Arte

San Nicandro in festa con la pacchiana, abito regale della mia terra

StatoDonna, 21 febbraio 2023. Fu così che indossai finalmente il nostro regale costume. Tutta la giornata per prepararmi. Quando finiscono di acconciarmi i capelli mettendo l’ultimo spillone, un velo di commozione mi attraversa: la vestizione della pacchiana è un rituale, forse un ‘iniziazione che aspetto da tempo. Legame col passato, col presente, oppure tutto insieme, anzi, sicuramente tutto insieme.

Il costume della Pacchiana, vale a dire della contadina, risale al XVIII secolo e veniva indossato nelle occasioni particolari (feste, matrimoni, cerimonie) fino alla fine del XIX secolo. Dal secondo dopoguerra i due costumi tradizionali sannicandresi vengono ripresi nel periodo del Carnevale. (fonte Comuni-italiani.it)

Queste pietre povere, ruvide, antiche, illuminate da un sole di timida primavera, sono un’antica rimembranza inconscia del vestirsi pacchiana. Ho la collana bellissima che mi regalò (u’ lacc’, come si dice), ho gli spilloni come le mie ave, belle regine bizantine di ori, di sete, di volti, di occhi.

Per la vestizione ho con me due fide “ancelle” di casa, Tina e Incoronata, che mi aiutano pazientemente. L’ abito nero lungo pieghettato, con i bordi dorati, il grembiule, le maniche, lo scialle, tutto di seta, difficile da drappeggiare e tenere. Gli ori? Ma con sobrietà, come piace a me, senza eccesso. Alla fine, la borsetta in maglia d’argento, piena di confetti da offrire. Fuori, tutto un mondo che mi abbraccia, mi fa festa e gli anziani, felici di vedere viva la memoria. Per me, guardare quella scintilla di vita, é altra commozione. Poi, abbracci, foto con altre amiche pure “pacchiane”.

Foto: Dreamers Productions

L’assessora alla Cultura che mi apre l’atrio del Comune, addirittura, per avere il ricordo di me. Altri amici come Rosanna Grossi, che voglio bene e stimo tanto che mi fa un piacere grande, incontrare a sorpresa. Anche Lina di Leo, che manda una foto mia. Davvero una   grande gioia collettiva, un inondarmi di calore e affetto incredibile, inaspettato. Questo è il senso dell’appartenenza, quel sentirsi “siamo noi, nella veste più bella. Eccoci”.

Foto Dreamers Productions- 1

Sarà la magia di un abito che risale alla fine del ‘700? Può darsi. Ma sicuramente il cuore, la bellezza che l’ hanno ispirato e che ancora oggi creano “maraviglia” a guardarlo, hanno tutta la magia di una terra unica e bella come le sue donne. Ieratiche, dal portamento solenne nella gonna nera, pieghettata, ma dotata di sobria elegante sensualità data dal movimento, altere, sontuose,  ma dal cuore semplice, puro, appassionato e splendido come un sorriso.

Concetta Melchionda, 21 febbraio 2023

 

 

Redazione

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