Stato Donna, 5 dicembre 2022. Realtà e sogno, materia e non materia, mitologia e storia: è un percorso ricco e variegato quella della mia visita a ben tre mostre, ancora in corso, a Palazzo Reale di Milano. Sono dedicate a Richard Avedon (1923-2004), uno dei maestri della fotografia del Novecento, con la mostra dal titolo “Richard Avedon: Relationships”, che ne ripercorre gli oltre sessant’anni di carriera attraverso 106 immagini provenienti dalla collezione del Center for Creative Photography di Tucson (Usa) e dalla Richard Avedon Foundation (Usa).
Ancora. A Max Ernst (1891-1976), pittore, scultore, poeta e teorico dell’arte tedesco, poi naturalizzato americano e francese e a Jheronimus Bosch (1453 – 1516), noto in tutto il mondo per il suo linguaggio fatto di visioni oniriche e mondi curiosi, incendi, creature mostruose e figure fantastiche. Bosch, secondo i curatori, rappresenta l’emblema di un Rinascimento ‘alternativo’, lontano dal Rinascimento governato dal mito della classicità, ed è la prova dell’esistenza di una pluralità di Rinascimenti, con centri artistici diffusi in tutta Europa.
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Nell’esposizione di Max Ernst, fino al suo surrealismo, si osserva una mirabile, incredibile, geniale fusione di oneiros (sogno), con la psicanalisi, colore e destrutturazione di forma. Si percorrono trame d’inconscio per arrivare all’inconoscibile, al metafisico, anche attraverso una visione a trama cellulare degli individui che è un magma vivente. Qui l’arte incontra persino la scienza, nell’analisi dei corpi con tavole anatomiche come fonte di ispirazione. Ne emerge tutto lo studio della materia, del cosmo e della natura, che impera su ogni cosa con i suoi simboli e i quattro elementi base. Per finire nella creazione di una scrittura automatica, di un codice segreto. È straordinario e affascinante, Ernst, é davvero genio nell’uso del colore, della forma che diventa, secondo il dettato aristotelico, descrizione plastica della sostanza. É un vortice di emozioni indescrivibili.
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Alla stregua delle visioni dei bestiari fantastici di Bosch che propone creature mostruose, metà uomini e metà animali con incroci indefinibili frutto di allegorie. Anche qui ritroviamo i simboli, cifre stilistiche che diventano codici interpretativi. Siamo in un Rinascimento nordico in cui il Classicismo e il suo profondo rigore ideale sono lontanissimi. Qui le balene rivestono armature, i sandali diventano stranissimi e onirici sci d’acqua. Siamo al limite dell’esoterismo visionario, che è ricerca di mondi fantastici in visioni apocalittiche. Santi, eremiti sono di continuo tentati dai peccati della carne, della gola, soprattutto. É un Rinascimento godurioso e ammiccante, anche se con lo spettro della Controriforma che aleggia. Ma Lutero si sente, è presente. Nelle monache e frati discinti. Dai comportamenti illeciti di oscure, sublimi condanne. Si respirano eternità molto terrene. Ma le visioni non finiscono qui.
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Poi, ci sono le immagini glamour, introspettive di Richard Avedon. Sono ritratti di anime colte e racconti di umane storie del Novecento. Da icone del cinema come Sofia Loren, Marylin, Audrey Hepburn. Meravigliosa Marella Agnelli Caracciolo. C’è il bianco e il nero nella sua essenzialità, con assenza di sfondi dove ciò che deve risaltare sono i volti, soltanto, o gli abbracci, i sentimenti. Avedon sa e vuole cogliere soprattutto stati d’animo. Riuscendoci perfettamente. Persino nei ritratti come quelli di Kissinger e Carter fino ad arrivare alle foto per le griffes più famose degli anni 80- 90.
“Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni”, dice il poeta. Io l’ho vissuto e sentito in una full immersion di bellezza.
Fino al 29 gennaio 2023, Palazzo Reale di Milano celebra Richard Avedon (1923-2004), uno dei maestri della fotografia del Novecento, con la mostra dal titolo Richard Avedon: Relationships che ne ripercorre gli oltre sessant’anni di carriera attraverso 106 immagini provenienti dalla collezione del Center for Creative Photography (CCP) di Tucson (USA) e dalla Richard Avedon Foundation (USA).
Fino al 26 febbraio 2023 a Palazzo Reale Milano, la prima retrospettiva in Italia dedicata a Max Ernst (1891-1976), pittore, scultore, poeta e teorico dell’arte tedesco, poi naturalizzato americano e francese.
Aperta al pubblico fino al 12 marzo 2023, “Bosch e un altro Rinascimento” celebra Jheronimus Bosch (1453 – 1516), noto in tutto il mondo per il suo linguaggio fatto di visioni oniriche e mondi curiosi, incendi, creature mostruose e figure fantastiche.
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