Malena a Manfredonia con la sua idea di “liberazione” delle donne
MANFREDONIA (FOGGIA) – Ho letto la notizia che martedì 8 agosto a Manfredonia ci sarà la Prima edizione dell’evento culturale Il Libro Premio – Città di Manfredonia, con Manila Gorio e Giuseppe Brindisi.
E tra gli ospiti avremo una certa Malena, (al secolo Milena Mastromarino, pugliese di Bari), che al momento è l’attrice di punta del porno italiano, che verrà a presentare il suo libro dal titolo “Pura. Il sesso come liberazione” (Mondadori).
A dire il vero non la conoscevo, ma poi il titolo mi ha incuriosito e mi sono messo a cercare per capire. Cercando su internet, ho trovato questa sua dichiarazione dove dice: “Pura è una parola che ho sempre trovato stupenda: esprime bellezza, autenticità ed è priva di compromessi. Pura è il modo in cui mi sento io, e se c’è un momento in cui questa purezza emerge in tutta la sua meraviglia, è subito dopo avere fatto sesso, quando ho ricevuto e soprattutto dato piacere”.
Il libro di Malena mette insieme cinque parole che tra di loro ci stanno pure, solo che qui vengono collegate con forzature e distorsioni che danno una visione riduttiva, parcellizzata e dicotomica sia del sesso che della sessualità. Le parole chiavi sono: “sesso”, “piacere”, “purezza”, “bellezza”, “io”. Cinque parole nobili che, se da un lato non vanno denigrate (come purtroppo è avvenuto in passato) dall’altro non vanno neanche sciupate o avvilite, insterilite e soprattutto manipolate, come invece accade ad es. nella pornografia proposta come modello di sesso liberante e libertario dall’autrice.
Prendo ad es. la parola centrale del libro: sesso. Le parole, si sa, hanno un’origine e una storia. Il loro etimo dice tutto. Solo che nel libro non si accenna neanche minimamente alla sua radice etimologica. Sesso viene dal latino sexus che in originale significa “secato”, “diviso”, “tagliato”, e si riferisce al mito degli androgini raccontato da Aristofane nel famoso dialogo di Platone intitolato “Simposio”, uno die dialoghi di Platone che quando tratto a scuola i miei alunni vanno letteralmente pazzi.
Esso indica il fatto che, dopo essere stati divisi e separati, i due (che prima erano un tutt’uno) si cercano per unirsi di nuovo e completarsi, e insieme di nuovo essere felici.
Sesso quindi è aspirazione dei due a riunirsi di nuovo perché in fondo sono fatti l’uno per l’altro, e non solo il desiderio di un io che in modo narcisistico cerca di godere a tutti i costi attraverso l’altro. La sessualità umana è una sessualità regolata dalla stessa natura.
Sesso, quindi, indica anelito e desiderio, e pertanto si incrocia con un’altra parola, anch’essa abusata e distorta nel libro, che è Eros: amore. Quindi sexus ed eros, due parole nobili, indicano una mancanza che si vuole colmare. È questa unità – che è sia fisica che spirituale, esteriore e interiore, e quindi totale – che rende felici i due, i quali, addolorati dalla distanza e dalla separazione che hanno subito da parte di Zeus, finalmente ritrovano la metà di cui andavano alla ricerca. Felicità che i greci chiamavano eudaimonia, definita da Aristotele come il massino compimento dell’essere umano. Dove il bello e il bene) la kalokagatia platonica) coincidono.
Ma di tutto questo nel libro non vi è traccia. Esso propone un modello di purezza che sa più di capriccio elevato a diritto, un modo di intendere la libertà più come delirio che come capacità di decidere in modo maturo. La liberazione proposta dalla pornostar Malena non è che una forma velata di schiavitù, una trasgressione fatta passare per emancipazione. Ma questo è un tentativo vecchio.
Ci hanno provato in tanti, i quali, dopo averlo sperimentato sono tornati indietro, delusi. Il limite di questo libro è che riduce l’emancipazione femminile alla sola liberazione sessuale, riduzione tra l’altro condannata già da molte femministe agli inizi degli anni Sessanta, come, ad es., la compagna di Sartre, Simone de Beauvoir, nel suo famoso testo Il secondo sesso pubblicato a Parigi nel 1949 da Gallimard editore.
