temi affrontati. La scrittrice parte dal territorio, protagonista fondamentale dei suoi romanzi, con una particolare attrazione per ambienti abbandonati, fatiscenti che esercitano su di lei una fascinazione.

Tramite contatti salentini ha trovato Castelforte, un borgo costruito da un filantropo come residenza per vedove di guerra con bambini piccoli. Il suo progetto naufragò per la sua morte. “Io ho pensato di farne una residenza per scrittori, scrivendo gialli e noir…qualcosa deve succedere”.

Gabriella Genisi torna alla Ubik di Foggia con “L’angelo di Castelforte”

Le domande sono state poste dai lettori del gruppo “A qualcuno piace…giallo”, una di queste è stata incentrata sulle donne e la loro rappresentazione nei romanzi.

Chicca e Lolita- ha detto la lettrice- sono personaggi che hanno cambiato la narrazione della donna nel sud, la seconda in particolare ci è stata restituita com’era dalla tv. Sono frutto di ispirazione oppure hai voluto rappresentare una donna nuova che non era stata raccontata?

Genisi ha parlato di un saggio che sta leggendo “Lo spazio delle donne”, di Daniela Brogi edito da Einaudi. La tesi è che nei libri lo spazio delle donne è sempre stato ristretto, ridotto. È l’angelo angelo del focolare, doveva imparare a ritagliarsi un suo luogo, il giardino segreto, lo studiolo la famosa stanza tutta per sé di Virginia Woolf.

“Da questa narrazione che non ci rappresentava più volevo sfuggire- ha risposto Genisi- Nella lettura poliziesca italiana, per esempio, nonostante nella vita reale esistessero da venticinque anni le commissarie, noi continuavamo a essere rappresentate come sottoposte. Io racconto una donna reale, l’affermazione di un modello nuovo in ruoli pubblici che parte dalla seconda metà del ‘900 in cui la rivoluzione femminile è stata una delle più importanti. Il ‘900 è il secolo delle donne”.

Lolita Lobosco nei libri è come in tv? “No, perché i lettori sono diversi dagli spettatori, c’è necessità di un altro linguaggio, com’è stato. Ma tutto il mondo che ho creato intorno a lei, la rete, i legami, sono rimasti tali”.