Stato Donna, 12 settembre 2022. Di solito, non é il titolo che mi fa scegliere un romanzo. Devo “annusarne” le pagine, le parole, sentirne l’anima. Questa volta, invece, é stata attrazione immediata e l ‘istinto, come il cuore, non sbaglia mai. Come la pelle. Il romanzo è “La Segnatrice” di Elena Magnani (Giunti editore).
Infatti, è la Toscana della Garfagnana, di Lucca, dell’ appennino Tosco-emiliano, terra dell’anima, delle mie vacanze da quando ero in fasce fino alle soglie dell’ università, che è lo scenario incantato di questa storia.
Anna, la Segnatrice, è una giovane partigiana nella terra occupata dai tedeschi in ritirata. Odiosi, pieni di rancore, per esser stati traditi e a ridosso dell’ eccidio orribile di Sant ‘Anna di Stazzema. Ci sono i nemici da combattere e lei che ha l’arte di “segnare”, di convogliare le forze del bene (anche del male) tramite antichi rituali, connessi anche con gli elementi naturali, per la guarigione di corpi e anime. Un potere grande, antico, tramandato.
Anna è prescelta dalla zia Maria per la trasmissione. Come lo è stato suo padre, morto in guerra. È un vortice di personaggi che ruota, attorno ad Anna. Sua, madre, il fratello partigiano, l’altro fratello Andrea che è soldato e non torna, le bande partigiane. Tutta una comunità che la conosce e rispetta, lei la “Segnatrice”, umile, forte, bellissima fanciulla in fiore, sconvolta dall’amore. Quello peggiore, proibito, per il nemico, che ha gli occhi verdissimi, del tenente Mathias, di nobile famiglia, pieno di demoni interiori, risoluto nel riscatto della sua famiglia in rovina.
Ma, in questa storia fluida dalla scrittura e struttura liscia, limpida anche se vorticosa di sentimenti come un fiume di montagna -che sa tanto di Suite Francese, di Paziente Inglese, oltre la drammaticità di “Una questione privata” di Beppe Fenoglio- il coraggio è tutto. Contro una guerra maledetta, il tradimento che aleggia ovunque, la violenza ottusa, assurda, la miseria morale e materiale. Intrepida, Anna affronta tutto come solo una donna sa fare. Prende, vive il suo amore infrangendo anche i demoni di Mathias.
Lei, che “segna”, che toglie il male, come tante donne anche della mia terra, quelle che tolgono “la fascinatura”, al confine dell ‘arcano. Una dimensione del sacro, dove la donna matriarca e genitrice, é protagonista assoluta, sia nel bene che nel male, se vuole. Dimensione e racconto del potere salvifico della vita connesso con le forze potenti della natura che parlano solo a chi sa e può ascoltare.
Esseri straordinari come Anna connessa con la sincronia universale. Questa è la potenza e il fascino narrativo di questo romanzo. Anna fa fiorire, dona, ama fino in fondo con tutta la forza indomita della rinascita e della speranza come il canto solitario di un usignolo all’alba. Quella della vita, della natura, che non si arrende mai.
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