Yoga Space (XV) Il settimo Chakra dimora della coscienza

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SIMONA CAPUTO

Stato Donna, 10 settembre 2022. L’ascolto e l’osservazione dei moti dell’anima, degli stati di stress, e dello scorrere più o meno libero delle energie che ci portiamo dietro, costituiscono un buon punto di partenza per l’osservazione di talune condizioni fisiche, le cui conseguenze cominciano ad assumere un carattere certo grazie alla ricerca bio-medica.

Ad esempio, la meditazione ha un grande effetto sull’attività dell’amigdala. Quest’ultima costituisce un crogiolo di nuclei nervosi situati nella calotta cranica dietro le cavità oculari, gioca un ruolo centrale negli stati di ansia ed è comprovato che attraverso la meditazione, la sua produttività rallenta, e si riducono così pensieri che veicolano stati d’ansia e di paura.

Sebbene normalmente, si cominci col descrivere il chakra della base o delle radici, io vorrei intraprendere un percorso al contrario.

Tale sede coincide fisicamente con la cosiddetta fontanella, di forma romboidale che sovrasta il cranio. Bisogna intendere tale chakra come dimora della coscienza, come una porta che si apre nei due sensi, uno rivolto verso i mondi superiori e un altro verso quelli inferiori. Esso è il precettore di tutta la consapevolezza, quella che contempla il tutto e che tutto trascende. Possiamo concepire il Sahasrara Chakra come un testimone, che detiene il pensiero, che ci aiuta a comprendere e a conferire significato.

Attraverso il pensiero e il significato, si sviluppa la comprensione e si realizza una connessione tra il sé individuale e quello universale. Concepire sé stessi come un micro universo, studiarsi e osservare con consapevolezza le concatenazioni e i legami tra le varie componenti personali, per poi trasferirle al macrocosmo, alla società intorno a noi, questo è possibile grazie al funzionamento del Sahasrara chakra , un veicolo di formazione della coscienza cosmica.

Se ci fermiamo e notiamo come ci dedichiamo alla ricerca di significato, possiamo capire dove opera questo chakra. Lì dove ci chiediamo perché è accaduto qualcosa, utilizziamo una coscienza cognitiva, mettiamo insieme in modo ordinato dei pensieri, analizziamo l’accaduto.

Qualche altra volta invece, lasciamo che la mente raccolga tanti elementi contemporaneamente e senza interrogarci sul perché o sul come, lasciamo che si sviluppi una meta coscienza, più libera e trascendente. L’immanenza è la consapevolezza del divino dentro di noi. Sia qui che lì, operiamo attraverso il settimo chakra.

Simona Caputo, 10 settembre 2022