Un grosso passo nei diritti delle donne (canva.com) - www.statodonna.it
Grosse novità dalla Norvegia: sarà possibile praticare l’aborto fino alla diciottesima settimana di gravidanza
La Norvegia estende il diritto all’aborto fino alla diciottesima settimana di gravidanza, rompendo un trend che da diverso tempo preferisce far sì che le donne desistano dall’attuare tale scelta.
Il 3 dicembre 2024, il parlamento norvegese ha adottato questa legge significativa, in un contesto sociale dove non tutti i paesi d’Europa sono allineati alla stessa maniera.
Un’esempio è l’Italia, dove da diverso tempo gli obiettori esercitano forte pressing all’interno delle cliniche e dei reparti di ginecologia, con non poche polemiche.
Questa riforma, proposta dal governo di minoranza di centrosinistra, sostituisce la normativa vigente fin dal 1978 e ambisce a promettere una maggiore autonomia alle donne nella gestione della propria salute riproduttiva.
Il principale cambiamento introdotto dalla nuova legge consiste, come già anticipato, nell’estensione del termine massimo per l’aborto da dodici a diciotto settimane, allineandosi così a paesi vicini come la Svezia. Fino ad oggi, riporta Internazionale, era possibile abortire oltre la dodicesima settimana solo previa approvazione di un comitato composto da due medici. Con l’entrata in vigore della nuova legge, le donne potranno decidere autonomamente, senza dover affrontare procedure burocratiche, segnando un significativo riconoscimento del diritto alla libertà individuale.
I sostenitori di questa modifica sostengono che il sistema attuale fosse ormai superato e paternalista, limitando il controllo delle donne sul proprio corpo. L’estensione del termine permette loro di prendere decisioni più informate, specialmente in caso di incertezze riguardo l’evoluzione della gravidanza o problemi di salute. Secondo questa prospettiva, il nuovo sistema rispetta maggiormente le libertà individuali, permettendo alle donne di affrontare scelte senza ostacoli burocratici.
Tuttavia, gli oppositori, tra cui il Partito popolare cristiano, esprimono preoccupazioni riguardo l’impatto della legge sulla società. Come scritto da Internazionale, temono che l’approvazione degli aborti tardivi, spesso associati a problemi di viabilità del feto, possa essere percepita come un’azione eccessiva, visto che potrebbe equivalere a un’“eliminazione” piuttosto che a una necessità per la salute della madre. Per costoro, il diritto all’aborto non dovrebbe includere un’allungamento dei termini, poiché ciò potrebbe significare la possibilità di interrompere una gravidanza anche in fasi avanzate, suscitando inevitabili interrogativi morali ed etici.
La legge norvegese si colloca all’interno di un contesto internazionale sicuramente in evoluzione. Recentemente, anche la Danimarca ha annunciato l’intenzione di estendere il limite per l’aborto dalla dodicesima alla diciottesima settimana, con effetto dal 1° giugno 2025. Nel Regno Unito e nei Paesi Bassi, l’aborto è consentito fino alla ventiquattresima settimana, mentre in Islanda il limite è fissato alla ventiduesima settimana. In Norvegia, l’83,7% degli aborti avviene prima della nona settimana, mentre solo il 4,7% si registra oltre la dodicesima settimana e richiede l’approvazione del comitato. Sebbene la nuova legge riguardi solo una ristretta percentuale di donne, essa rappresenta un passo avanti significativo per l’autodeterminazione e per garantire un accesso equo e senza discriminazioni ai servizi sanitari.
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