Al contrario di quello che sostiene la pornostar adottata a Manfredonia, la purezza vera non è in un corpo che non ha più paura di spogliarsi in pubblico, mettendo in mostra scene di erotismo che fanno invece parte della vita intima, ma in un corpo che ha il coraggio di mantenere il segreto della propria intimità. La purezza sta soprattutto nel cuore, fatto per amare e non per ridurre la sessualità, già dai greci ritenuto un dono divino, a puro sesso fatto per far godere un io isolato e solipsisticamente ripiegato solo su di sè.
Fonte: giornaledipuglia
La sessualità si libera quando diventa amore, quando si fa gesto di tenerezza e di accoglienza, in un contesto di attesa e di rispetto, di ricerca e di cura, di premura e di dialogo. Nella sessualità l’io si dimentica, si decentra, si ritrova donandosi e accogliendo l’altro che mi dona se stesso nel suo corpo. La sessualità è linguaggio che dice all’altro quanto mi manca e quanto desiderabile lui o lei è per me. Linguaggio dove le parole, seppur importanti, cedono il passo al corpo che si fa parola prima, che tenta di dire nella carne la bellezza di essere in due. Nella consapevolezza che in amore, come dice Platone, si cerca di dire con le parole ciò per cui non si hanno le parole per dirlo
Se gli organizzatori avessero letto “L’arte di amare” di E. Fromm, oppure “Eros in agonia” del filosofo Byung Chul Han. O ancora “La trasformazione dell’intimità. Sessualità, amore ed erotismo nelle società moderne” di A. Giddens, ma anche “Mistica della carne” di Fabrice Hadjadj, forse avrebbero evitato questa intrusione. E invece, eccoci qui!
Se un’amministrazione comunale decide di presentare un libro, evidentemente si identifica con quel libro (secondo l’opinione dell’autore del seguente articolo,ndr). Ne condivide l’impostazione e la proposta educativa, come anche la visione che esso contiene. Un libro, infatti, non è solo un insieme di parole, ma una interpretazione della realtà. (…)
Se si accetta la tesi, fatta propria dall’Amministrazione comunale, secondo cui la pornografia rappresenta una forma di liberazione sessuale, allora, care mamme e cari papà, questo vuol dire che a settembre, quando riapriranno le scuole, la proporrò come materia nuova da insegnare ai miei alunni e alle mie alunne vostri figli. Che ne dite?
Nel Piano della nostra offerta formativa scolastica metteremo una nuova materia: “Pornografia: come liberarsi con il sesso”. Useremo come libro di testo quello di Malena e come materiale didattico per la Lim i film di Rocco Siffredi, il quale ha definito Malena “il suo alter ego pornografico femminile”.
Chiaramente chiederò la vostra collaborazione, e, inviterò anche l’assessore alla cultura e la sua collaboratrice che hanno pensato bene di invitare la pornostar Malena, insieme al sindaco, come primo cerimoniere della neonata pornografia manfredoniana.
E si! Perchè Malena dice che è diventata imprenditrice di se stessa. Ma è così, oppure, in fondo, non è altro che schiava delle voglie altrui? E, allora, se per l’assessore alla cultura, Malena è un modello di imprenditorialità, mi pare giusto e corretto presentarla alle ragazze del sud e di Manfredonia, in cerca di riscatto, quale modello da seguire.
Infatti così Malena scrive per difendere le donne: “È una storia, la mia, che voglio dedicare anche agli uomini, perché possano vederci con occhi diversi, superando gli antichi stereotipi. Non siamo né sante né troie, né fragili bamboline né arpie giudicanti, né mamme da mettere sul piedistallo né oggetti senz’anima […] L’umanità sta per andare su Marte ma una donna non può ancora fare quel piccolo passo che le consenta di vivere il sesso con la stessa libertà concessa a un uomo”.
Se le cose stanno così, anziché prendere Rosa Luxemburg o Rita Levi Montalcini e tante altre donne che hanno lottato per l’emancipazione femminile, al prossimo orientamento universitario dirò alle mie alunne di iscriversi alla scuola delle pornostar, e anzichè farle andare in libreria per comprare libri, dirò di andare in un bello sexy shop ad acquistare tutto ciò che serve al nuovo corso.
Ci pensate madri e padri: tutte le vostre figlie i vostri figli sul set con Milena e Siffredi? Faranno molti soldi e diverranno anche famosi. Ma soprattutto finalmente saranno tutti liberi da pregiudizi e da ogni morale. Si, perché la morale è la bestia nera del nostro tempo (e si vede), di cui dobbiamo assolutamente liberarci, sì da vivere secondo il diffuso principio secondo il quale “Tutto è permesso se risponde ai miei desideri, anzi che dico: alle mie voglie”.
