La nobildonna che scalò il Monte Bianco (Canva Foto) - www.statodonna.it
Henriette D’Angeville: la prima donna a conquistare il Monte Bianco con le proprie forze. Una storia incredibile di forza e coraggio
Nella storia dell’alpinismo locale e internazionale, alcuni nomi risaltano con particolare intensità, non solo per le straordinarie imprese compiute, ma anche per il coraggio dimostrato in un’epoca in cui alcuni traguardi apparivano impossibili per le donne.
Uno di questi è certamente Henriette D’Angeville, denominata la “fidanzata del Monte Bianco”, per la determinazione con cui affrontò e conquistò la vetta più alta d’Europa nel 1838.
Divenne la prima donna a raggiungere la cima, segnando un capitolo fondamentale nella storia delle esplorazioni alpine in generale. La sua scalata si distinse da quella di Marie Paradis, che nel 1808 arrivò in cima in stato semicosciente, assistita da guide che la trasportarono.
Al contrario, Henriette non solo volle scalare senza alcun supporto, ma anche guidare la propria spedizione, rigettando così le convenzioni dell’epoca! Approfondiamo quindi questa interessante storia di coraggio e forza!
Come scritto da Elle, nata nel 1794 a Semur-en-Brionnais, in Borgogna, Henriette proveniva da una famiglia aristocratica. Dopo la Rivoluzione Francese, il padre fu imprigionato e il nonno condannato a morte, costringendo così la sua famiglia a cercare rifugio nella regione del Rodano-Alpi. Dopo la scomparsa del padre nel 1827, si trasferì a Ginevra, dove poté finalmente dedicarsi alla sua passione per l’alpinismo. Per lei, scalare il Monte Bianco rappresentava una sfida simbolica, in cui l’umanità, e in questo caso la donna, si confrontano con la natura e superano i propri limiti.
Quando dichiarò la sua volontà di scalare il Monte Bianco, fu però accolta con scherno e incredulità. I medici sconsigliavano l’impresa, affermando che il corpo femminile non fosse adatto alle sfide dell’alta quota. Henriette rispose con sicurezza, burlandosi delle critiche e respingendo l’idea che l’età potesse essere un limite. Coloro che la deridevano per la sua passione trovarono invece in lei una persona pragmatica e meticolosa nella preparazione.
Come menzionato da Elle, il 4 settembre 1838, partì da Chamonix accompagnata da sette guide e sei portatori. La salita procedette regolarmente fino ai 4300 metri del Dôme de Goûter, dove il freddo si irrigidì e la stanchezza cominciò a farsi sentire. Henriette si fermò più volte, ma non si arrese. Il 5 settembre, alle 13:15, raggiunse finalmente la vetta, brindando con champagne e facendosi sollevare per godere appieno del panorama. Per comunicare il suo successo, fece volare dei colombi verso Chamonix, dove al suo ritorno fu accolta con grande festa.
Henriette scrisse ogni particolare della sua avventura nel diario, il “Carnet Vert”, in cui narrò la scalata con ironia e sagacia. Nonostante nessun editore accettò di pubblicarlo all’epoca, il manoscritto venne poi riscoperto e pubblicato solo nel 1986. Continuò a scalare fino all’età di 69 anni, concludendo la sua carriera sul Oldenhorn nelle Alpi Bernesi. Oggi, il suo nome è scolpito per sempre nella storia dell’alpinismo.
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