Il temuto e conteso collegio di Foggia che nel 2018 fu una sfida tra donne
Stato Donna, 2 agosto 2022. È l’inizio di campagna elettorale più blindato, nel senso delle incertezze sul territorio, degli ultimi anni. Il refrain di questi giorni – in cui parlano e trattano e proclamano i leader nazionali dei partiti- è “non sappiamo nulla perché decide tutto Roma”. Abbastanza abbottonati anche i parlamentari uscenti, preoccupati più della loro sorte che di comunicare con la base, anche perché forse non avrebbero certezza di notizie.
Questa confusione troverà, a breve, i suoi chiarimenti. Ma veniamo alle politiche e consideriamole anche in relazione a quelle del 2018. Chi erano i nomi delle candidate della provincia di Foggia, almeno nei partiti più suffragati? Oltre alle parlamentari elette e uscenti, tutte del M5s in provincia di Foggia (Rosa Menga, Gisella Naturale, Maria Luisa Faro, Francesca Troiano, Carla Giuliano), avevamo in campo Iaia Calvio, Colomba Mongiello, Lia Azzarone nel Pd, Rosa Caposiena e Michaela Di Donna in Fi, Anna Lamedica al Senato per Fdi.
Vediamo un po’ il collegio di Foggia. Per le prossime politiche si prepara un’arena di confronto molto difficile che, con il taglio dei parlamentari, si è molto ampliata comprendendo il capoluogo, la zona ovest, Lucera, S. Severo. Nel 2018 il confronto foggiano si giocò tutto al femminile fra Rosa Menga, Lia Azzarone e Michaela Di Donna. Vinse la prima, come in tutti i collegi dove il M5s fece incetta di uninominali, e lo sappiamo. Ma ricordiamo che con i suoi circa 40mila voti Michaela Di Donna doppiò il Pd. Sebbene giungano voci che la cognata dell’ex sindaco Franco Landella vorrebbe e potrebbe ricandidarsi, il centrodestra inteso come Fi, Fdi e Lega non sembrerebbe interessato, tranne considerare le oscillazioni di quel serbatoio elettorale.
Chi abbraccerà quel collegio e quel territorio? Non si sa, c’è anche la variabile della candidatura di Giuseppe Conte, che manda in visibilio la base del M5s e potrebbe rappresentare un’opzione altra rispetto alla corazzata Pd e partiti del centrodestra,oltre che una calamita del voto d’opinione, dato che non sfugge nemmeno ai suoi avversari.
Un’altra scuola di pensiero, agli esami molto presto, è quella che vede candidato l’assessore regionale al bilancio Raffaele Piemontese (mister preferenze con 21mila voti alle regionali) nel collegio di Foggia mentre in quello del Gargano correrebbe il forzista Giandiego Gatta, il più suffragato di tutti i partiti alle regionali del 2010 e campione di preferenze pugliesi nel suo partito nelle due successive regionali. Questa volta il collegio comprende molti più paesi del Gargano dove la voglia di riscatto rispetto alla schiacciante vittoria pentastellata, che mise tutti gli altri partiti all’angolo in quel fatidico marzo, si percepisce nettamente. Gatta doppiò i voti di Michele Bordo (Pd) ma non ebbe il posto nel listino, le percentuali del M5s fecero il resto. Da quello che ci risulta Giandiego Gatta è pronto a rigiocarsi la sua partita in Fi. A questo proposito, se Piemontese si candidasse sul Gargano e avesse un confronto diretto con Gatta, si prospetterebbe un confronto nel collegio tipo polveriera d’autunno?
Su Foggia, S. Severo, Lucera, Monti Dauni punterebbe anche l’uscente presidente della provincia Nicola Gatta, sindaco di Candela, e resta da capire ai civici di Emiliano quali collegi saranno assegnati.
Al netto di tutti i campioni di preferenza che negli anni hanno costruito la loro base elettorale, e si tratta di uomini, Stato Donna auspica che il rispetto dell’equilibrio di genere nei collegi non sia solo secondo legge ma che veda delle parlamentari elette e che, diversamente, non si trasformi nella giostra dei collegi “sicuri” con il paracadute per qualcuna secondo esclusive logiche di segreterie di partito.
D’altro canto, da quello che ci sembra di capire, la rigidità dei militanti rispetto a candidature “aliene” questa volta ha il suo peso. Lo ventilano nella Lega, con una punta di rivalsa per quel seggio scattato a favore di Annamaria Tateo e nel contesto di partito in cui qualche dirigente sottolinea l’impegno dei locali. Joseph Splendido potrebbe riscendere in campo come 5 anni fa, dato in corsa alle politiche è anche Raimondo Ursitti.
Sulle prospettive è più taciturno il Pd, tutto allineato e coperto di fronte alle parole del suo leader ma alle prese con un puzzle di assegnazione collegi per nulla semplice, essendo un partito molto forte e strutturato che da 15 anni governa la Puglia e avendo Emiliano concentrato intorno a sé una serie di transfughi da altri partiti, o civici o simpatizzanti di area. E’ di poco fa, inoltre, l’accordo fra Letta e Calenda con il 70% dei collegi al Pd e il 30% ad Azione+Eu. Nel frattempo Sinistra Italiana sta decidendo con i suoi iscritti.
Alle regionali del 2020 dalla Capitanata si schierarono varie candidature femminili. Due anni dopo, e in concomitanza con le politiche, ci siamo chieste: cosa resta di quel fervore partecipativo che si intrecciò con la battaglia per la doppia preferenza alle regionali pugliesi? E quante di quelle partecipanti sono rimaste in campo? Perchè il discorso al maschile ritrova sempre la sua linea, orientativamente. Diciamo subito che alcune di loro sono scomparse dai radar della politica, qualcuna ha dismesso la veste di partito per abbracciare un percorso civico, qualcun’ altra resta in un più fluido contesto politico che ruota intorno alla Regione. Altre continuano l’attività nei coordinamenti cittadini e provinciali, qualcuna ha cambiato residenza. C’è chi, unica donna eletta in Capitanata, Rosa Barone, è assessora nella giunta di Emiliano e qualcuna, come Anna Maria Fallucchi, che sarebbe fra i nomi papabili in un collegio di Fdi alle prossime politiche, ipotesi sul tavolo.
Ciò che ci premeva, alla fine di quelle regionali, era capire se i percorsi intrapresi dalle donne della Capitanata potessero avere un seguito attivando una serie di relazioni per “costruire” una propria futura candidatura, anche in sostegno reciproco, per quanto possibile. Della continuità di quella fase elettiva, in quanto a carte da giocare nuovamente e direttamente, non ci pare che si ipotizzi granché, tranne qualche caso, come se ci fosse sempre una futura competizione elettorale in cui cominciare a porre delle basi o, detto più francamente, ci penseranno domani. Si procede in provincia di Foggia- ma riguarda tutta l’Italia- molto lentamente secondo il trend che vede le donne candidate in base alla legge ma da cui risultano poche elette. Vedi le regionali, vedi le amministrative.
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