Stato Donna, 9 dicembre 2022. Foggia. Quando gruppi di persone decidono di collaborare, andando al di là delle loro specifiche competenze per creare insieme nuove conoscenze, allora sì che possono nascere reali e concrete soluzioni per il mondo e per l’umanità. È l’idea di fondo ed il filo conduttore del kick-off meeting con cui è partito il progetto europeo “Creative learning for boosting Bio-economy within HEIs’ curricula – CL4BIO”, nei giorni del 5 e 6 dicembre.
Finanziato dal programma Erasmus+ Cooperation Partnership in Higher Education, il progetto vede tra i principali partner il Dipartimento di Economia dell’Università di Foggia, rappresentato dalla prof.ssa Mariantonietta Fiore e dal dottor Fedele Colantuono, che hanno definito un fitto programma di lavoro focalizzato sull’elaborazione di know-how di apprendimento creativo per la Bioeconomia che sarà poi testato in collaborazione con altre università.
Tra i coattori, l’Universidade de Aveiro (Portogallo); la University of Nicosia (Cipro); VALUEDO (Italia); la Warsaw University of Life Sciences (Polonia), che coordina il progetto.
A raccontarne le linee significative a Stato Donna, in particolare tre professoresse: donne, tenaci, appassionate e intenzionate a dare il loro personale contributo affinché il mondo possa cambiare e le conoscenze possano diffondersi, giungendo non solo a studenti e docenti del mondo accademico, ma anche nei vari ambiti della società.
Pamela Burnard, per cominciare. Docente di Creativity Education presso l’Università di Cambridge e da 25 anni impegnata nella ricerca, in particolare sulla tematica del Creative Learning da applicare al mondo delle Industrie e del Lavoro.
“Il gruppo che abbiamo costituito per il progetto CL4BIO sta lavorando ad un’idea a dir poco rivoluzionaria” le sue parole “quella di insegnare ad apprendere in modo creativo nell’ambito universitario, perché siamo convinti che ciò possa innovare il modo di pensare e, in particolare, il modo di concepire la Bioeconomia. Il nostro gruppo è formato da professori che vengono da diverse università, collocate in vari paesi, e per noi tale caratteristica è qualcosa di fantastico, di magico, che può ben rappresentare una speranza ed un esempio di collaborazione a livello internazionale”.
“L’essenza di questo stile di apprendimento sta nella convinzione che sia opportuno imparare ad avere delle idee proprie e ad essere aperti, pronti ad esplorare l’apprendimento da protagonisti, come parte attiva e propositiva. Questo tipo di approccio può essere veramente importante, come spinta a ipotizzare nuove soluzioni riguardo alle questioni, anche di interesse mondiale”.
“Portare le persone a sentirsi autori di un vero cambiamento e autori di un proprio personale percorso di vita, di una strada da seguire. E ciò significa anche che, attraverso l’Apprendimento Creativo, si mira a possedere profondamente ciò che si studia. Di questo passo, la persona non sarà portata solo a ripetere quanto dice o quello che fa l’altro, come un robot, ma ad avere una propria personale motivazione nell’ apprendere. Questo tipo di percorso, tra l’altro, richiede che si mettano in pratica i significati di due parole che cominciano entrambe per p: ossia la patience e la persistence, vale a dire la tenacia. Oltre a questo, necessario anche un certo engagement, ossia sentirsi profondamente impegnati e coinvolti in qualcosa”.
“Può essere centrale. Centrale per la Pace; centrale per gli organismi internazionali, come l’Unesco o l’Unione Europea, per esempio. Nel momento presente che tutti noi viviamo, il futuro è qualcosa di così incerto, così ambiguo, così poco chiaro, o, addirittura, pericoloso sotto diversi aspetti. Imparare, dunque, a pensare che si può costruire il proprio futuro significa cominciare a considerare che si può modellare e creare da sé un proprio percorso di vita imparando a pensare in modo differente, senza una ricetta predefinita. E questo può essere un dono”.
Nel progetto CL4BIO, il Creative Learning sarà applicato alla Bioeconomia.
Perché? Lo abbiamo chiesto alla professoressa Nina Drejerska della Warsaw University of Life Sciences (Polonia):
“Capita che agli studenti non sia chiaro cosa si intenda esattamente per Bioeconomia. Alcuni pensano che essa abbia a che fare con i numeri, come può essere tipico dell’economia; altri pensano che sia attinente alle scienze che studiano la vita, all’agraria. Nell’uno o nell’altro caso, capita dunque che essi trovino difficoltà ad avvicinarsi alla Bioeconomia. Così, il metodo del Creative Learning, che tende ad essere interdisciplinare, rappresenta il giusto approccio atttaverso cui avvicinarsi a Scienze nuove come la Bioeconomia”.
“Incontrare persone che siano interessate a confrontarsi. Imparare io stessa nuove strategie per insegnare la Bioeconomia ai miei studenti e da condividere con il mondo accademico da cui provengo”.
E l’Italia sembra sia risultata il posto migliore per avviare un tale confronto, come nelle parole di Valentina Chkonija, un’altra dellle docenti partecipanti al progetto, proveniente dall’Universidade de Aveiro, Portogallo:
“L’Italia è ricca di Storia, di grandi esempi di creatività e gli Italiani sono tesi naturalmente a conservare nel tempo le loro tradizioni storiche. Tutto questo rappresenta qualcosa di unico e terreno fertile per tutti noi attori del progetto Erasmus a cui stiamo lavorando.
D’altro canto, viviamo un tempo particolarmente ricco di nuove sfide e difficoltà, nel quale noi esponenti del mondo accademico siamo chiamati a preparare le nuove generazioni di specialisti in modo tale che sappiano far fronte a tali sfide pensando in modo creativo”.
Diverse le personalità del panorama accademico foggiano presenti nelle giornate del 5 e 6 dicembre: il prof Michele Milone, direttore del Dipartimento di Economia; il dottor Giulio Esposito, responsabile Servizio Relazioni Internazionali ed Erasmus di Unifg; il prof. Contò, ex vice Direttore in quiescenza del Dipartimento di Economia; il prof Michele Russo del Dipartimento di Studi Umanistici.
Ad intervenire, anche la dottssa Antonia Symeonidou e il dott. Danilo Audiello, del Cambridge Innovation Hub, che hanno contribuito alla stesura di un capitolo del libro di Pamela Burnard, “Doing Rebellious Research in and beyond the Academy”, edito dalla Brill.
Nel corso del meeting, Audiello ha illustrato, inoltre, il caso di studio “Dante in Puglia”, progetto che ripercorre in chiave creativa i tratti dell’esperienza del padre della letteratura italiana, celebrando nel contempo dantisti d’eccezione, come il cerignolano Nicola Zingarelli, e che gode del patrocinio del Comune di Firenze, di tutte le Università di Puglia, e dell’Università Federico II di Napoli.
Degno di nota l’apporto del Banco alimentare della Daunia, rappresentato all’evento dal direttore Gianluca Russo e Danila Paradiso, responsabile della comunicazione, e quello della Protezione Civile che ha reso possibili gli spostamenti di un docente con difficoltà motorie.
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