La mia lettera alla bambina mai nata ha commosso tante donne e amiche

Stato Donna, 16 novembre 2022. Non li conto i cuori che mi hanno mandato dopo aver scritto della mia bambina mai nata. Gli abbracci. Che li avrei voluti quella volta, e invece non l’ho raccontato a nessuno. Perché in quegli stessi giorni moriva a 38 anni Massimo, mio cugino, con una dissecazione dell’aorta. E mi sembrava talmente grande questo dolore da soffocare il mio. Una bambina che non aveva ancora un nome, né una faccina, se non quella che mi ero immaginata io.

Leggi: Mamme sono tutte quelle che hanno desiderato esserlo, almeno una volta

E mi era sembrato giusto soffrire da sola, con l’aggravante di sentirmi dire “adesso non piangere più, ora basta”. Che se posso comprendere le intenzioni, non posso non pensare che certe volte sarebbe meglio star lì in silenzio. Seduti a passare fazzoletti. Abbracciare ogni tanto. Ma zitti.

Per questo ne ho scritto. Perché non si pensi che sia una cosa che ti passa sopra come aria, anche se si fa finta di niente. È un colpo al cuore. Esiste una scala del dolore? Certo che esiste. Ma ogni dolore ha una dignità, la sua dignità, che gli deve essere riconosciuta.

Senza fare paragoni, senza dire “solo chi c’è passato”, “sapessi io come soffro”. Non è mica una gara, perché nessuno la vuole vincere. Esiste però la necessità assoluta di abbracciarlo, quel dolore, perché solo così diventa altro da noi, non è più “noi”. Solo così possiamo sperare di attraversarlo, trasformarlo. In amore, solo in quello. Per cercare di stare meno peggio.

E mi accarezzano le parole di affetto, “ la delicatezza personale”, “amica mia grande”, “dolcezza infinita” “lacrime che scendono senza riuscire a fermarle”…e quelle che parole non ne hanno “groppo in gola”, e chi ti dice  “grazie per averlo detto, è come se lo avessi detto anche io” “ è successo anche a me, la notte piango ancora” e poi “mi hai fatto piangere” e mentre lo dice piange.

E tutto questo mi aiuta a stare meglio, mi consola e riconosce a Margherita il valore del rimpianto e della nostalgia per quello che poteva essere, e sarebbe stato sicuramente meraviglioso.

Simonetta Molinaro, 16 novembre 2022

 

Simonetta Molinaro

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