Penso all’amicizia, mi metto in discussione
Mi interrogo sull’amicizia in questi giorni. E non sono pensieri o chiacchiere sotto l’ombrellone, perché le mie vacanze sono ancora molto lontane e il mare anche.
Sono cose che mi accompagnano mentre guido, ad esempio. Mentre attraverso questa valle che non è la mia ma è verde lo stesso e guardarla mi piace e mi rilassa, mentre cammino costeggiando il fiume e guardando rocche che si affacciano su strapiombi, fortezze che furono prigioni, castelli che custodiscono fantasmi di bambine scomparse.
Mentre mi fermo aspettando che una famigliola di istrici attraversi la strada, o che una rana riesca a raggiungere il fiume sperando che nessuno la investa, visto che scavare gallerie sotterranee per aiutare gli animali a scendere a valle fece molto ridere l’amministratore locale con cui ne parlai.
La frase, sempre la stessa ” Ma con tutte le cose che abbiamo da fare…” senza pensare che se magari iniziassimo da qualche parte, davvero questo mondo sarebbe migliore.
Parliamo delle piccole cose ma solo per farci belli, in realtà ci crediamo poco.
Comunque. Io Penso all’amicizia, sì. Mi metto in discussione.
Mi chiedo se scegliamo le persone o agiamo per istinto sulla base di una simpatia o di un’affinità intellettuale, o tutto questo insieme. Se decidiamo di fidarci e poi diventiamo amici oppure se diventiamo amici e quindi ci fidiamo.
Io penso che per me valga la prima.Mi fido sulla base di un istinto, è sempre stato così. Di una voce che mi dice che posso farlo.
Mi attira dell’altro quello che non sono ma che forse vorrei essere, i pregi che vorrei avere. Cerco le differenze che si integrano senza chiedere o peggio imporre che ciascuno rinunci a pezzi di sè perché l’amicizia non è come l’amore, non pretende di cambiarti anche se dice di amarti per come sei.
Mi piacciono le complementarietà, quelle cose che si incastrano tra di loro come un Tetris, anche se solo a scriverlo mi sento vecchia.
Mi piace bere un calice vino fresco sul terrazzo mentre ascolto cose che non farei mai ma mi fanno molto ridere o che ammiro profondamente o che vorrei mi ispirassero. E succede.
Mi rassicura, di contro, trovare nell’altro i miei stessi difetti, che riconosco e so gestire. E mi convinco anzi che avere un compagno al duol possa rendere più facile combattere contro lo stesso drago perché è come se si sapesse come unire le forze, senza disperderle dietro ad altro che non ci appartiene.
È condividere, è cercare quell’affinità necessaria per costruire. La mia pars costruens prevale sempre.
Poi a volte sono palafitte, a volte cattedrali. A volte uso cemento armato, a volte sabbia.
E pazienza se crolla, io ci credevo. Ci credo, volevo dire.