Domenico De Girolamo, imprenditore fra libri, treni e spray

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Stato Donna, 7 ottobre 2022. Una manciata di giorni fa, il 30 settembre, l’Università di Foggia e il mondo della imprenditoria e della politica di Manfredonia e Foggia hanno ricordato, nell’aula magna di Lettere di Foggia, la figura di Domenico de Girolamo, imprenditore, con il papà Armando e il fratello Nazario, dell’azienda di famiglia Lotras, un’azienda che da decenni muove treni per il trasporto di merci, con propri scali ferroviari in Puglia, nello scalo madre di Borgo Incoronata, e in Italia, e i cui vagoni attraversano l’intera Europa.

In platea

Il lavoro indefesso dei proprietari e dei numerosissimi collaboratori e lavoratori ne ha fatto una realtà molto importante nel mondo economico- italiano, partendo dal nostro territorio della provincia di Foggia. Perché ricordare Domenico nell’incontro intitolato “Racconti di vita e percorsi d’Arte su carta e ferro”? Perché questo ragazzo, nato nel 1981, il 28 agosto del 2020 ci ha lasciati. E ha lasciato la moglie e due bambine piccole, insieme ai suoi genitori, agli affetti più cari, in un compianto e rimpianto collettivi, che trovano una forma di accettazione soprattutto nel ricordo della serenità con cui ha affrontato l’impresa più difficile della sua vita. Insieme alla passione indefessa per questo suo lavoro innovativo.

 

Quello che il convegno ha voluto portare all’attenzione di chi lo conosceva bene o solo superficialmente è stata la straordinaria intuizione che questo giovane ha avuto nel suo lavoro. Con lui i treni si sono illuminati di scritte e di colori, in quei gesti artistici graffitari, nati come Street Art dall’altra parte del globo, e che oggi la Storia dell’Arte accorpa sotto il nome di Writing. E il libro sottolinea i passi con cui Domenico ha portato questa ventata di freschezza, anche visiva, nella sua azienda, prima in maniera spontanea, quando ha scritto sui piloni grigi del suo territorio, poi coltivando la teoria e la operatività – con lo pseudonimo, il tag, il nickname di RYO 1981 -, all’interno di un mondo lavorativo preciso, quello dei treni, come risposta al writing innovativo della metropolitana newyorkese, punto di partenza di questa arte potente, nata tra ribellismo e affermazione di sé; al punto da creare l’agenzia creativa Globcom e l’impresa editoriale Whole Train Press, che si occupa di questa branca dell’arte e che coagula intorno a sé i writers di tutto il mondo, diventati negli anni tutti amici amici.

Mondo di cui Domenico è stato anche grande mecenate. Il bellissimo libro che dà informazioni e testimonianze sui risultati raggiunti è stato definito grazie al passaggio di testimone alla giovane moglie, Teresa Santoro, e alla condivisione della famiglia de Girolamo. E le parole di questi artisti testimoniano comunanza di intenti, di passione, di relazioni umane di altissimo livello.

Davanti ad un parterre che inglobava quasi tutto il consiglio comunale di Manfredonia, politici appena eletti come l’on. Gatta, i collaboratori, gli amici e gli accademici dell’Università di Foggia, (con cui da tempo la Lotras intesse rapporti per la formazione di esperti di logistica e per borse di studio), i presenti, con una attenzione reverenziale, hanno ripercorso con i relatori tutto il lungo, costante ed entusiasmante percorso imprenditoriale di Domenico, guidati dai video e dalle parole di ricordo.

Il connubio lavoro, arte, vita, amicizia, attenzione alle qualità umane, ha fatto sì che le persone che hanno tenuto gli interventi (dai saluti istituzionali del vice Rettore, prof. Sivi, a Giovanni Tamburrano, Responsabile Conunicazione Lotras, a Pietro Rivalsi, Curatore Indipendente, fino a Giuseppe Catalano, che è il Coordinatore Struttura Tecnica di Missione Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili), hanno parlato di Domenico soprattutto come amico, e la loro presenza ha trovato la giustificazione non in qualità del ruolo che ricoprono, ma in quello di una amicizia vera, cementata da un grandissimo affetto.

È il caso del sindaco di Manfredonia, Gianni Rotice, commosso di fronte alla nostalgia per questo giovane di cui aveva ammirato, ricambiato, le grandi qualità. Ma la commozione discreta è stata la cifra di tutti gli interventi. Anche quelli del papà Armando, che ha confessato che solo con il tempo era riuscito a comprendere le scelte innovative che il proprio figlio portava nell’azienda. Si è quindi messo umilmente in ascolto, ha indagato un mondo a lui sconosciuto, ne ha apprezzato il valore, ha riscoperto una parte del figlio che non conosceva, e, nel continuare sulla sua strada nella vita di ogni giorno, ogni giorno “ritrova la vita del figlio”.

Questi sono i padri che non hanno paura di sottolineare le fisiologiche distanze generazionali, distanze che poi sono colmate per l’avvicinamento creato dall’amore fra genitori e figli, distanze che consentono anche ai padri di rispettare la vita dei figli e, come ha ricordato la prof.ssa Rossella Palmieri, docente di Letteratura teatrale all’Unifg, di lasciarli liberi di trovare un giusto equilibrio tra valori appresi e istanze individuali.

Abbraccio fra il sindaco Rotice e i familiari di Domenico

In un pomeriggio in cui l’arte ha fatto da padrona, la docente ha accennato a tutta la letteratura sempre incoraggiante su questi scarti generazionali, che fanno avanzare la micro storia dei singoli e la macro storia delle grandi intuizioni. Domenico, questo “ultimo degli ultimi ferrovieri anarchici”, questo “grande artista dal cuore ferroviario” ha intuito che nella condivisione dei gesti e delle passioni la relazione umana ne esce rafforzata.

E nell’applicare la cosiddetta “inutilità” di un bene artistico al mondo della economia, ha concretizzato la figura dell’imprenditore il cui interesse principe non è il profitto ma il bene dei lavoratori e dei fruitori dello stesso sistema economico. Se l’Arte – come ci spiega dalla notte dei tempi Aristotele, e come ha confermato il genio di Kant – non solo è armonia e bellezza che imita la Realtà, ma è anche tutto ciò che alimenta lo spirito di chi guarda all’oggetto artistico in cui lo Spirito stesso si è incarnato; se essa induce a moti dell’animo, anche di stupore e di angoscia, ma mai senza un pensiero di riflessione e di consapevolezza, certo i treni pensati da Domenico qualcosa hanno detto nelle stazioni del mondo.

Hanno gridato che ci può essere una esplosione di colori, di vita, in un lavoro apparentemente meccanico e sempre uguale. Ci può essere un rispetto per il pianeta, con una visione chiara del Green su cui oggi tanti sono costretti a discutere e a venire a patti. L’intuizione del giovane imprenditore manfredoniano, che amava la sua terra ma che con la mente abitava il mondo, ha trovato proseliti o comunque si è avvicinata alla bellezza con cui la metro di Napoli accompagna da tempo i suoi viaggiatori e con cui a Milano finalmente si darà spazio ad una nuova visione del mondo industriale. L’arte come riscatto dello spirito e della sensibilità umana in un mondo pesantemente orientato sui numeri e non sulle persone. Questo il merito grande di un grande e giovane imprenditore del Sud.

Maria Teresa Perrino, 7 ottobre 2022