Parità di genere al rallentatore: alle donne servono 2 secoli per colmare il divario lavorativo con gli uomini

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Uguaglianza tra uomo e donna a lavoro (Depositphotos foto)

Uguaglianza tra uomo e donna a lavoro (Depositphotos foto) - www.statodonna.it

Nonostante i progressi nell’istruzione, il divario occupazionale tra uomini e donne resta enorme e serviranno quasi due secoli per colmarlo.

Negli ultimi anni sempre più donne si sono fatte strada nel mondo dell’istruzione e della formazione, completando percorsi accademici con ottimi risultati. Ma – e qui sta il problema – questo non si è tradotto in un accesso più equo al mercato del lavoro. Studiano di più, si preparano meglio, eppure il divario occupazionale con gli uomini resta enorme. L’idea che avere una laurea o una specializzazione garantisca automaticamente un buon lavoro si scontra con una realtà molto diversa.

Prendiamo l’Italia: il numero di donne occupate è aumentato negli ultimi anni, ma non per tutte. A beneficiare di questa crescita sono state soprattutto le ultracinquantenni, mentre le giovani rimangono al palo. Per chi ha tra i 25 e i 34 anni, l’incremento è stato minimo e l’accesso a impieghi stabili è ancora un miraggio. Questo non è solo un problema economico, ma un ostacolo concreto all’indipendenza e alla realizzazione personale.

Un altro nodo è la segregazione professionale. Le donne continuano a essere impiegate nei settori meno pagati, come l’istruzione primaria e la sanità, mentre gli uomini dominano quelli più redditizi, tipo la meccanica o la tecnologia. Questo squilibrio si traduce in una differenza salariale che, nonostante qualche miglioramento, rimane evidente. In parole povere, a parità di ruolo e competenze, gli stipendi femminili restano più bassi.

Ma il problema non è solo lo stipendio. Il mondo del lavoro non è ancora strutturato per garantire una vera parità di opportunità. Tra la difficoltà di conciliare carriera e famiglia, la mancanza di politiche efficaci per il sostegno alla genitorialità e una cultura che ancora si porta dietro vecchi stereotipi, molte donne si ritrovano a dover scegliere tra lavoro e vita privata. E spesso, purtroppo, a rimetterci è proprio la carriera.

Il divario occupazionale femminile nel mondo

Se allarghiamo lo sguardo al panorama globale, la situazione non migliora. Secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo), nel 2024 solo il 46,4% delle donne in età lavorativa aveva un impiego, contro il 69,5% degli uomini. Se le cose continueranno a cambiare così lentamente, ci vorranno quasi due secoli per arrivare a una vera parità nei tassi di occupazione. Duecento anni. Assurdo. Un lasso di tempo inaccettabile, che dimostra quanto le politiche attuali siano ancora inefficaci nel colmare questo divario.

Anche le misure più recenti, pensate per incentivare l’occupazione femminile, sembrano non essere sufficienti per dare una spinta concreta al cambiamento. Le donne non solo faticano a entrare nel mercato del lavoro, ma una volta dentro, devono lottare più degli uomini per restarci e per ottenere condizioni dignitose.

Gap salariale (Depositphotos foto)
Gap salariale (Depositphotos foto) – www.statodonna.it

Donne e posizioni di leadership: un cambiamento ancora lento

Ma non si tratta solo di avere un lavoro, conta anche quale lavoro. E qui arriva un altro dato sconfortante: solo il 30% delle posizioni di leadership a livello mondiale è occupato da donne. Tre su dieci. Il cambiamento c’è, ma a un ritmo frustrantemente lento. Questo significa che le donne non solo sono meno presenti nelle aziende, ma anche quando riescono ad accedere al mondo del lavoro, si trovano spesso bloccate a un livello medio, senza possibilità di avanzare. Mancano modelli femminili di riferimento nelle alte sfere, e il cosiddetto “soffitto di cristallo” continua a essere una barriera difficile da infrangere.

E poi c’è la questione del gender pay gap: nel 2024, le lavoratrici hanno guadagnato in media 77,4 centesimi per ogni dollaro incassato da un uomo. Meglio di vent’anni fa? Sì. Sufficiente? Neanche per sogno. E il problema non si limita solo allo stipendio: le donne, oltre a guadagnare meno, tendono ad avere contratti più precari, meno benefit aziendali e meno opportunità di crescita. Il lavoro part-time involontario, ad esempio, colpisce molto più le donne che gli uomini, rendendo ancora più difficile costruire una carriera solida e indipendente. La strada da fare è ancora lunga, e senza un’accelerazione concreta, il divario rischia di rimanere una realtà per molte generazioni a venire.