StatoDonna, 26 gennaio 2023. “A cento anni dall’istituzione dell’Ovile nazionale di Foggia, avvenuta nel 1921, e a pochi anni dalla definitiva conclusione della sua attività, proponiamo una riflessione che da un lato ne ricostruisca la storia quasi secolare, dall’altro solleciti una soluzione per salvare il patrimonio architettonico e paesaggistico che lo caratterizza, tanto più prezioso in quanto di proprietà pubblica”.
Roberta de Iulio, assegnista di ricerca presso il Distum dell’Università di Foggia, componente del gruppo di lavoro per il “Documento regionale di valorizzazione dei tratturi” è l’autrice del libro “L’ovile nazionale di Foggia, storia e prospettive” (Claudio Grenzi Editore). Verrà presentato il 1° febbraio presso il dipartimento di studi Umanistici dell’Università di Foggia.
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“La ricerca si apre al territorio confrontandosi non solo sulla storia, ma soprattutto sul destino di un luogo altamente significativo per gli aspetti identitari ed ambientali della Capitanata”. Del tema del libro si parlerà sia con Nicola Pecchioni, direttore del Crea di Foggia, ente gestore dell’ex Ovile nazionale, che con Anita Guarnieri, dirigente della Sabap (Soprintendenza archeologica belle arti e paesaggio) di Foggia e Bat. Dall’Università di Foggia Saverio Russo e Massimo Monteleone, ordinari di Storia Moderna e Agronomia.
“È un tema importante, l’occasione di un proficuo confronto con la comunità e le diverse associazioni locali che nel tempo ne hanno tenuto viva l’attenzione e per stimolare riflessioni sul suo destino. La speranza è che ci siano opportunità di rilanciare il sito, anche in considerazione delle visioni strategiche del Piano paesaggistico territoriale della Puglia. È un tema importante, speriamo sia l’occasione di un proficuo confronto con la comunità e le diverse associazioni locali che nel tempo ne hanno tenuto viva l’attenzione e per stimolare riflessioni sul suo destino”.
Il luogo è altamente rappresentativo dei paesaggi storici del Tavoliere, soprattutto quelli legati all’organizzazione territoriale della plurisecolare amministrazione della Dogana della Mena delle pecore di Puglia e di quelli generati dalle riforme agrarie che hanno investito la Capitanata nel corso del XX secolo. “Il sito è già ricompreso nella pianificazione d’area vasta, oggi potrebbe rispondere a nuove funzioni di utilità pubblica per l’intera comunità provinciale, sia in termini di fruizione, che di riappropriazione della propria identità storica e culturale”.
Il libro è il risultato di una sua ricerca condotta in parallelo al lavoro che, con il gruppo di lavoro dell’Università di Foggia, stanno svolgendo sulla redazione del Documento regionale di valorizzazione dei tratturi. “È un piccolo volume, ma spero possa dare un contributo significativo alla storia di un luogo che ha ricoperto grande importanza per l’allevamento nel Mezzogiorno e per la storia della Capitanata. Oggi conserva un potenziale ecologico e paesaggistico notevole”.
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