salute

Marche, l’ospedale Mazzoni di Ascoli Piceno adotta l’aborto farmacologico fino a 9 settimane

L’ospedale Mazzoni di Ascoli Piceno introduce l’aborto farmacologico fino a 9 settimane. Come funziona per le donne?

L’ospedale Mazzoni di Ascoli Piceno ha introdotto la possibilità di effettuare l’aborto farmacologico fino alla nona settimana di gravidanza. Questa decisione è un importante passo avanti nella tutela della salute delle donne e nell’applicazione della Legge 194.

L’aborto farmacologico, che prevede l’assunzione di due farmaci specifici, è un’alternativa sicura ed efficace all’intervento chirurgico nelle prime fasi della gravidanza. Come funziona la procedura?

Questa nuova opportunità offerta alle donne che si trovano di fronte a una gravidanza indesiderata è un importante passo avanti per la sanità della regione e per i diritti delle donne secondo gli addetti ai lavori.

Come mai questa novità fa notizia in un Paese dove si prevede il diritto all’aborto? Ecco qual è la situazione nelle Marche e non solo, oltre a quali sono gli strumenti per fare una scelta consapevole.

Cosa accade

L’ospedale Mazzoni di Ascoli Piceno dato il via alle procedure per l’aborto farmacologico fino alla nona settimana di gravidanza. Questa decisione, annunciata da Pro-choice rete italiana contraccezione aborto, su segnalazione di attiviste femministe, allinea la struttura alle linee guida ministeriali del 2020 e alle indicazioni internazionali, che prevedono la possibilità di ricorrere all’aborto farmacologico fino alla dodicesima settimana. Fino ad ora, nella Regione, l’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) era limitata alla settima settimana.

Molte donne marchigiane, in passato, sarebbero state costrette a “migrare” in altre regioni, come l’Abruzzo, per poter esercitare il loro diritto all’IVG farmacologica entro i termini previsti dalla legge. Alcune, addirittura, avrebbero rischiato la propria salute ricorrendo a pillole abortive acquistate online secondo la presidente del consultorio Aied di Ascoli Piceno.

Ospedale Mazzoni (screenshot TvCentroMarche/YouTube) – www.statodonna.it

L’aborto farmacologico

La decisione dell’ospedale Mazzoni è in linea con le raccomandazioni delle società scientifiche di ginecologia e ostetricia, che da tempo hanno riconosciuto l’efficacia e la sicurezza dell’aborto farmacologico, raccomandandone l’utilizzo come prima scelta rispetto al trattamento chirurgico. Come ricorda la rete Pro Choice Rica, l’evoluzione della medicina ha permesso di abbandonare pratiche invasive e dannose per la salute delle donne, a favore di un approccio più moderno e rispettoso dei loro diritti. Le associazioni chiedono l’adeguamento al decreto ministeriale del 2020 per la somministrazione della pillola abortiva RU486 nei consultori e l’istituzione di strutture consultoriali efficienti, con personale formato e nel numero previsto dalla legge. L’aborto farmacologico, anche conosciuto come aborto medico, è un metodo per interrompere una gravidanza nelle prime fasi, entro le prime 9 settimane.

A differenza dell’aborto chirurgico, che prevede un intervento, l’aborto farmacologico utilizza una combinazione di farmaci. Il primo farmaco, il mifepristone, blocca l’azione del progesterone, un ormone necessario per il mantenimento della gravidanza. Il secondo farmaco, il misoprostolo, viene assunto 24-48 ore dopo e provoca contrazioni uterine simili a quelle di un parto. L’aborto farmacologico è considerato sicuro ed efficace, con un tasso di successo superiore al 95%. Offre diversi vantaggi rispetto all’aborto chirurgico: è meno invasivo, non richiede anestesia e può essere vissuto in modo più privato dalla donna. È importante sottolineare che l’aborto farmacologico deve essere eseguito sotto la supervisione di personale medico qualificato, in strutture sanitarie che ne garantiscano la sicurezza e l’assistenza necessaria. La notizia arriva da Editoriale Domani.

Annarita Faggioni

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