Daniela Marcone: “Io sindaca di Foggia? Da solo nessuno può salvare la città”

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Foggia, 12 giugno 2023. Daniela Marcone alla prima edizione di “Una serata di Legalità e Solidarietà”, l’evento promosso e realizzato dai Giovani delle quattro Parrocchie di Orta Nova, in collaborazione con il Comitato Festa Patronale e con il patrocinio della Diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano.

Nel corso della manifestazione, inserita nella tre giorni della Festa Patronale in onore di Sant’Antonio, interverranno, oggi, lunedì, alle 20.30, don Luigi Ciotti, presidente nazionale dell’associazione Libera; Ludovico Vaccaro, Procuratore Capo della Repubblica di Foggia; mons. Fabio Ciollaro, Vescovo della Diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano; con la partecipazione del Prefetto di Foggia, Maurizio Valiante e del Questore del capoluogo dauno, Ferdinando Rossi.

Daniela Marcone porterà la sua testimonianza di vita, come membro della presidenza nazionale dell’associazione Libera e come figlia di Francesco Marcone, direttore dell’Ufficio del Registro di Foggia ucciso nel 1995 con due colpi di revolver, pochi giorni dopo aver inoltrato un esposto per denunciare una rete di criminalità alla Procura della Repubblica.

Importanti le sue riflessioni, intanto, nelle risposte alle nostre domande nell’intervista che segue.

Tutto è ancora da accertare. Purtroppo, però, il dato di fatto al momento è che alcuni ipotizzano che un altro Consiglio Comunale risulta sciolto per presunte infiltrazioni mafiose, quello di Orta Nova. Quali sono le sue considerazioni a riguardo?
“È una notizia molto grave. Una notizia luttuosa, perché ci fa capire quanto il nostro territorio sia in pericolo e quanto ci sarà da lavorare per ripristinare la legalità. Bisognerà leggere, approfondire le motivazioni, poter dare delle  valutazioni, verificare.
Io mi permetto di fare delle considerazioni di tipo generale, partendo da quello che è accaduto in tutta la nostra provincia, compreso il capoluogo. Quando è stato sciolto il Consiglio comunale di Foggia, per lo stesso motivo, e abbiamo poi letto le motivazioni nella relazione più dettagliata, è stata dura leggere certe cose.
Per noi alcune vicende riportate nella relazione sono risultate come cronaca di una morte annunciata, perché ce ne erano già stati i segnali, anche se non potevamo immaginarne la gravità.
Leggendo i documenti, comunque, ci siamo dovuti rendere conto soprattutto della solitudine in cui versava il cittadino che avrebbe voluto denunciare. Una solitudine sociale, intendo, che significa che anche la comunità nel suo insieme non ha mai sostenuto chi era in difficoltà non creando un ambiente che favorisse e consentisse la denuncia. E, quindi, anche quando le istituzioni, in primis la Magistratura, sollecitavano a denunciare, si comprende come fosse difficile chi anche aveva la volontà di farlo per aver subito estorsioni. Questo a mio avviso è una aspetto su cui riflettere”.

Volendo fare un discorso sul ripristino della legalità, lei su cosa punterebbe?

“Ritengo, innanzitutto, che una riflessione sul significato della parola legalità sia molto opportuna. Parola che certamente non va intesa semplicemente come un proclama, né una bandiera e né può rimanere un discorso vuoto. Dobbiamo capire, piuttosto, che cosa essa implichi realmente nei nostri territori.
Legalità sicuramente è rispetto delle leggi, ma è anche senso civico, è anche corresponsabilità, cioè sapere che ogni singolo individuo può fare la sua parte rispettando le regole nel proprio quotidiano e nel fare le piccole e grandi scelte che ognuno di noi è chiamato a compiere. Perché una comunità dove si rispettano i contenuti effettivi della legalità, tutto può essere portato ad un senso comune di giustizia”.

Come a dire che legalità e giustizia debbono andare di pari passo?

