Nella tenuta che il cuoco-innovatore ha ideato e realizzato circa 20 anni fa, grazie all’ormai ultra-quarantennale sodalizio umano e professionale con l’architetto Nicola Tramonte, interverranno tra gli altri Antonio De Rossi, docente di Scienze e Tecnologie Alimentari dell’Università di Foggia; Pasquale De Vita, presidente del Gal Meridaunia; la senatrice della Repubblica Gisella Naturale; Aldo Patruno, direttore del settore Turismo e Cultura della Regione Puglia; Francesco Quitadamo, giornalista. A coordinare l’incontro sarà il giornalista Oscar Buonamano.
Quest’anno, il doppio filo conduttore dell’evento sarà “Storia di Puglie” e “La bellezza della lentezza”. A spiegare il significato dei temi messi in campo è lo stesso Peppe Zullo: “Fiumi di parole sono stati spesi per raccontare la Puglia, o per meglio dire le Puglie, una dolce distesa di terra che si adagia su due mari, ricca di storie, cultura e tradizioni. Una terra di popoli che hanno saputo rendere ricco un territorio partendo da cose apparentemente povere. Attraversare le Puglie significa fare un viaggio attraverso le mille sfaccettature di una terra meravigliosa”, ha scritto il cuoco-innovatore sull’invito ufficiale inviato agli ospiti dell’evento.
Qui il tempo sembra rallentare volontariamente, per offrire alle persone l’opportunità di godersi l’attimo e di ritrovare sé stesse. Sui Monti Dauni la bellezza che si nutre di lentezza è il risultato di una storia collettiva che si è sempre alimentata di storie singole e private, di storie uniche. Per questa ragione l’edizione numero 26 di Appuntamento con la Daunia, pone l’accento sul valore della lentezza, come chiave di lettura e sviluppo per le aree interne, per i Monti Dauni. Negli anni più recenti abbiamo ragionato sul cibo del futuro e sull’importanza di preservare le peculiarità dei nostri territori: oggi e ora è il tempo di raccontare ciò che è stato fatto, ciò che stiamo facendo e soprattutto chiederci cosa abbiamo intenzione di fare per migliorare, in modo costante e continuativo, la qualità della nostra vita e continuare a tutelare il nostro territorio. La pandemia ha costretto la società a ripensare sé stessa, al suo modo di stare al mondo e nello stesso tempo ci spinge a salire, tutti insieme, sul treno diretto verso il futuro. Un futuro che noi tutti, immaginiamo più sicuro, bello e sostenibile”.
Di un territorio da cui si può partire o ripartire, una terra amata e sospirata può essere la tappa di un percorso che ci allontana da essa oppure ce la fa riscoprire, valorizzare, mettendola al centro di un progetto che è come un albero: ha radici profonde e antiche da nutrire e preservare, ma anche rami che crescono proiettandosi verso stagioni future.
Mentre ancora impazzava il fast-food imposto da tv e mercato globale, il cuoco-contadino faceva un viaggio a ritroso lasciando gli Stati Uniti e tornando a costruire futuro a Orsara partendo dal cibo autentico, quello da lui stesso coltivato, preparato e messo in tavola per far riscoprire il gusto di una tradizione e di una sapienza contadina pronte a diventare innovazione alimentare e culinaria. Il suo esempio fu seguito, imitato, a volte scopiazzato, divenne ispirazione e modello sul quale si è innestato un vero e proprio cammino di riscoperta per un intero territorio. E’ da quell’esempio che si riparte.
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