Capodanno, Coldiretti Puglia: lenticchie portafortuna in 8 tavole su 10
StatoDonna, 28 dicembre 2022. Forse anche per battere la paura dell’inflazione e degli effetti della guerra nel menu del cenone dei pugliesi in otto casi su dieci (84%) sono previste quest’anno le lenticchie chiamate a portar fortuna, con il 63,6% dei pugliesi che consuma legumi più una volta alla settimana. È quanto emerge dall’analisi di Coldiretti Puglia sul Capodanno, per cui sono previste quest’anno le lenticchie benaugurali, mentre il tradizionale chicco d’uva è servito nel 61% dei casi.
La produzione in Puglia di lenticchia è di circa 5.560 quintali e particolarmente ricercate sono le lenticchie IGP di Altamura, con l’accoppiata vincente– continua la Coldiretti regionale – con cotechino e zampone consumati proprio a fine anno con gran parte della produzione nazionale, ma si rileva anche una apprezzabile domanda di cotechini e zamponi artigianali. Non solo lenticchie tra i piatti portafortuna a fine anno ci sono – dice la Coldiretti – anche i chicchi di uva. Ne vanno mangiati dodici, uno per ogni mese dell’anno. E di buon auspicio sono anche i melograni simbolo di riparo e protezione dai problemi che il nuovo anno potrebbe portare. E sorprendentemente portano fortuna anche gli spaghetti – aggiunge Coldiretti – a patto però di cucinarli interi, senza spezzarli.
A far crescere la domanda di legumi con in testa lenticchie e fagioli – sottolinea la Coldiretti regionale – è stata la svolta green nelle scelte di acquisto dei consumatori con la tendenza a mettere nel carrello cibi più salutari, ma anche a fare scorte di prodotti alimentari a lunga conservazione e la necessità di contenere i costi domestici con prodotti convenienti di alta qualità nutrizionale. Ad aumentare – precisa la Coldiretti regionale – sono anche i prodotti trasformati a base di farina di legumi come biscotti, cracker, sostituti del pane e le modaiole alternative di pasta a base di farina di legumi, ceci, lenticchie e piselli.
“Occhi quindi puntati in Puglia sulla lenticchia, menzionata più volte persino nella Bibbia con il nome “adasah”. Nella Genesi- dice Codiretti- si legge che Giacobbe ottenne l’importantissimo diritto di primogenitura da Esaù dandogli in cambio proprio un piatto di lenticchie. La grande “popolarità” della lenticchia di Altamura, che vanta in Puglia il riconoscimento della IGP Altamura, ricco di fibre, vitamine e minerali, – racconta Coldiretti Puglia – è legato alla sua larga diffusione, alla sua ottima preservabilità, nonché al suo costo abbordabile, una caratteristica che le ha fatto assumere la denominazione di “carne dei poveri”.
A partire dagli anni ’30 e fino agli anni ’70 le lenticchie di Altamura conquistarono i mercati internazionali – e l’esportazione di questo legume in Inghilterra, Germania, Stati Uniti, Canada e Australia ebbe una forte ripercussione nell’economia di Altamura che, da quel momento, divenne nota come la città delle tre “L”, ovvero lino, lana, lenticchia”. Intorno gli anni ’70 la produzione di lenticchie conobbe una fase di declino dovuta a diversi fattori, oggi la riscoperta. Le lenticchie di Altamura – aggiunge Coldiretti Puglia – rispondono, tra l’altro, alle esigenze delle donne che lavorano anche fuori casa, dato che il tempo di cottura è di appena 30 minuti per le ‘lenti’ definite da Gambero Rosso ‘integre e compatte, di buona masticabilità e di giusta consistenza.
“Con l’82% dei consumatori che secondo l’indagine Coldiretti/Ixè preferisce comprare prodotti italiani per sostenere l’occupazione e l’economia nazionale in un momento difficile per il Paese è necessario – sostiene Coldiretti – arrivare a una chiara indicazione di origine in etichetta che non è ancora obbligatoria per i legumi secchi o per quelli in scatola”.