Nel deserto con il capo scout a parlare di emozioni e sentirsi amici
Stato Donna, 27 novembre 2022. Mi ha detto complice prima di uscire “Mamma questo sabato voglio far fare ai ragazzi un po’ di deserto”, e io l’ho guardato come se avessi capito, che poi io non sono mai stata Scout anche se in veritá sarei stata una Guida, quelle che da piccole si chiamano Coccinelle. Che tra l’altro sembrano animali gentili, così bellini con quel colore rosso ma quelle sono diciamo le influencer, le altre sono meno vistose ma non meno feroci. Predatori a volte cannibali. Bene, comunque io non lo sono stata una Coccinella, sono a posto.
Però, come mamma di Scout, le dovrei sapere certe cose, cavolo. “Dove non sai, arrivaci per intuito” mi disse una volta un tizio ma, se non mi ricordo chi fosse evidentemente non mi aveva troppo impressionata, o almeno non con i suoi aforismi, ma non credo. E quindi ho fatto uno sforzo, e mi è venuto in mente Gesù spinto nel deserto ma è troppo pensare a questo per dei ragazzi di 16 anni.
Che comunque anche Gesù l’hanno dovuto spingere perché non è bello per nessuno vivere il deserto inteso come ci viene in mente d’emblée, e cioè come momenti di solitudine e di dolore che non possono essere condivisi. Intanto perché come dice la parola, il deserto è deserto, non c’è nessuno. O almeno quello ci pare. Tipo un luogo morto, anche se in effetti è estremamente vivo, dinamico nel momento stesso in cui da torrido diventa gelido.
Da luminosissimo, buissimo. Tutto amplificato. Come le emozioni che in ogni deserto si riescono a sentire se si ha voglia di ascoltare. E dovremmo farlo tutti ogni tanto, di metterci in attesa di quei pensieri dai quali sfuggiamo, consapevoli e inconsapevoli. Di comprendere certe dinamiche tutte uguali, ripetute. Che i bravi chiamano “copione” ma per chi lo vive è solo dramma e dargli un nome non cambia l’essenza di quella sofferenza. Perché certe volte siamo fatti della stessa sostanza del dolore, altroché. E fanno poco le compressine prescritte da un medico che ha compreso quanto si è divorati e quanto si annaspi a cercare mani che non ci sono più o che sono lontane e il dolore diventa fisico perché Giovenale si era confuso e voleva dire che una mente sana ha un corpo sano.
È che tante volte non siamo educati a parlare di emozioni, di sentimenti, di dolore. Lo insegniamo ai nostri figli “una brava donnina non fa i capricci” “un ometto non piange” e poi l’orrore più democratico “non fare la femminuccia” apoteosi del sessismo, diretto a tutti senza remissione dei peccati. E lo guardo ammirata mentre prende il fazzolettone, lo zaino e le fotocopie sulle quali ha scritto delle cose da lasciare ai ragazzi, delle domande sulle quali riflettere in questo loro piccolo personale deserto e gli chiedo il permesso di fargli io una domanda e lo vedo fermarsi solenne, perché non è che una madre inizia così un discorso. “Sì” mi dice piano. “Avresti voluto, Francesco, che queste domande qualcuno le avesse fatte a te?” “Certo mamma, ma non tu, stai tranquilla. A sedici anni no”.
E lo ammiro infinitamente, lo stimo. Adoro la sua delicatezza e la capacità di leggere le persone. E penso che sono fortunati Matteo, Matilde, Leonardo, Tommaso, Adele, Riccardo ad averlo come capo quest’anno. E lui ad avere loro. Ed è anche bello che siano pochi. Parleranno meglio, condividendo deserti dei quali conserveranno il calore anche nelle notti buie e fredde, quando annasperanno a cercare mani e a volte le troveranno, a volte no.
Ma nel frattempo avranno conosciuto se stessi, avranno sperimentato la forza che posseggono, la determinazione che dovranno perseguire, il coraggio che li animerà. Avranno compreso il valore della condivisione e la dolcezza di un’amicizia vera. Avranno ricevuto qualche stilettata magari anche alle spalle. O un dolore che colpisce forte. Avranno iniziato ad avere la consapevolezza che a volte avranno solo se stessi su cui contare, ma questo non dovrà impedir loro di essere per gli altri qualcuno su cui contare. Poi sbaglieranno, cadranno, si faranno male, qualcuno li aiuterà a tirarsi su o li calpesterà. Ma si ricorderanno i momenti nella casina della Franca tra i boschi, con il camino acceso e il cuore giovane. Qualcuno più dolorante di altri, qualcuno più attento, qualcuno più timido. È bella questa gioventù, io ho una gran fiducia.