Chiaramente non sto parlando della morale cattolica, ma della morale filosofica e laica. Senza scomodare la religione – che avrebbe da dire anche la sua a tal proposito – la questione qui la sto ponendo in chiave antropologica, psicologica e pedagogica. Anche se sono certo che molti lettori diranno: “Ecco il solito discorso da cattolico integralista e bacchettone moralista”.
In una intervista, la pornostar (…) ha dichiarato di considerarsi l’emblema della liberazione sessuale. “Tutte noi sex worker facciamo quello che vogliamo del nostro corpo. Siamo imprenditrici di noi stesse. Non vedo nessuno sfruttamento”. Ed è qui il problema: “facciamo quello che vogliamo del nostro corpo”.
Che grande gaffe psicologica!!! Confondere il “desidero” con le “voglie” è quanto gli psicoanalisti vanno denunciando proprio come il fattore più diseducativo di questa società iperedonistica. A tal proposito, basta leggere il testo dello psicanalista lacaniano Massimo Recalcati “Lessico amoroso”, oppure l’altro suo testo “Mantieni il bacio”, dove critica il modello pornografico come una forma di degradazione antropologica
Insomma, il titolo del libro è molto eloquente.
È come se dicesse: “Se volete essere liberi fate sesso senza alcuna inibizione e senza alcun freno”. Il messaggio è chiaro: “Devi soddisfare tutte le tue voglie”. O anche “Sfrutta al massimo il tuo corpo, tanto a che ti serve se on per fare sesso”.
Inoltre vuol dare a intendere che nel fare sesso non ci devono essere regole, limiti, come se i limiti rendessero meno bello un rapporto sessuale e una relazione affettiva. Invece, come dice Recalcati: “Un desiderio senza limiti diventa mortale. Diventa delirio”. Ora, la confusione è tutta qui: si confonde il desiderio con le “voglie”, si confonde il piacere con l’eccesso e la trasgressione con la liberazione, si confonde la gioia di un atto sessuale con il godimento puramente fisico. Chissà che cosa direbbe a riguardo Freud che su questi concetti ha fondato tutta la sua psicanalisi?
E il messaggio pare sia rivolto soprattutto alle donne, alle quali vien detto; “Non abbiate pregiudizi, liberatevi dai condizionamenti familiari e culturali e seguite le vostre aspirazioni”. Se poi sei una donna del sud, cresciuta in un paesino del barese, come ha fatto Malena, tra divieti e tabù, e piena di frustrazioni, lo slogan pare esser ancora più avvincente.
Insomma, grazie a Malena pornostar, saremo tutti liberi, e questo grazie alla nostra Amministrazione comunale che oltre a tutto il resto abbiamo scoperto che ora fa cultura pornografica. Altro che rivoluzioni fatte nel passato! Che cosa mai sono la rivoluzione americana, francese, o bolscevica rispetto quella di Malena!! Bazzecole, quisquiglie direbbe il grande Totò.
Una volta lo slogan era “Fate l’amore e non fate la guerra”. Ma il problema è che il sesso non ha niente a che fare con l’amore. Al limite l’amore ha a che fare con la sessualità, ma non con il sesso.
Solo che il tipo di sesso che il libro propone, avendolo scritto una pornostar, è il sesso di tipo pornografico. Ma il sesso non è la sessualità. Sono due parole che anche se etimologicamente vicine i loro significati sono molto distanti.
Al sesso pornografico manca la cosa fondamentale: il fatto che più che di corpi si tratta di persone. Manca la dimensione del volto. Infatti, è sul volto che la sessualità si trasforma in amore. L’uomo, notava già Aristotele, è l’unico animale che in natura ha gli organi genitali sul davanti. E il motivo è che quando fa sesso può guardarsi in volto, per stupirsi, guardarsi e ritrovarsi, riconoscersi e perdersi nello sguardo reciproco.
Perché nella sessualità è dal volto che si parte. Dal volto al corpo e dal corpo di nuovo al volto. In fondo la sessualità è un viaggio nel corpo partendo dai volti. Perché, in fondo, dopo un atto sessuale, quello che hai bisogno di ritrovare è un volto che ti parli. La sessualità è mancanza, è celebrazione e non prestazione. La sessualità è cercare nell’altro ciò che manca in me. È desiderio di completarsi. Infatti, siamo complementari.
