Stato Donna, 12 settembre 2022. Alle 17:43 di questo lunedì 12 settembre gli ultimi invitati alla solenne commemorazione lasciano la cattedrale di San Giles dove la bara della Regina Elisabetta II era arrivata dal castello di Holyrood, ad Edimburgo. Le principali personalità della Scozia, insieme alla Premier inglese Liz Truss, alla presenza del Re e della famiglia reale, hanno preso parte al servizio funebre dopo che le spoglie della regina erano state accompagnate in processione in chiesa, con la macchina che sta attraversando a passo d’uomo, in due giorni, le principali città scozzesi e la stessa Edimburgo.
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Sul catafalco, i fiori raccolti nel giardino del castello di Balmoral, luogo d’elezione per Elisabetta – qui aveva trascorso la luna di miele con il principe Filippo; qui si è sentita sempre a casa, in una dimensione più intima rispetto alle altre residenze reali. Lungo l’itinerario percorso dal feretro, sui due lati della strada, si è vista tanta gente aspettare per ore pur di salutare per un attimo il passaggio della sovrana, in attesa di poter entrare poi nella cattedrale per renderle l’ultimo saluto.
Sono un po’ strani questi scozzesi. Nelle interviste che molti di loro hanno rilasciato in queste lunghe ore, tanti si sono dichiarati non monarchici e tuttavia sinceri estimatori di questa sovrana, di cui hanno ricordato la grande amabilità e soprattutto il profondo amore per la Scozia. Secondo qualcuno, pare quasi che Elisabetta abbia scelto di morire proprio nel luogo da lei più amato. E sempre questi scozzesi, che proporranno nuovamente e a muso duro un nuovo referendum per l’indipendenza da Londra, hanno applaudito anche il passaggio del nuovo sovrano alla conclusione della cerimonia funebre.
I rapporti deteriorati con la Scozia la monarchia inglese li ha vissuti nel periodo più tragico con un’altra regina, guarda caso di nome anch’essa Elisabetta: Elisabetta I, la Grande, quella dell’età d’oro per l’Inghilterra definita appunto elisabettiana, quella di Shakespeare. Imparentata da parte di padre con la regina scozzese Mary Stuart (la nonna di Mary era sorella di Enrico VIII, padre di Elisabetta), che aveva qualche ragione per ambire al regno d’Inghilterra e che Elisabetta fece decapitare.
E l’ombra della violenza della decapitazione incombe nel rincorrersi dei nomi di ieri e di oggi, se si pensa che anche Carlo I, nipote di Mary Stuart, subì questo tipo di morte. In questi giorni qualcuno ha notato l’audacia della regina Elisabetta II nel chiamare Carlo il suo primogenito: non è un nome che evoca fausti pensieri, si è detto. Ma questo non rappresentava evidentemente un problema per la sovrana.
Mandare a morte Mary Stuart, secoli fa, fu un atto di grande significato che ha segnato profondamente un prima e un dopo nella storia delle monarchie. L’idea stessa di condannare alla pena capitale una sovrana unta da Dio (aveva solo sei mesi quando divenne regina di Scozia e poi per matrimonio fu per poco anche regina di Francia, in una vita profondamente tragica) ha costituito un precedente che non ha poi permesso a nessun sovrano successivo di dormire sonni tranquilli.
E pensare che questa violenza non ha fatto altro che portare sul trono, alla morte di Elisabetta – mai sposata e senza eredi diretti – come unico erede proprio il figlio di Mary Stuart! Valeva la pena versare quel sangue e serbare un rancore che si nutriva di intrighi e di una prigionia per la regina scozzese durata vent’anni, per poi riunificare i regni di Inghilterra e Scozia proprio sotto il figlio della rivale, quel Giacomo VI di Scozia poi diventato Giacomo I d’Inghilterra?
A pensarci viene da rispondere che no, non ne valeva la pena. E chi fu poi il successore di questo re? Non possiamo sbagliare, lo abbiamo già citato: quel Carlo I, ucciso a sua volta. Insomma. Unioni e disunioni. Secondo logiche difficili da accettare per noi comuni mortali. E allora comprendiamo l’“odi et amo” di questi scozzesi verso la regina appena defunta, loro fieri da sempre, e imprigionati dalla storia (ricordate il bel film di Mel Gibson “Braveheart- Cuore impavido?) a combattere ostinatamente e all’infinito per l’indipendenza. Evidentemente questa regina aveva saputo amarli e apprezzarli e, soprattutto, rispettarli se ha ricevuto tanti omaggi e tutti sinceri.
Ora tanti aspettano le mosse del nuovo re, per vedere se saprà gestire, come ha fatto la madre, una situazione geopolitica complessa già in casa. Fra abbandoni nel Commonwealth recenti e futuri, si dice anche che lo stesso Galles sia in fermento. Vedremo più avanti i passi successivi di questa cronaca che poi si sedimenterà come Storia.
(la foto in copertina da theitaliantimes.it)
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