“Il Signore delle Formiche”, il film che fa luce su una clamorosa accusa
Stato Donna, 21 settembre 2022. Il Signore delle formiche di Gianni Amelio, film in concorso al Festival del Cinema di Venezia, è nelle sale da alcuni giorni. Ci narra la storia personale e processuale del Professor Aldo Braibanti, fondatore di una sorta di circolo artistico e polo culturale per giovani, scrittore di opere teatrali e mirmecologo (studioso delle formiche), oltre che già partigiano.
Nella sua vita condotta lontano dai riflettori, isolato, e circondato dai suoi paideios, viene mal visto dalla comunità di origine, che cova e sobilla dicerie e odio, che sfociano in una accusa gravissima, quella di plagio. Statuito dall’art. 603 del Codice Rocco (codice fascista antesignano del nostro Codice Penale) che puniva chiunque assoggettasse a sé un’altra persona.
L’accusa mossa a Braibanti vedeva come vittima un giovane, Ettore (nome di fantasia), col quale lui aveva una relazione affettiva omosessuale che li aveva portati a trasferirsi insieme a Roma. Primo e unico caso di contestazione di tale reato, creò scalpore, mobilitando diverse forze politiche e sociali a difesa del professore, affiancato solo da Ennio (magistrale Elio Germano), giornalista de L’Unità e persona divenuta amica e solidale, seppur con le censure editoriali.
Accusato più dal bigottismo della sua comunità e dalla vergogna della famiglia di Ettore, prima ricoverato coattivamente in una clinica psichiatrica e poi abbandonato, che da un vero impianto accusatorio. La condanna, a 9 anni, in primo e secondo grado, si stemperò poi in 2 anni di galera e nel condono per “meriti partigiani”. Come se un colpo di spugna insaponata potesse levar via il fango gettato su un’anima pura, sfuggente, colpevole solo di un amore non convenzionale per gli anni ‘60.
Un film bello, a tratti frettoloso nella narrazione di alcune fasi salienti, ma che fa luce su un fatto storico, su una storia umana, giuridica, culturale, che merita di essere approfondita. I cui canoni di odio sono ancora oggi, purtroppo, forti e visibili.