Lo straniamento magnifico della mostra di Van Gogh a Roma
StatoDonna, 15 marzo 2023. Immergermi nella fantasmagoria finale dell’experience sensoriale de “La notte stellata” di Van Gogh, è stato il culmine, l’acme di qualcosa di unico, profondo, emozionante. La mostra di Palazzo Bonaparte a Roma, dedicata a Vincent Van Gogh,realizzata in modo squisitamente filologico ed emozionale, è stata pensata e studiata in modo realmente sapiente, filosofico, direi. Un percorso che si dipana dagli anni smorti, cupi, dei contadini, delle donne chine, intenti ai lavori più sfiancanti della terra, dei primi telai industriali, fino al l’esplosione di colore meravigliosa della Provenza.
È l’apologia della ruralità, del senso religioso del lavoro, della sua epica umile, è sacralità. Esempio lampante la povera tavola de “I mangiatori di patate “. Io, figlia del sud, quei volti smunti, abbrutiti dalla fatica, in quanti dagherrotipi li ho visti! Tanti. A un tratto, poi, arriva l’esplosione del colore, il giallo accecante, preponderante. Vincent, cerca, anela la luce dal buio della sua mente. Ed ecco che, siamo stupefatti, persi, commossi, da alberi, fiori, giardini. Talmente forte è l’impatto visivo, la pennellata potente, incisiva, che si odono stormire di fronde, profumo di limoni, garrire di uccelli, scrosci di acque. Anche se si tratta del giardino della clinica dove, purtroppo, è ricoverato l’artista,
Persino l’orrido di alcune gole di montagna si personifica in occhi e bocche, sbarrate da paure, terrori. Quel sole tanto intenso, da poterlo toccare, quel contadino che semina in un’alba che ha i toni blu del crepuscolo, la nuvola del temporale che si specchia nella pozza d’acqua, tutto mi ha rimandato, stranamente alla mia terra. Uno straniamento magnifico. Una ciclicità arcaica. Mondo rurale eterno, favoloso, esiodeo, senza luogo senza tempo. È impressionismo che supera se stesso perché vuole descrivere anime, non solo effigi di cangiante bellezza.
Questo è il Genio assoluto di Van Gogh. Poetica triste, sconsolata, dell’eterno andare dell’uomo, dove il grido, l’amore per la vita, si fanno urla del silenzio, insopprimibile, eppure colmo di struggente nostalgia per un infinito irraggiungibile. Senza saper che, invece, è proprio questa malinconica, ineffabile, incompresa, dolcissima, ansia di vita, consegnerà Vincent all’eternità. A noi, che ha fatto battere il cuore come esplosione di stelle.
Concetta Melchionda, 15 marzo 2023