Al Mat di San Severo gli infiniti mondi di Andrea Pazienza

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Ieri sera spirava aria leggera nel Chiostro del Museo dell’Alto Tavoliere. Al calar del sole, tra nespoli di verghiana memoria, arte nell’arte, bellezza su bellezza.

Il piccolo libro saggio, di una giovanissima ragazza, Serenella Russo, dal titolo “Amo. Andrea Pazienza e l’arte”, frutto di studio e passione profonda, brillantemente e assai signorilmente introdotto dalla sagace e lungimirante direttrice, dottoressa Elena Antonacci, ha una valenza molto importante.

In virtù proprio della giovanissima età dell’autrice, che testimonia ancora di più l’attualità, la freschezza e la genialità di Andrea Pazienza.

La conversazione, condotta con eleganza e disinvolta leggerezza da Antonello Vigliaroli, è stata immersione del mondo, o meglio, negli infiniti mondi di Andrea Pazienza.

Tutto il suo vissuto, background umano e artistico, è passato davanti. Film di una vita. Un uomo, un artista, che ha fatto di tutta la sua vita “opera d’arte”.

Come diceva anche D’Annunzio, ma ancora di più, ricerca non solo di stili nuovi, ma di linguaggi nuovi, alla maniera di Breton, di Max Ernst, del movimento Dada, come è stato detto e scritto dall’autrice.

Io, che ho avuto il piacere grande di vedere da vicino le opere di Ernst, addirittura nella ricerca finale di scritture segrete, codici interpretativi di realtà oniriche, ho ritrovato tantissimo di tutto questo in Andrea Pazienza.

Egli, onirico, visionario ma, allo stesso impregnato della lezione di Canova, nella ricerca statuaria della plasticità, della fisicità, modella, plasma, converte, riconverte tutto lo scibile figurativo, fino a farne materia nuova.

Racconto di sé, di una generazione, di luoghi dell’anima. Dalle avventure oniriche di “Penthotal”, metafora di un mondo da svelare, dissacrando, corrodendo tutto ciò che è materia morta, fino alla Poesia delle sue tavole sul Gargano, la mia terra.

Da lui, amatissima, in quel ludus che era, é, la, sua arte, magmatica, potente, densa di sensazioni e situazioni immaginate, ma vissute intensamente, nell’anima.

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Lui, l’inventore del graphic novel, ironico e poetico, non poteva che fare racconto di anima, innanzitutto. Irriverente, ma anche sognante, alla ricerca di quella “alterità” alla banalità. Un Corto Maltese, a tratti istrionico, assolutamente non omologabile o ristretto ad un unico personaggio, ma, ad una moltitudine di mondi. Eclettismo, allo stato puro, ma senza autocompiacimento o autoreferenzialita’.

Per Pazienza, l’arte è gioco, ricerca, stupore, poesia, ironia e bellezza. Tutto per il gusto e il piacere di essere se stessi. Raccontare un mondo, un’epoca, una storia. La sua.

Quella di uno straordinario artista che voleva vedere, assistere all’ontologia dell’esistenza, cercando mondi infiniti, nascosti, eppure reali nella genialità di una mente eccezionale. Per ritornare, ritrovarsi, nella struggente poesia di un nostos infinito e straordinario.

Ieri sera, tra le vestigia di un passato remoto, ma vivo nella nostra identità più profonda, Andrea Pazienza ha brillato più che mai, nella vivacità dei suoi colori, della sua intelligenza, delle sue parole, ironia, splendidamente, nel libro di Serenella Russo.

Concetta Melchionda, 20 giugno 2023