Un rischio reale ma sottovalutato (canva.com) - www.statodonna.it
Rischio di Suicidio in Gravidanza e nel Periodo Post-Partum: Un Fenomeno Raro ma Significativo, spesso ignorato e che richiede attenzione
Il suicidio durante la gravidanza e nel primo anno successivo al parto, sebbene rappresenti un evento raro, costutuirebbe una delle principali cause della morte materna.
Stando ai dati riportati dall’Istituto Superiore di Sanità, il tasso di suicidio è pari a 2,3 donne ogni 100. 000 nati vivi, superando persino il tasso di mortalità associato all’emorragia ostetrica, che si attesta a 1,92 donne ogni 100. 000 nati vivi.
Il periodo da considerare come più critico è l’ultimo trimestre di gravidanza e i primi mesi post-partum, nel quale il rischio di suicidio aumenta in modo considerevole a causa della pressione generata dal nuovo ruolo.
È essenziale individuare precocemente i fattori di rischio e garantire un supporto psicologico e sociale adeguato al fine di prevenire tragedie e tutelare la salute materno-infantile.
Il suicidio è un fenomeno complesso che risente dell’influenza di fattori genetici, psicologici, sociali e culturali. Sencondo l’ISS, tra i principali fattori di rischio si annoverano la gravidanza non desiderata, un aborto spontaneo o indotto precedente, complicazioni ostetriche e neonatali, e la presenza di disturbi psichiatrici quali depressione, disturbo bipolare e psicosi puerperale. Anche il consumo di alcol, tabacco e sostanze stupefacenti aumenta il rischio, insieme a precedenti tentativi di suicidio o alla familiarità con episodi suicidari.
Altri elementi critici comprendono la mancanza di una rete sociale di supporto, esperienze di violenza domestica, la perdita di un figlio, la disoccupazione e l’isolamento sociale. Le donne che tentano il suicidio durante la gravidanza o nel post-partum tendono a utilizzare metodi più letali, evidenziando una maggiore intenzionalità nel loro gesto. Ricerche conducenti in alcune nazioni meno sviluppate indicano che le donne non sposate e con un basso livello di istruzione presentano un rischio più elevato di suicidio durante la gravidanza e nel periodo post-partum.
L’individuazione precoce del rischio di suicidio è fondamentale per garantire la salute materno-infantile. Tra i segnali da monitorare per l’ISS vi sono la presenza di pensieri suicidari persistenti, forti livelli di impulsività, la pianificazione di gesti autolesionistici e la disponibilità di mezzi per compierli. Condizioni psichiatriche preesistenti, esperienze di abusi, disturbi del sonno e lutti recenti possono costituire ulteriori indicatori di allerta.
La violenza domestica durante la gravidanza rappresenta poi un problema frequentemente trascurato, ma con gravissime ripercussioni sulla salute fisica e psicologica della donna e del bambino. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, una donna su quattro subisce violenza nel corso della gravidanza. In Italia, l’ISTAT segnala inoltre che il 10% delle donne riporta di aver subito violenze da parte del partner durante la gestazione e nel 70% dei casi la violenza non solo non si attenua, ma aumenta nel 11% delle situazioni. Infine, numerosi studi dimostrano che le donne vittime di violenza domestica hanno un rischio maggiore di sviluppare disturbi mentali e tentare il suicidio.
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