StatoDonna, 18 gennaio 2023. Ho letto il capitolo che fa da incipit a Spare, l’autobiografia del Principe Harry. Di una bellezza lacerante. Non solo per lo stile del ghost writer che lo ha davvero scritto e stilato in tutti i passaggi emozionanti ma per il suo contenuto.
Il principe Harry si trova di nuovo in Inghilterra per i funerali del nonno, dopo che è letteralmente fuggito in America con la sua nuova famiglia. Ma, dopo il funerale, ha appuntamento con il fratello e il padre nei giardini di Frogmore, dove sono ci sono tante tombe dei suoi antenati. E dove si respira un senso di pace di cui egli è disperatamente alla ricerca. Qui sta aspettando il fratello e il padre, che intanto non rispondono ai suoi messaggi … Finalmente li vede arrivare. A passo minaccioso, con i visi seri e soprattutto freddi, senza nessuna visibile emozione o piacere di incontrarlo. Al contrario, il suo cuore batte come per una sorta di paura, eppure sa che li deve affrontare.
E la conversazione iniziata in tono neutro ritorna a diventare il solito diverbio degli ultimi soprattutto con William, l’erede, presentato, tuttavia, con un senso di pietà nella sua calvizie avanzata e nella rassomiglianza con la madre sempre più evanescente. All’ennesima contrapposizione sempre delle stesse frasi, il padre li interrompe, pregandoli di non rovinargli gli ultimi anni di vita. E Harry intuisce per la prima volta una terribile realtà, che quando rispondono che loro non conoscono la ragione della sua fuga in America sono sinceri: non lo sanno per davvero; non lo hanno mai ascoltato, quindi non lo hanno mai saputo. Da qui il desiderio di spiegare tutto per bene. Da qui il libro, che ha i tempi lunghi
Questo libro mi ha fatto litigare con più di una persona sul web. Anche in quei siti la cui intestazione fa riferimento a lettori esperti. Mi sono resa conto che è scattata una sorta di vergogna pubblica a comprare e a leggerlo, questo libro, perché è passato il messaggio, piuttosto banale, che è solo gossip. Al massimo riconoscono la bravura dello scrittore che ha saputo ben tradurre le parole di Harry.
Qualche lettrice quasi si scusa di averlo comprato o di provare il desiderio di leggerlo. Ebbene, io l’ho comprato e ho sentito il desiderio di leggerlo. E come ho già commentato su quei siti, non si è trattato di un semplice desiderio, ma di una necessità.
Amo la Storia. E la storia, oltre cha da fattori astratti, è fatta da Persone. Che agiscono. Alcune di esse determinano il corso degli eventi. La famiglia di Harry, la famiglia Windsor-Mountabtten, ha fatto la storia significativa del suo Paese nel corso della seconda guerra mondiale. Certo, c’era il genio politico di Churchill a guidare le operazioni fino alla vittoria finale. Ma se i sovrani fossero fuggiti, oggi l’Inghilterra sarebbe una repubblica. I bisnonni di Harry sono rimasti a Londra sotto le bombe di Hitler. E la monarchia si è salvata. L’Italia invece è diventata una repubblica, sicuramente per tantissime ragioni, ma non ultima la fuga del re.
Quando leggevo della pubblicazione di questo libro erano anche altri i pensieri che mi spingevano a saperne di più. Il disprezzo con cui qui sul web veniva liquidato il principe come un ragazzo viziato e lamentoso non riusciva a contagiarmi. Pensavo a tutte le famiglie reali che ho incontrato in una vita trascorsa fra i libri. A quelle descritte da Eschilo, il grande tragediografo greco, il quale ha illustrato gli effetti devastanti nella famiglia reale di Micene procurato dall’odio tra fratelli, poi tra cugini, quindi tra marito e moglie, successivamente tra padri, madri e figli, tanto che la fine di questo destino tragico sulla famiglia di Agamennone si ha con una fra le esperienze più terribili che si possono realizzare, la morte della regina per mano del figlio Oreste. E pensavo anche a Shakespeare e ai delitti per il Potere. Al suo Macbeth e alla sua sposa, cattiva consigliera. A re Lear e alla ricerca del vero amore. E mi tornavano in mente le tante fiabe per bambini che da sempre insegnano a vivere la vita tra principi e principesse, realtà che i bambini non vivranno mai.
Nessuno di noi diventerà mai un sovrano in lite con i fratelli; nessuna bimba sarà di fatto una principessa maltrattata dalla matrigna cattiva come è toccato a Biancaneve. Ma tutti abbiamo una Famiglia. E i libri, diceva splendidamente bene chi ci ha insegnato per primo a coglierne il senso, quell’Aristotele cui dobbiamo tanta parte dei nostri pensieri, i libri ci spiegano i comportamenti umani e la vita. Secondo gli schemi universali della nostra mente.
Avevo scommesso sul libro del principe e il breve capitolo introduttivo mi ha dato ragione. Ne continuerò volentieri la lettura, perché il mio tempo, lo so già, non è sprecato. Mi aspetto ancora tanti spunti di riflessione. Alla prossima.
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Grazie per il tuo articolo, pieno di sensibilità e di capacità di ascolto "dell'altro". Questo libro non è solo gossip e, comunque, anche il solo gossip è sempre molto di più che il semplice se stesso (se sai coglierlo, ovviamente).
E invece non lo leggerò,il principe ha sicuramente vissuto in un suo tragico modo l'assenza della madre ,con in più la situazione familiare affollata e l'ipersensibilità apparente el'instabilita' affettiva della madre,più che comprensibile ..ma insomma perché se si ritiene così defraudato non si è dato da fare come tanta gente al mondo in situazioni simili senza bisogno di fare cassetta sulle sue ..invidie! secondo?Cesare disse meglio il primo in Gallia che il secondo a Roma !,ma le sue legioni se le era guadagnate!!!il particolare del pene ghiacciato è ributtante e da'idea di chi e cosa si cerchi di stanare..il voyeurismo ,"anche i ricchi piangono"et similia..ma "ci facci il piacere..!"lui e quella specie di donna da manifesto che si è trovata..dimmi con chi vai e ti dirò chi sei...