Il suffragio femminile compie 80 anni: la lunga lotta delle donne italiane
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80 anni dal suffragio femminile (canva.com) - www.statodonna.it
Il Diritto di Voto alle Donne in Italia veniva introdotto Ottant’Anni Fa; tutta la storia di questa rivoluzione.
Il 1° febbraio 1945, l’Italia compiva un passo fondamentale verso l’uguaglianza politica, attraverso l’introduzione del diritto di voto per le donne.
Questa storica decisione stabiliva che le donne di età pari o superiore ai 21 anni potessero finalmente esercitare il loro diritto di voto, dopo decenni di richieste e lotte per ottenere il suffragio universale nel nostro paese.
È importante sottolineare, tuttavia, che la concessione del voto alle donne in Italia non ebbe inizio con il referendum del 2 giugno 1946, ma con le elezioni amministrative di marzo dello stesso anno.
Il percorso verso il riconoscimento del diritto di voto per le donne si rivelò lungo e complesso, e tortuoso (come visto anche nel film di Paola Cortellesi, “C’è ancora domani”). Scopriamolo assieme.
La lunga lotta per il suffragio universale
Come scritto da Il Post, sin dal 1861 le donne furono esplicitamente escluse dai diritti politici, malgrado il principio di uguaglianza di fronte alla legge fosse riconosciuto. Nel 1882, la riforma elettorale ampliò il corpo elettorale includendo una parte significativa della popolazione, ma le donne rimasero nuovamente escluse. Le istanze di parità nel diritto di voto si intensificarono nel corso degli anni, grazie all’impegno di figure come Anna Maria Mozzoni e Maria Montessori, le quali si batterono con forza e vemenza per il suffragio femminile. Nonostante numerose petizioni e iniziative, l’effettiva applicazione del diritto di voto per le donne fu comunque ostacolata da diversi fattori, tra cui il regime fascista, che impedì ogni cambiamento significativo per molto tempo ancora.
Fu solo durante la Seconda Guerra Mondiale che le pressioni sociali e politiche per il riconoscimento del suffragio femminile divennero irresistibili. Il decreto del 1° febbraio 1945 stabilì che le donne potessero finalmente votare a partire da quell’anno, sebbene con un’importante eccezione: le prostitute , in quanto esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”, furono escluse dal diritto di voto. Tuttavia, un altro aspetto cruciale, ossia l’eleggibilità delle donne, fu regolato solo in seguito, nel marzo del 1946.
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La prima occasione di voto
Le donne italiane poterono partecipare per la prima volta alle elezioni amministrative del 10 marzo 1946, le quali segnarono il rinnovamento delle amministrazioni comunali in tutto il territorio nazionale, costituendo un passo storico dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Durante tali elezioni, la partecipazione femminile risultò straordinaria, con un’affluenza che superò l’89% (pensiamo invece ad oggi…) . Circa 2. 000 donne vennero elette nei consigli comunali, e alcune di esse divennero le prime sindache della storia d’Italia.
Pochi mesi dopo, il 2 giugno 1946, le donne italiane parteciparono al referendum per scegliere tra Monarchia e Repubblica, un evento che si svolse parallelamente alle elezioni per l’Assemblea Costituente. Ancora una volta, le donne risposero in massa, contribuendo in modo decisivo alla nascita della Repubblica Italiana. Ad oggi questa storia insegna il valore dell’espressione libera, come unica arma contro qualsiasi repressione.