Pensione, i contributi non bastano più: non ci vai manco a 70 anni così | Purtroppo c’è poco da fare

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Coppia e pensione (Depositphotos foto)

Coppia e pensione (Depositphotos foto) - www.statodonna.it

Il problema dei contributi minimi preoccupa sempre più lavoratori: la soglia dell’età pensionabile aumenta sempre di più. 

Andare in pensione dopo una vita di lavoro? Per tanti, è sempre più un miraggio. Non basta più aver lavorato per anni, bisogna anche aver versato abbastanza contributi. Il sistema previdenziale, con le sue continue modifiche, sta rendendo il traguardo sempre più lontano. Molti si accorgono solo troppo tardi che non hanno accumulato abbastanza contributi e si trovano di fronte a una realtà scomoda: dovranno lavorare molto più a lungo di quanto avevano immaginato.

Negli ultimi anni, la pensione è diventata una questione tutta matematica. Il vecchio sistema retributivo, che garantiva assegni più alti in base agli ultimi stipendi, è ormai un ricordo. Ora tutto dipende dai contributi versati, e chi ha avuto carriere spezzettate o stipendi bassi rischia di restare con un assegno pensionistico misero o, peggio, senza pensione. Il problema colpisce soprattutto chi ha iniziato a lavorare tardi o con contratti precari, senza mai riuscire a costruire una solida posizione contributiva.

Come se non bastasse, l’età pensionabile continua ad aumentare. Anche chi ha raggiunto il numero minimo di contributi non può andare in pensione quando vuole: deve aspettare di aver raggiunto l’età giusta, che viene aggiornata di continuo in base alle aspettative di vita. Risultato? Sempre più persone si trovano bloccate in un limbo, troppo giovani per smettere di lavorare, ma senza la certezza di riuscire ad arrivare alla pensione con un importo decente.

E chi non ha nemmeno i contributi minimi? La situazione si fa ancora più complicata. Esistono alcune deroghe, ma sono limitate e riservate a pochi casi. Se non rientri in questi, rischi di restare senza pensione e senza alternative, se non quella di continuare a lavorare finché possibile. E per chi non può? Nessuna soluzione, solo incertezza e preoccupazione per il futuro.

Pensione con pochi anni di contributi: chi può accedervi

C’è una possibilità per chi ha versato pochi contributi, ma non è per tutti. Dal 2025, si può andare in pensione con soli 5 anni di contributi, ma solo se si rientra nella categoria dei “contributivi puri”. In pratica, parliamo di chi ha iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996 o ha scelto di versare alla Gestione Separata dell’INPS. Tutti gli altri devono fare i conti con la regola standard: almeno 20 anni di contributi per poter ottenere l’assegno di vecchiaia.

Attenzione però: non è una pensione a 67 anni. Per chi ha solo 5 anni di contributi, l’età minima per il ritiro dal lavoro è 71 anni. E l’assegno? Qui arriva la seconda brutta notizia: sarà molto basso, perché calcolato solo sui contributi effettivamente versati. Insomma, una possibilità c’è, ma non è certo la soluzione ideale per chi sperava in un futuro sereno.

Anziano conta gli spiccioli (Pixabay foto)
Anziano conta gli spiccioli (Pixabay foto) – www.statodonna.it

Cosa succede se non si raggiunge il requisito contributivo

E se non si arriva neanche ai 5 anni di contributi? Qui la situazione diventa davvero critica. I contributi versati, se non raggiungono la soglia minima, non vengono riconosciuti ai fini della pensione. Tradotto: quei soldi sono persi, senza possibilità di rimborso o recupero.

E non è tutto. Per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996 e ha accumulato 20 anni di contributi, c’è un altro ostacolo da superare. Oltre ai versamenti, serve anche che l’assegno pensionistico maturato sia almeno di 538,68 euro al mese (pari a 7.002,84 euro all’anno). Se non si arriva a questa cifra? Niente pensione a 67 anni, si deve aspettare fino a 71 anni per accedere alla pensione contributiva.