“A mio parere, la parola legalità non può andare slegata della parola giustizia, sotto ogni punto di vista. Cosa che non deve significare farsi giustizia da sé, attenzione.
Semmai, giustizia deve significare che  il cittadino chiede che vengono applicati tutti quegli istituti che possano tutelarlo ma anche fare la propria parte ben sapendo di avere dei diritti ma anche dei doveri. Io penso che sia questo il senso di legalità che è venuto meno nel tessuto sociale. Legalità è anche partecipazione ed è incontrare quelle persone che non è detto che non partecipino perché sono nell’ illegalità.
A volte la gente non partecipa e sembra indifferente perché in realtà ha paura, è debole economicamente da sentirsi impotente rispetto ai mali della società.È quindi necessario ristabilire una partecipazione piena”.

Negli ultimi tempi, spesso si è sollevato il dibattito sulla legalità. In tali contesti a volte sembrava che vi fosse un uso ed un abuso di tale parola. Pensiamo, per esempio, alle parole dell’ex sindaco di Orta Nova in occasione del suo ultimo intervento nel quale ha sottolineato come anche i mezzi di comunicazione abbiano potuto esagerare nel riportare certe notizie. Lei cosa pensa a tal proposito?

”Questo è un discorso molto delicato. C’è da una parte la libertà di informare e dall’altra il diritto di un cittadino a non essere giudicato fuori dalle sedi opportune dove solo si può definire l’effettiva responsabilità della persona.

Io mi preoccupo, quando nascono certi dibattiti, del fatto che si facciano solo in una fascia sociale.

Il cittadino comune, che svolge la sua vita nella difficoltà di arrivare a fine mese, percepisce in questo parlare e dibattere, molto spesso solo una gran confusione e che alla fine forse tutto è in forse e affidato alla casualità e riesce a darsi poche risposte. E questo ci fa male. Perché è invece importante far percepire al cittadino la trasparenza.

Io penso che se tutti noi iniziassimo a porre, come stella polare delle nostre valutazioni, la verità, saremmo più sicuri e più saldi. Invece spesso la verità viene tradita. La vera verità, intendo, non quella che ci costruiamo a bella posta. Per esempio, il nostro paese, l’Italia, non ha una legge che sancisca e tuteli il diritto alla verità.

E questo è il mio impegno degli ultimi anni, ossia che diventi il diritto alla verità sia scritto, perché secondo me è importante quasi come il diritto alla vita”.

Ad ottobre si terranno le elezioni per il rinnovo del consiglio comunale di Foggia. Si sente da più parti che le sarebbero arrivate proposte per una sua candidatura. Pensa di convertire il suo impegno personale e sociale in un impegno politico e partitico candidandosi?

“È vero, le proposte sono arrivate, ma al momento non vi è nulla di concreto. Allo stato attuale, non mi vedo in questa conversione del mio impegno. E la prima risposta all’invito a candidarmi è stata no. A mio parere, devo continuare a fare quello che negli anni ho imparato a fare con le competenze che ho acquisto. Nel frattempo, sono arrivate altre richieste di candidatura, ma si devono ancora focalizzare. Mi scusi se può sembrare che io glissi la domanda”.

Possiamo dire che, dopo la fase del no, ora è in quella delle valutazioni?

“Sicuramente, sì. Ma resto fedele innanzitutto al mio impegno in Libera, dove sono membro della Presidenza e non voglio venire meno. E non voglio causare incompatibilità tra tale ruolo e le varie richieste di candidatura.

La cosa che mi sento di dire è che mi risulta come varie forze politiche stiamo riflettendo sulla squadra da mettere su e non sul singolo candidato sindaco. Perché nessun candidato sindaco potrebbe salvare da solo Foggia da una situazione grave come quella che vive.

Non dimentichiamo, infatti, che Foggia andrà alle elezioni comunali ad ottobre dopo oltre 24 mesi di commissariamento e questo pone la città in una posizione di grande fragilità amministrativa. Mi sembra dunque che le liste civiche e partitiche che stanno lavorando sulla squadra e non sul singolo candidato stiano facendo una scelta saggia”.

Daniela Iannuzzi, 12 giugno 2023