La moda degli anni ’80? Nessun rimpianto, bella la libertà dei colori

Stato Donna, 13 ottobre 2022. L’ho vista mentre aspettavamo lo stesso treno, confuse tra un sacco di gente sulla banchina di questa stazione di provincia, dove le ragazze sono vestite tutte nello stesso modo. Jeans skinny, che quasi pensavo non si usassero più, t shirt bianca, anfibi o stivali neri e poi lui, il giubbotto di pelle, declinato nelle più svariate forme e lunghezze in realtà sempre più striminzite, ecologico o autentico. Praticamente come Fonzie, per capirci tra di noi, quelli che Happy Days ci ha cresciuti.

E i ragazzi, jeans larghi e felpe con il cappuccio, punkettoni li chiamano quelli che non lo sono, neanche fossimo tra le strade di San Francisco a scappare da gang del cartello sudamericano.

E poi ci sono le signore generazione X con una discreta tolleranza di margine, vestite come le influencer più famose, tra cappotti oversize su maglioni a costa inglese o di mohair quello grossone anche se ci sono ancora ventidue gradi, jeans da boy e sneakers bianche, che ormai sono il new tubino nero e non si negano a nessuno, neanche se si è alte due mele o poco più, come i Puffi. Ma sono troppe le citazioni che fanno intuire la mia età, mi devo controllare, sono dati sensibili.

Per questo non potevo fare a meno di notarla. Chi oggi indossa scarpe e borse dello stesso colore? Solo reduci irriducibili, mi vien da dire. In nuance poi con il blazer, addirittura. Oggi che la moda sceglie le scarpe declinate nello stesso colore del pantalone per quella continuità cromatica che slancia. Oppure le décolletés nude senza calze, per lo stesso motivo, se si indossa un abitino al ginocchio che non è propriamente l’ideale per sembrare più alte. E la borsa della stessa tonalità del cappotto, o della giacca, o del capo spalla che indossiamo. E anche se decidiamo per un colore neutro, sarà certamente in nuance con le scarpe, ma mai uguale. Pena l’accusa di essere vecchi.

Perché anche la moda oggi fa fatica ad essere imbrigliata in schemi fissi. Tutto diventa fluido a partire dai tessuti che perdono qualsiasi rigidità, alle occasioni d’uso che si intersecano di continuo, tra l’ufficio che si veste di eleganza e la cena fuori che diventa meno formale, a quei capi chic che prima si compravano per andare a teatro. Oggi a teatro si va con il cardigan di lana pesante e la gonnellona un po’ da figlia dei fiori, e il dolcevita di lamè o con le paillettes si usa per andare a lavorare, con i mocassini con plateau e un pantalone cropped di pelle a ridimensionare.

Ma è la vivacità a fare la differenza in questo inizio autunno che esplode colorato, coloratissimo, raccogliendo il testimone di un’estate accesa e luminosa e mi colpisce anche il linguaggio, che diventa metaforico e ci ricorda i fuochi d’artificio che appaiono improvvisi in certe notti d’estate. E fa da tramite ad un inverno che ci consolerà del freddo e delle bollette grazie a maglioni di lana grossa e allegra, come solo Benetton sapeva fare in passato, abbinati oggi in outfit coraggiosi e ricchi di fantasia. Il viola con il giallo sole, il verde bandiera con il fuxia, il rosso con il rosa shocking, il blu cobalto con il verde mela.

Ne abbiamo bisogno. Anche chi come me adora il nero nel total look (che comunque c’è sempre, state tranquille) si converte scegliendo non più, come magari in passato, solo gli accessori a ravvivare un outfit che è un attimo a scivolare da monotòno a monòtono, ma azzardando tinte accese che aiutano l’umore e ne abbiamo tanto bisogno tutti, che ce lo diciamo a fare.

No, non li rimpiangiamo gli anni ottanta con le sue spalline fuori misura e le gonne di una lunghezza improbabile che sta male a tutte e quelle tonalità da bibliotecaria della brughiera. Ci piacciono questi colori che ci danno energia e allegria, che li desideravamo ma non ci speravamo, il colore come scelta di coraggio nell’abbinare tinte in una maniera azzardata che mai avremmo pensato, e che usiamo per valicare le nostre personali frontiere dello spirito perché abbiamo voglia di esprimerci e di affermare anche una certa libertà nell’essere più noi stessi, a prescindere da quello che vediamo sui giornali e nelle vetrine.

Ed è esattamente questo il motivo per cui non possiamo che rispettare ammirati la disinvoltura, la personalità, lo stile e forse anche il pizzico di nostalgia di quella signora che certo non si confonderà mai nella massa e che ha ispirato queste considerazioni sulla moda sì, ma anche un po’ introspettive.

Simonetta Molinaro, 13 ottobre 2022

 

 

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