Quando spunta la statua dall’arco lungo via Arpi, i “misteri”, le 7 statue racconto vivente della Passione, sono già allineate. Lei arriva, Gesù chiude la fila. “È uscita la processione”, dicono i devoti fedelissimi, quelli che si definiscono gli “irriducibili” delle cerimonie, quelli per cui il primo giorno del triduo significa appuntamento fisso con il culto “perché è un rito radicato nel cuore di tutti”.
Dalla festa della Madonna dei sette veli, all’Assunta, a Sant’Anna, Foggia ha una tradizione antica di devozione mariana. Per preparare la madre di Gesù all’ultimo saluto si comincia il mercoledì. Sono 4 le donne che si dedicano alla vestizione, gli abiti datano 1800, l’armadio contiene 7 vestiti, in base al mese e alla circostanza. La rettoria dell’Addolorata nasce alla metà del ‘700 e il culto fra le consorelle si tramanda di madre in figlia.
Sfilano con il tailleur nero e la veletta, i confratelli con saio blu e croce bianca, il resto degli accessori è nero, compresi i guanti. Sono almeno 30 le confraternite che partecipano trainando le statue o sfilando impettiti. È uno sfolgorio di abiti di tutte le sfumature cromatiche, gli stemmi, il bastone. Da ogni tessera di questo mosaico deriva la scenografia. Un corteo paritario, a guardarlo.
Il pubblico arriva e decide dove piazzarsi. Il clou è l’incontro fra la madre e Gesù, un avvicinarsi e allontanarsi per tre volte finché il figlio morto non va via definitivamente, verso la Pasqua di resurrezione.
I vicoli di via Arpi risuonano della stessa musica dal tono funebre, la banda, l’Ave Maria, le preghiere comunitarie. Gente dai balconi o sulla soglia del proprio negozio scruta i passanti da una posizione di privilegio. La vedono da decenni e la trovano sempre bella”. Dal centro storico, in chiaroscuro per i vicoli e i riflessi del sole, il corteo svolta fino alla strada ampia che la avvolge tutta, come il manto della Madonna fatto dalle consorelle”. Il silenzio è irreale non solo nel cuore del centro storico ma anche per le vie più ampie la gente esorta al raccoglimento: per chi c’è o non c’è, per chi lo sa ma a cui resta indifferente, per i giorni di festa e quelli dopo la festa.
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