Film e femminismo: quando il cinema diventa strumento di riscatto

Sophia Loren (Depositphotos foto) - www.statodonna.it
Il grande schermo come specchio dell’emancipazione femminile e strumento di cambiamento sociale, tra racconti e lotta.
Da sempre, il cinema ha raccontato storie di donne che si sono fatte strada in un mondo che spesso le voleva silenziose e sottomesse. Sul grande schermo hanno preso vita eroine ribelli, anticonformiste, pronte a sfidare le regole e a riscrivere il proprio destino. Non è un caso se le sale cinematografiche sono state, fin dalle origini, frequentate soprattutto da spettatrici: il buio della sala e la magia delle immagini permettevano di sognare, di identificarsi, di immaginare un futuro diverso.
All’inizio, i ruoli femminili erano quasi sempre gli stessi: mogli devote, madri amorevoli o pericolose seduttrici. Ma, nonostante i limiti imposti dalla società, il cinema ha iniziato a offrire ritratti di donne sempre più sfaccettati. Già nel muto, personaggi come quelli di “Metropolis” o “L’angelo del focolare” facevano intravedere il desiderio di emancipazione, raccontando donne divise tra tradizione e cambiamento.
Nel frattempo, mentre in America le protagoniste femminili iniziavano a farsi spazio tra storie di modernità e ribellione, in Italia la situazione era ben diversa. Con l’avvento del fascismo, il cinema si appiattì su stereotipi rigidi, relegando le donne a ruoli rassicuranti, privi di reale autonomia. Solo dopo la guerra, grazie al Neorealismo, la settima arte riuscì a raccontare con più verità la condizione femminile, portando sullo schermo figure iconiche e rivoluzionarie come Anna Magnani e Sophia Loren, che incarnavano due diverse sfumature della donna italiana: sensuale e materna, forte e vulnerabile, ma sempre indimenticabile.
Negli anni Sessanta e Settanta, il vento del cambiamento soffiò forte anche nel cinema. I personaggi femminili iniziarono a riflettere le lotte per i diritti civili, allontanandosi sempre di più dal passato. Poi arrivò un film come Thelma & Louise, che ribaltò tutto: due donne in fuga da una società che le opprimeva, un viaggio senza ritorno verso la libertà, anche a costo di pagare un prezzo altissimo. Ma la strada per un cinema davvero paritario era ancora lunga.
Il cinema e le donne oggi
Oggi, il cinema continua a raccontare storie di donne che vogliono riprendersi la propria vita. Nel suo brillante editoriale dedicato al cinema e alle donne, Liliana Perrone parla di due film recenti che lo dimostrano perfettamente: “Povere creature” di Yorgos Lanthimos e “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi. Due pellicole diversissime, ambientate in epoche lontane, ma con lo stesso cuore pulsante: il desiderio di libertà e autodeterminazione.
In Povere creature, la protagonista Bella – interpretata da Emma Stone, premiata con l’Oscar 2024 – è una ragazza riportata in vita dopo un suicidio. Ma non è più la stessa: il suo cervello è quello di una bambina, costretta a imparare tutto da capo, comprese le regole imposte alle donne. Nel suo percorso di crescita, Bella scopre il sesso, la filosofia, il potere delle proprie scelte, fino a liberarsi da chiunque voglia controllarla. La sua storia, raccontata con toni surreali e grotteschi, è un atto di ribellione feroce contro ogni forma di oppressione.

Messaggi importanti
Diverso, ma altrettanto potente, è il messaggio di “C’è ancora domani”, il film che ha sbancato i botteghini italiani. Diretto e interpretato da Paola Cortellesi, racconta la vita di Delia, una donna del dopoguerra che subisce le violenze di un marito padrone, in un’epoca in cui la sottomissione femminile era considerata la norma. Ma Delia, tra una rammendatura e una carezza ai figli, trova la forza di ribellarsi, con piccoli gesti di disobbedienza che culminano in una grande conquista: il diritto di voto.
L’ultima scena del film è un colpo al cuore: una donna che sigilla la sua scheda elettorale, cancellando il rossetto dalle labbra. Un gesto semplice, ma carico di significato. Un messaggio chiaro: il cambiamento è possibile, e il cinema lo racconta da sempre.