Insomma, reputo questa scelta una grande caduta di stile e di pensiero, oltre che culturale. Non si sa che la pornografia non è affatto liberante. Al contrario, essa crea dipendenza. È sostitutiva e compensativa. Non è neanche terapeutica o riparativa. Al contrario, invece, la sessualità è sublimativa, in quanto trasfigura un semplice istinto o – come direbbe Freud – una pulsione in un grande e immenso gesto di amore. La sessualità è oblativa, e non possessiva, non è solo godimento, ma ancor più atto gioioso. E la gioia è più profonda del semplice godere.
Alla pornografia manca la capacità di dare tonalità affettiva a ogni gesto sessuale. Forse si provano emozioni, ma queste difficilmente riescono a tradursi in sentimenti. Nella pornografia si usa l’altro come strumento del proprio godere, e si è soli. Maledettamente soli. Due solitudini che si scambiano senza mai incontrarsi davvero.
La pornografia fa il corpo a pezzi. È vivisezione della carne. Non vi è donazione, come in amore, ma solo consumazione. Non vi è rapimento estatico, ma solo esercizio della forza, a volte anche violenta, dove si prova la sensazione che tutto ci è dovuto, e nulla ci deve essere negato. Non vi è donazione ma solo scambio di organi isolati dal resto del corpo. E la fragilità è bandita, mai accettata. È un modo velato per dire che sei potente. Onnipotente. Invincibile. Nel tuo corpo domato, tutto il mondo è ai tuoi piedi. Padrone e non custode.
Nel sesso pornografico il corpo dell’altro è tuo e te lo prendi. Ci giochi e poi lo abbandoni. Lo usi e poi lo riponi. Un oggetto di piacere e non un luogo sacro da celebrare, in cui entrare a piedi nudi, dopo aver chiesto permesso. Non ti interessa l’altro, ma il suo corpo, solo però nella misura in cui funziona e ti fa godere. Corpi senza volto. Anonimi. Spersonalizzati. Senza biografie e senza storie. Nella pornografia non c’è racconto, non vi è alcuna narrazione. Non vi è memoria. Tutto è nell’ora, nell’attimo. Tutto nasce e nuore nel momento in cui lo provi. E nulla vi rimane. Nessuna traccia, nessun segno. Povertà simbolica che non solo priva i segni dei significati, ma ti lascia più vuoto di prima. La pornografia è povera di linguaggi. È monotona e ripetitiva. È avvitata su se stessa. Non è generativa. È arida.
Non vi è neanche il tuo io, ma solo una sua parvenza. Un io apparente, ma mai il vero proprio sé. Non vi è alcun riconoscimento, alcuna accoglienza. Non vi è attesa. Non vi è rimando. È falsa autenticità. Scambia la libertà con il libertinaggio dei vecchi libertini francesi. Si fa sesso solo per dimenticare la propria fragilità, e illuderti che puoi avere tutto. Ti senti libero solo se nulla ti viene negato. Solo se rompi il confine tra te e ciò che non puoi avere. Ti senti padrone del tuo corpo, pronto a farne quello che vuoi. Nessuna proibizione, nessun limite. Ecco sembri un dio. E invece sei solo un idolo. Ubriaco di te. Solo di te. Solo che tu non basti! E rimani di nuovo solo,
La pornografia non è che una forma di infantilismo, perché chi fa sesso in questo modo, in fondo, è rimasto bambino, in quei mesi nei quali giocava con il copro della madre, pensando che lei sarebbe stata tua per sempre. Chi fa sesso pornografico, come propone Malena, non sa dire altro che la parola “IO”, e non sa dire mai “Tu”. E quindi non conosce la profonda esperienza del “NOI”.
E prego l’Amministrazione comunale di essere almeno coerente e onesta con se stessa. Il 31 agosto non andate dietro al sacro quadro della Madonna di Siponto, tutta pura e casta, e la cui purezza è tutt’altro rispetto a quella proposta dalla pornostar Malena.
(…)
Insomma, una cosa è mancata in tutta questa iniziativa pseudoculturale: l’idea bella e filosofica secondo la quale l’erotismo vero ha a che fare con l’invisibile. Perché se vuoi davvero amare, come dice lo scrittore francese C. Bobin: “Illumina ciò che ami senza toccarne l’ombra”.