“Cara Barbie, bisogna saper guardare le cose per intero in questo mondo…”

Sono andata a vedere il film Barbie, diretto da Greta Gerwig con Margot Robbie, bambola protagonista del film. E parliamone. Per esempio di Barbie ballerina, con il tutù bianco, la coroncina dorata, le scarpette da punta e le rose rosse che il pubblico le doveva lanciare.
Perché è assertiva Barbie. Dice quello che le piace e se vuole le rose, rose saranno.
Barbie che vive in un mondo in cui i piedi piatti rappresentano un problema.

La consapevolezza della finitezza, che non si attaglia al mondo della perfezione.

Barbie, nata con il collo del piede perfettamente arcuato per indossare al meglio i tacchi, si scopre i talloni piatti e percepisce che quel cambiamento è un sintomo, perché Barbie è anche intelligente solo che magari lo deve ancora scoprire.

È coraggiosa Barbie, e parte per affrontare il suo malessere e cercare risposte. Arriva sulla Terra, per capire. E capirà Barbie, certo che capirà.

Ad esempio che quel mondo nel quale vivono, lei e le sue sorelle, è per molti versi uguale a quello nel quale viviamo noialtre sorelle qui, da questo lato. Solo che funziona al contrario, invertito. Si accorgerà che esiliare i maschi sulla spiaggia non è una grande idea, perché quando arrivi di qua e impari cosa significhi essere relegate in cucina, ad esempio, magari non ti piace.

Che poi forse è un’iperbole, al giorno d’oggi, ma rende l’idea della segregazione, perché scoprire che ci sono professioni nelle quali tendiamo ad incastrare le donne, non è precisamente piacevole. Nemmeno etico, tra l’altro. Illegale, direi.

Potresti addirittura e a tue spese venire a sapere, Barbie mia, che, in quanto donna, hai minor accesso a determinate carriere, anzi, diciamolo meglio: puoi farlo se vuoi. Cioè, è questo che ti diranno.

Ora però, tutte insieme diciamolo vero: puoi farlo se hai un compagno che ti aiuta a crescere i bambini se ne avrete, il nido anche se non necessariamente aziendale, la scuola a tempo prolungato, le nonne e i nonni in pensione che si alternino per coprire i buchi vacanti delle baby sitters (che ti costeranno l’80% dello stipendio ma tutte le tue amiche saranno concordi che ne vale la pena “in prospettiva”) e per correre la mattina quando magari il bambino si sveglierà con la febbre e voi, ciascuno nel suo posto di lavoro, avrà una riunione improrogabile, di quelle che con Zoom è impossibile.

Se poi di lavoro farai “siedo in diversi consigli di amministrazione”, ricorda che potresti trovare sulla tua strada un capo di quelli con la maiuscola, che sono sui giornali un giorno sì e l’altro pure, il quale, alla nascita della tua prima figlia (che poi inevitabilmente rimarrà anche l’unica) ti darà un ultimatum infiorettato da tanta stima “Le do due settimane, poi ho bisogno di lei”.

Peccato che la tua depressione post partum mai diagnosticata ti ha quasi portata ad ucciderti e con te la tua bambina, e ogni giorno ringrazi quel Santo che ti ha fatto chiudere quella finestra.

Ricorda, Barbie tesoro, che guardare le cose solo da una prospettiva impedisce di vedere le cose e le persone nella loro interezza. Vedrai solo il lato a favore di camera e questo non ti renderà migliore. Più preparata, più colta, più qualcosa. Sarai limitata, invece.

E questo ti impedirà di crescere veramente e di apportare dei cambiamenti laddove necessario. Di notare quello che non funziona e di studiare per proporre alternative valide e migliori.

Vedi, Barbie gioia, se critichiamo il patriarcato in tutte le sue manifestazioni in quanto giustamente riteniamo che faccia male quasi (quasi, ho detto)

nello stesso modo alle donne e agli uomini, ai quali viene di fatto impedito l’accesso ai sentimenti e alle emozioni, perché ci dovrebbe andar bene il matriarcato, certo meno violento ma ugualmente discriminatorio ed offensivo nei confronti dell’alterità?

Purtroppo non riesce a piacermi la contrapposizione uomini vs donne. Vorrei fossimo tanto intelligenti da capirlo, da imparare ad accogliere le differenze senza avvertire la minaccia, da riconoscere ciascuno i punti di forza dell’altro senza sentircene vittime e, al contrario, vivere i propri punti di forza senza umiliare o peggio.

Vorrei che le fragilità e le vulnerabilità altrui non siano pretesti per offendere o ricattare, ma zone franche, spazi comuni nei quali incontrarsi per sostenersi a vicenda.

E poi sappi, Barbie cara, che le cose più belle si fanno in due. Oh sì, abbiamo inventato il sexting. E ci possiamo anche divertire. Ma vuoi mettere con il sentire due mani salde sulla tua schiena o appoggiare le tue labbra morbide sul suo collo? Barbie, dille tutte queste cose a Ken, che magari tu le hai capite prima.

Simonetta Molinaro, 6 agosto 2023

 

 

 

 

 

 

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