Festival di Sanremo, arrivata la fine: ‘cancellato’ su due piedi | La Rai ha preso la durissima decisione

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Palco dell'Ariston (Rai - youtube screenshot)

Palco dell'Ariston (Rai - youtube screenshot) - www.statodonna.it

Sanremo e il rebus del futuro: la Rai e un legame che potrebbe vacillare con il Festival, ma la decisione è comunque irremovibile. 

Il Festival di Sanremo è molto più di una semplice manifestazione musicale. Da decenni, è un pezzo di storia italiana, un rito collettivo che mescola canzoni, cultura pop e un pizzico di polemiche. Eppure, dietro quell’apparente sicurezza di luci e applausi, c’è qualcosa che scricchiola. Perché sì, sembra quasi impossibile immaginare Sanremo senza la Rai, eppure proprio questo potrebbe succedere, o almeno così dicono certe carte bollate che circolano da qualche tempo.

Per capire meglio, bisogna tornare a un punto fondamentale: la Rai non ha solo trasmesso il Festival, lo ha praticamente plasmato. Anno dopo anno, ha costruito uno spettacolo che è riuscito a rinnovarsi senza mai tradire il suo spirito. Innovazioni, ospiti internazionali, meme virali… tutto è parte di un delicato equilibrio tra tradizione e modernità. Ma adesso questo meccanismo così ben oliato rischia di subire una battuta d’arresto, perché qualcuno ha deciso di mettere in discussione il legame storico tra il Festival e l’emittente pubblica.

Finora nessuno si era mai chiesto chi avesse il “vero” controllo su Sanremo. La Rai e il Comune di Sanremo hanno sempre lavorato insieme, apparentemente senza problemi. Ma ora un colpo di scena legale potrebbe cambiare tutto. Il Tar ha infatti messo sul tavolo un’ipotesi spiazzante.

Il problema, però, non è solo burocratico. In ballo c’è l’essenza stessa di Sanremo. Può il Festival esistere senza la Rai? O, viceversa, può la Rai permettersi di perderlo? Sono domande che sembrano quasi assurde, eppure qualcuno, negli uffici di viale Mazzini, ha già iniziato a immaginare scenari alternativi.

La sentenza del Tar e la mossa della Rai

Tutto è partito da una decisione del Tar della Liguria, che ha messo in discussione l’affidamento diretto del Festival alla Rai. Secondo i giudici, dal prossimo anno il Comune di Sanremo dovrebbe bandire una gara aperta a tutti, senza favoritismi. Questo significherebbe, almeno sulla carta, che anche altri soggetti potrebbero farsi avanti per ottenere i diritti sull’organizzazione dell’evento. Un terremoto, insomma.

Ma la Rai non ci sta. Pochi giorni fa, ha deciso di fare ricorso e ha depositato un appello per difendere il suo ruolo centrale nella gestione del Festival. Gli avvocati della tv pubblica hanno sottolineato un punto chiave: anche se il marchio “Festival della Canzone Italiana” appartiene ufficialmente al Comune, il format televisivo è una creazione della Rai, e senza di essa non sarebbe più lo stesso. In altre parole, il Festival non è solo un marchio, ma anche (e soprattutto) uno show che la Rai ha modellato negli anni.

Ariston dall'esterno (Depositphotos foto)
Ariston dall’esterno (Depositphotos foto) – www.statodonna.it

La Rai tira dritto

A complicare tutto, c’è poi un personaggio che ha deciso di inserirsi nella questione. Si tratta di Sergio Cerruti, discografico e presidente della Just Entertainment, che ha manifestato interesse per gestire l’evento e propone un approccio più “aperto” e competitivo. Cerruti sostiene che un festival così importante dovrebbe essere gestito con maggiore trasparenza e che una gara pubblica porterebbe aria nuova.

Ma la Rai è irremovibile. Ha ribadito con fermezza che non cederà mai la gestione del Festival. Anche se il Comune fosse obbligato a lanciare un bando, secondo la tv di Stato nessuno sarebbe autorizzato a organizzare Sanremo nella sua forma attuale, tranne la Rai stessa. Gli avvocati parlano chiaro: la concessione del marchio è legata a un uso esclusivo, e la Rai non ha intenzione di mollare. Perché sì, il Festival potrebbe anche cambiare città, nome o scenografia, ma senza la Rai… sarebbe un’altra storia.