Ribaltone Naspi, se ti licenziano non prendi nulla | Bastonata per milioni di italiani

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Illustrazione del logo dell'INPS (Depositphotos)

Illustrazione del logo dell'INPS (Depositphotos FOTO) - www.statodonna.it

E’ una notizia eccezionale. Se ti licenzi potresti comunque percepire la NASPI e senza nessun problema. Scopri cos’è successo!

La NASpI (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego) è un’indennità mensile istituita in Italia nel 2015 per supportare economicamente i lavoratori subordinati che perdono involontariamente il lavoro. 

L’importo della NASpI si calcola in base alla retribuzione media degli ultimi quattro anni di lavoro, con un tetto massimo annualmente rivalutato. L’erogazione è prevista per un periodo massimo pari alla metà delle settimane di contribuzione negli ultimi quattro anni, incentivando nel frattempo la ricerca di un nuovo impiego.

Nel corso degli anni, la NASpI è stata integrata con misure di politica attiva del lavoro. Sono stati introdotti incentivi per chi accetta un impiego durante il periodo di fruizione e agevolazioni per l’imprenditorialità, come il pagamento anticipato dell’indennità per avviare un’attività autonoma.

L’evoluzione della NASpI riflette l’obiettivo di garantire non solo un sostegno economico ai disoccupati, ma anche una transizione più rapida verso il reimpiego.

I nuovi requisiti della NASpI 2025

A partire da gennaio 2025, la NASpI subirà modifiche significative con l’introduzione di criteri di accesso più rigidi, previsti nella Manovra 2025. La riforma mira a combattere abusi nel sistema e garantire una maggiore sostenibilità economica per l’INPS. In particolare, i lavoratori che si dimettono volontariamente da un impiego a tempo indeterminato e vengono successivamente licenziati da un secondo lavoro, potranno accedere all’indennità di disoccupazione solo se avranno accumulato almeno 13 settimane di contribuzione nel secondo impiego.

Questa modifica rappresenta una chiara discontinuità rispetto al modello attuale, che richiede solo 13 settimane di contributi complessivi negli ultimi quattro anni, indipendentemente dal tipo di rapporto di lavoro. La nuova norma, pur avendo l’obiettivo di contrastare comportamenti opportunistici, potrebbe complicare l’accesso alla NASpI per lavoratori in situazioni di precariato o coinvolti in dinamiche contrattuali instabili.

Illustrazione di un pagamento (Depositphotos)
Illustrazione di un pagamento (Depositphotos FOTO) – www.statodonna.it

Impatti e controversie sulla riforma

Le nuove regole per la NASpI sono state pensate per evitare un uso strategico dell’indennità, che in passato è stato sfruttato da lavoratori che si licenziavano volontariamente da un impiego stabile per accettare contratti brevi e successivamente richiedere la disoccupazione. Questo meccanismo, spesso frutto di accordi impliciti con i datori di lavoro, ha generato costi significativi per il sistema previdenziale. Ma l’introduzione del requisito delle 13 settimane nel secondo impiego ha suscitato polemiche, con critiche da parte delle opposizioni che sostengono che la norma penalizzi i lavoratori più vulnerabili.

Le conseguenze di questa stretta rischiano di pesare soprattutto su chi accetta contratti a breve termine, una condizione sempre più frequente in un mercato del lavoro instabile. Nonostante l’intenzione di arginare gli abusi, la riforma potrebbe escludere dalle tutele chi si trova in situazioni lavorative fragili, accentuando le disuguaglianze.