La storia di Emma, che vuole essere se stessa fra mille voci e giudizi
Stato Donna, 26 novembre 2022. Si chiama Emma e dice di sé che in famiglia è sempre stata considerata la “pazzerella”, la “ribelle”, quella che “vuole sempre strafare”, quella “un po’ fuori dagli schemi”, quella che “scalcia”. E così cresce, stacca il cordone ombelicale e dà seguito al suo sogno: realizzare una famiglia numerosa tutta sua, in cui amore e armonia regnassero incontrollati.
Ci prova con tutta sé stessa ad essere all’altezza del compito, rispetta il marito, lasciandogli tutta la libertà del mondo perché ci crede veramente che amare vuol dire rendere libero l’altro di essere sé stesso. Ma Emma dov’è finita nel frattempo? Sta rinunciando a sé stessa Emma e comincia il suo tormento. Emma ci prova, ci prova ancora, infine dice basta. E attorno a lei: “Ma tu sei la donna”. La famiglia, si sa, si regge se la donna lo vuole ed è disposta a sacrificarsi. Non puoi avere tutto, accontentati, in fondo a modo suo ti vuole bene. Mica ti picchia! Poi è sempre allegro e cordiale con tutti, è un brav’uomo.Va a fare spesso la spesa, ringrazia, tante volte cucina lui, sei fortunata.
Vai da sola agli incontri con gli amici, alle recite dei tuoi figli, alle cene familiari, sei fortunata che te lo lasci fare e non sia geloso. Ti lascia libera di coltivare i tuoi interessi nei ritagli di tempo faticosamente guadagnati, sei fortunata. Ti senti sola anche quando c’è fisicamente, sei tu la problematica, lui ti porterebbe con sé sempre.
Vuoi le sue attenzioni quando siete insieme? Quanto sei esagerata! Proprio una “rompi palle”, accontentati del fatto che sia con te. Sembra a te che ti trascuri, ma non è così, lui ti ripete continuamente quanto ti ami, sei tu che non gli credi. Ti dice sempre che sei la donna più bella, ma dubiti solo perché quando siete insieme guarda insistentemente ogni donna che passi, ma allora sei tu che sei gelosa.
Emma vacilla, a momenti diffida dei suoi stessi pensieri, del suo sentire, poi però … si fanno sempre più strada nella sua mente e le impediscono di dubitare. Suonano così: quando in macchina ha frenato di colpo, adirato per una discussione accesa, e tu in stato di gravidanza ti sei sentita in pericolo. Quando ti ha lasciato tornare a piedi da una strada lontana di campagna alla presenza dei bambini che in macchina saranno rimasti increduli. Tutte le volte che ha sminuito le tue considerazioni attribuendole a quella tipica presunta propensione della donna al dialogo che la renderebbe “pesante” agli occhi dell’uomo.
E la solidarietà delle altre donne? Dove sono le donne di Emma? Ma non ti basta amare i tuoi figli, godere del fatto che sono sani, che stanno bene? Non pensi a loro? Certo! Risponde Emma, questo appaga l’Emma mamma, ma Emma Emma che fine ha fatto, dov’è? Chi è? Emma Emma non c’è più! Tu devi avere un unico scopo nella vita, quello di proteggere i tuoi figli, loro devono venire sempre prima!
Emma mamma ne è convinta, ma sente che ha bisogno di nutrire Emma Emma per essere una madre migliore. Così a piccoli passi Emma racconta di aver ricomposto i pezzi di una identità frammentata da tutti i ruoli che le si richiedevano e che avevano finito per annientarla. Emma è stata coraggiosa, ha lottato contro questa fiumana di giudizi, ha avuto delle ricadute ma alla fine si è rialzata. Emma con molta fatica adesso cammina, e ogni tanto si ferma a raccogliere un pezzettino di sé.
(in copertina foto di repertorio)
Vulcania, 26 novembre 2022