Spinelli: “A Bari noi medici per difendere la medicina generale”

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Laura Spinelli

Statoquotidiano.it, 01 aprile 2023 – Stato di agitazione dei medici di famiglia a Bari questa mattina per chiedere che sia supportata la medicina generale del territorio con fondi da investire nel lavoro del personale.
Quasi 1000 medici provenienti da tutta la Regione Puglia, con una piccola rappresentanza anche di dottori della provincia di Potenza. Tra questi, anche la dottoressa Laura Spinelli di Orta Nova che ha riportato la sua testimonianza sull’evento ai microfoni di Statoquotidiano.

Alla presenza del presidente nazionale della federazione degli Ordini, Filippo Anelli, e di Silvestro Scotti, segretario nazionale della FIMMG, sindacato più importante d’Italia per la medicina generale, dopo un corteo che ha attraversato le principali vie del capoluogo  pugliese, nella cornice dell’hotel Excelsior sono state ribadite le preoccupazioni dei medici generali in merito alla situazione “di deriva” così la Spinelli “verso cui sta andando il sistema sanitario”.

Cosa chiedete in particolare? Abbiamo chiesto alla dottoressa ortese.

“Rivendichiamo la possibilità di lavorare meglio, e, per esempio, di avere nei singoli ambulatori medici dei collaboratori, degli assistenti di studio, sia di tipo amministrativo, che di tipo sanitario, come infermieri o anche OSS.
Io ho un assistente di studio nel mio ambulatorio, ma lo pago di tasca mia.
Ci sono però dei medici che non propendono per questa possibilità caricandosi così di un lavoro che comprende non solo le funzioni tipicamente mediche e cliniche, ma anche quelle di tipo amministrativo e di segreteria, rischiando poi, non per loro scelta, ma per il fatto di dover seguire tutte le pratiche burocratiche che dicevo, di togliere tempo all’assistenza diretta dei propri pazienti.
Il supporto di assistenti di studio, invece, aiuterebbe i medici a seguire con più specificità le funzioni cliniche di ascolto e cura”.

Negli ultimi tempi, sembrerebbe, per una serie di segnali, che il Sistema Sanitario in Italia stia andando verso la privatizzazione. Perché?

“Non vengono destinati sufficienti fondi a sostegno del personale di medicina generale del territorio.
Aumenta sempre più, inoltre, il carico di lavoro sul sistema ospedaliero che, a sua volta, va in sofferenza per la carenza di personale, e questo comporta il verificarsi del preoccupante circolo vizioso delle lunghe liste d’attesa per i pazienti.
Inevitabilmente, quindi, quando si ha una situazione di alterazione dello stato di salute, il paziente vorrebbe avere il prima possibile una risposta, ma con questi tempi così lunghi, l’alternativa resta solo il privato.
Il problema, però, è che il privato ad oggi non è nemmeno pronto a supportare e a sobbarcarsi il carico di pazienti che segue normalmente il servizio pubblico, quindi si palesa veramente un futuro non solo incerto, ma anche preoccupante”.

In più, emergono anche altri problemi che hanno contribuito a indebolire il settore della medicina generale.

“Per esempio, a seguito dell’istituzione del numero chiuso per i corsi di laurea di Medicina all’Università e del diminuire delle borse di studio per gli studenti di medicina generale, risulta sempre più basso il numero di medici di nuova generazione. E, in questo periodo in cui si prevede un certo un numero di pensionamenti, il rischio è che non vi sia un adeguato ricambio generazionale.
Molti cittadini si potrebbero ritrovare  senza un medico di famiglia disponibile. Oppure, la conseguenza è che  i medici attualmente in servizio si ritrovino a dover seguire un numero esorbitante di pazienti rispetto ai soliti 1000-1200”.

Quando dice che non viene  supportata la medicina generale nel territorio locale, a chi o a cosa si riferisce?

