StatoDonna, 24 dicembre 2022. Una cara amica mi ha chiesto dei consigli per i regali di Natale. Io, proprio in questi giorni ci stavo pensando. Sempre più spesso mi sorprendo a riflettere su un pensatore mitteleuropeo poco conosciuto, ma dalla portata dirompente, Carlo Michelstaedter. Ebbene, egli, ha scritto un testo stupendo “La Persuasione e la Retorica”, dove insegna a liberarsi dal bisogno per ritrovare la vera libertà. Quella, appunto dal bisogno materiale. Mi si dirà che, sia il Cristianesimo che altre religioni, fanno proprio questo tema. Io, però, non intendo fare un discorso fideistico. Ma, un ragionamento più inclusivo. Anche verso il non credente.
In un’epoca come la nostra, iperconnessa, poco o per niente incline alla riflessione, tesa tutta al materialismo spinto (un eufemismo!) al consenso, alla performance fisica, intellettuale. Diciamola tutta, nauseante. Cosa c’è di più rivoluzionario che liberarsi dalla felicità narcisistica del possesso?
Solo, la felicità di possedere idee, relazioni, immaginazione, poesia. Magici antichi, logos. La leggerezza (non Insostenibile) dell’essere. Il bagaglio ineffabile della bellezza interiore del sé. Quale dono più bello, intenso, da fare e farsi? (Si, anche a se stessi, anzi soprattutto), a quel sé, bistrattato, dimenticato, nel vortice di agende. Quello che va amato e coccolato, perché sia dono, a sua volta. Con quale mezzo? Parole, pensieri, emozioni, libri, solo loro.
Ad esempio, l’indagine pre natalizia di Lolita Lobosco, con annesse ricette super sfiziose, de”Lo scammaro avvelenato “di Gabriella Genisi, la bellezza fugace, intensa e originale dei mini racconti di “AmoreAmaro” di Piero Meli, la raccolta delle più belle pagine di “Amore” di Isabel Allende, la poesia senza tempo di Antologia di Spoon River di E. Lee Master, la sua potenza di epigrafi graffianti.
Oltre alla spiritualità che si fa travolgente epifania, metamorfosi, rinascita, in “Jacopa, dei SetteSoli” di Lucia Tancredi, ma anche nel capolavoro di Greg Roberts “Shantaram”. Viaggi. Scoperte. Vite. Come nello stupefacente, meraviglioso romanzo di Francesco Carofiglio “Due vite”. Il prima e il dopo di ogni cosa, di ognuno. Giri di boa. Innumerevoli, infiniti mondi.
Alla fine, però reductio ad unum in una goccia, in una lacrima, in una vita intera, un universo intero. L’infinita, meravigliosa finitezza di anima, racchiusa però in una piccola parola: Noi, il dono più grande.
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