S. Marco in lamis: il rito delle Fracchie fra i più suggestivi in Capitanata

“Chi l’ha fatta quedda fracchia, la chiù rossa e la chiù tonna?/Quallu vosche e qualla macchia l’ha ‘mprestate tanta fronna?/L’ime fatte tutte quante, ogni fronna nu delore , ogni fronna jè  nu chiante ogni vampa jè nu core”.

Nei versi di Joseph Tusiani, poeta originario di San Marco in Lamis, un pensiero dedicato al senso più profondo delle fracchie, che quest’anno sono state in circa  70-80  a sfilare per le vie di San Marco nel corso delle giornate del triduo pasquale. In particolare, nel momento culminante della processione in onore della Madonna Addolorata, tenutasi ieri Venerdì Santo.

E si tratta  dell’evento più suggestivo in Capitanata, tra quelli della Settimana Santa, e che attira turisti da ogni dove, in Italia e dall’estero.

Quest’anno, a partecipare, anche il sindaco di Bari e presidente nazionale dell’Anci Antonio Decaro.

Le sue parole su Facebook: “Ieri nel piccolo centro di San Marco in Lamis, dopo l’accensione delle Fracchie, ho avuto l’onore di essere accolto nel regno di Lina, Maria e Tanella, dell’antico Forno SanMarco. Una storia fatta di grano, di amore per la propria terra e di lavoro duro. Ogni mattina infatti le tre sorelle dal 1961 sfornano pane, biscotti e dolci lavorati a mano. A questa storia, oggi, si è aggiunto il nome di Antonio, il figlio di Lina, tornato nel suo paese dopo gli studi fuori.
Antonio Cera ha fatto conoscere il Forno San Marco e la sua arte in tutto il mondo, dall’Expo di Dubai, ai ristoranti stellati negli Stati Uniti, ai matrimoni stranieri delle masserie pugliesi.
Perche quella del Forno San Marco è una storia incredibile, è una storia pugliese che ha il sapore delle cose buone”.

Le fracchie un tempo erano piccole torce che servivano ad illuminare il cammino alla Madonna Addolorata  che  “extra  moenia”  giungeva  al centro  urbano  per  essere  ospitata  nella Collegiata.

La loro storia è molto antica. Pare si collochi già tra il Cinquecento ed il Seicento, quando cominciò ad affermarsi il culto della Madonna Addolorata a San Marco che, tuttavia, soltanto agli inizi del Settecento  si affermerà del tutto, per opera di un certo Don Costantino Iannacone, che fece dedicare l’antico lazzaretto dei Santi Vito e Rocco, con la cappella di San Felicissimo, alla Vergine Addolorata.

Secondo alcune fonti, comunque, il primo vero impiego delle fracchie nelle processioni dell’Addolorata potrebbe farsi risalire al 1824, anno in cui il Vescovo di Manfredonia concedeva alla Confraternita di officiare il Giovedì Santo e di fare la processione.

Nel 1873, il Vescovo di Foggia riconosceva alla sola Arciconfraternita dei Sette Dolori la possibilità di compiere la processione della Madonna Addolorata con le fracchie.

Si racconta che nel 1925 una nobil proprietaria di San Marco, certa donna Michelina Gravina, in segno di devozione verso la Madonna Addolorata, ne fece realizzare una di dimensioni considerevoli: la fracchia in questione risultò così grande che non poteva essere portata a mano e quindi venne montata su delle ruote di carro. E pare che da quell’anno, dunque, si iniziò a realizzare le fracchie appunto su ruote.

Nel 1954 la processione dell’Addolorata con le fracchie venne spostata al Venerdì Santo sera, quando la messa rievocante l’Ultima Cena venne spostata al tardo pomeriggio del Giovedì Santo.

 

Daniela Iannuzzi

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