“Alla mancanza di fondi o stanziamenti pubblici a favore dei medici generali.
Vi sono al momento solo fondi che hanno come finalità quella di finanziare le strutture, l’innovazione tecnologica, il che va anche bene.
Ma se non si investe sul personale, sulle persone che attivamente si impegnino sul campo, il sistema rischia comunque di paralizzarsi”.

Fa riferimento a fondi nazionali o regionali, locali?

“Nazionali, e anche a quelli regionali.
Il problema è a grandi linee nazionale, ma ogni regione ha le sue dinamiche particolari e, in Puglia, noi medici riscontriamo una chiusura totale da parte del Governatore, il presidente Emiliano, e degli altri amministratori regionali che non ci hanno voluto ascoltare.
Abbiamo cercato un colloquio, tant’è che noi abbiamo posto in essere il nostro stato di agitazione già a partire da ottobre 2022.
Poi ci siamo incontrati a Bari anche a novembre scorso.
Ma non abbiamo mai avuto risposta dalle autorità  regionali.
Solo circa due settimane fa, in previsione della manifestazione di oggi, si è riaperta la trattativa con un incontro, a cui hanno partecipato la nostra delegazione trattante e il presidente Emiliano, in cui sono state fatte emergere le difficoltà nell’approvvigionamento dei fondi.
Dal verbale della delegazione, relativamente a tale incontro viene fuori che il problema c’è, che dovrebbero essere investite risorse a favore della medicina generale impegnata sul territorio, ma che queste, come al solito, non sono disponibili al momento”

Vi hanno spiegato perché non ci sono questi fondi? Oppure non c’è una volontà a investire sulla medicina generale da parte delle autorità della Regione Puglia?

“Sembrerebbe che i fondi che arrivano dal Governo nazionale non possano essere destinati ad un capitolo di spesa specifico per la medicina generale del territorio, perché piuttosto essi debbono essere utilizzati per un capitolo di spesa generica, relativo a strutture o tecnologie, come dicevo, che non permette di assolvere alle particolarità del problema che noi solleviamo”.

In Puglia sembra ci siano circa 200 mila pazienti, al momento, senza medico di famiglia. Lo conferma?

“Sì”.

Anche su Orta Nova?

“Su Orta Nova non si verifica questa situazione. Tuttavia, la previsione è che tra il 2023 e il 2024 tre colleghi dovrebbero andare in pensione.
Le prospettive a tal riguardo potrebbero essere le seguenti: o che tali colleghi accettino di restare altri due anni rinunciando ad andare in pensione, oltre il limite di servizio già raggiunto, oppure che si individuino nuove leve ma solo su incarico provvisorio, perché la rilevazione di un’area carente di medici, a seguito di pensionamenti, e la successiva messa a bando in quella stessa area comportano dei tempi di latenza burocraticamente lunghi, di circa uno-due anni”.

Il prossimo passo che intendete compiere, quindi, per vedere accolte le vostre richieste?

“Ricerchiamo il dialogo innanzitutto”.

Qual è il primo segnale di collaborazione che vi aspettate dalla Regione Puglia?

“Intanto, anche oggi non c’era nessuno della Regione a Bari a partecipare alla nostra manifestazione o a dialogare con noi per ascoltare le nostre istanze.
Vorremmo, invece, la possibilità di una vera e propria contrattazione per trovare insieme delle soluzioni.
Siamo coscienti che non possiamo chiedere l’impossibile, però sarebbe già importante avere la disponibilità del Governo regionale ad aprire le porte e intavolare un confronto con noi medici di assistenza generale”.

Quale sarebbe il prossimo passo da parte vostra, se questo non dovesse accadere?

“Fino ad ora abbiamo manifestato di sabato per non arrecare disagi, ma, nel caso ancora non fossimo ascoltati, potremmo decidere di protrarre lo stato di agitazione fino ad arrivare allo sciopero con chiusura degli ambulatori nei giorni feriali e creando così disagi reali”.