Adolescenza ieri, oggi e perché

Stato Donna,1 agosto 2022.Aiuto mio figlio è adolescente”… mi dice una mamma… nello scenario collettivo l’adolescente è un giovane ribelle, disubbidiente, che risponde male agli adulti, una sorta di Terminator fuori controllo che domina la scena.

Le spiego che l’adolescenza oltre ad essere il passaggio da bambini ad adulti è caratterizzata da un’alterazione ormonale che genera cambiamenti repentini e austeri; dà al giovane un’accesa voglia di dimostrare il proprio valore e di uscire dalle regole dove per tanto tempo si è sentito limitato e stressato. Nonostante la disciplina sia utile e necessaria per una sana educazione, spesso viene vissuta dai figli come freno al proprio essere e al proprio sfogo portando con sé le conseguenze del caso.

Anche l’apparizione delle pulsioni sessuali accentuano questo bisogno di libertà d’azione accompagnate da una crescita corporea che li porta ad essere simili ai genitori sia come altezza che come forza e che dà loro il coraggio di affrontare e sfidare il mondo adulto con disinvoltura e spavalderia facendosi strada con l’atteggiamento tipico di chi si sente invincibile e alla conquista del mondo.

“Ma come mai i giovani d’oggi non ascoltano e fanno ciò che vogliono? Io ricordo che ubbidivo ai miei genitori e chiedevo il permesso prima di fare qualcosa”… mi chiede la signora… annuisco ricordando la mia infanzia e confermando come siano cambiati i tempi, forse troppo severi una volta e troppo permissivi oggi.

Le parlo del cambiamento che ha subito l’educazione e di come nelle scorse generazioni le regole fossero un punto fermo per tutti. In epoche passate agli adulti si dava ragione e i figli non osavano contraddire. Le punizioni erano severe e servivano da monito per evitare la ribellione. Tutti viaggiavano sulla stessa lunghezza d’onda. Genitori, nonni e insegnanti trasmettevano la stessa cultura sul ruolo dei figli e degli adulti. Guai a sbagliare o andare contro quei principi, si aveva la peggio! Questo era forse esagerato ma sicuramente oggi si rasenta l’assoluto opposto.

Mentre un tempo gli adulti non transigevano la disubbidienza e decidevano per la prole, oggi ci troviamo in una realtà nella quale il bambino ha un ruolo “sovrano”, è posto su un piedistallo dove il mondo gli gira attorno. Questa educazione ha abituato genitori e figli a muoversi secondo le necessità e i piaceri dei piccoli, in una dimensione anarchica che vede tutti proiettati verso se stessi a discapito degli altri.

Negli anni si è dato potere alle conseguenze psicologiche dei bambini, per questo i messaggi che sono arrivati dai media, dai cartoni animati e dagli specialisti, sono stati rivolti ai genitori quali principali artefici degli squilibri dei figli. Ciò ha portato ad avere una generazione di adulti attenti a soddisfare ogni capriccio dei bimbi quale segno di successo genitoriale. I risultati, però, li vediamo tutti i giorni…

Gli adulti stessi hanno subito una trasformazione nel tempo, una volta la famiglia era fondata sul “matrimonio” cioè sulla madre, era una realtà matriarcale. Era la donna, la mamma a tenere uniti, a riunire il nucleo casalingo; era lei a filtrare i conflitti, a sedarli e dissiparli; era lei che accudiva, nutriva e scaldava il focolare; era sempre lei presente per tutti. Oggi la nostra società è “patriarcale”, il suo significato deriva da padre, ossia il compito del padre che in latino è patrimonium. Sì la nostra società è fondata sul patrimonio, uomini e donne lavorano per mantenere la famiglia e garantire un futuro ai figli. È evidente come questo stato di cose abbia allontanato le mamme dal loro compito originale, la società ha favorito la separazione delle famiglie, i figli si sono ritrovati soli e l’addizionarsi degli impegni e la stanchezza hanno smorzato la severità dei genitori cedendo il posto all’insistenza dei figli e ai loro capricci.

La mamma che si era rivolta a me cominciò a riflettere sulle sue abitudini familiari e si riconobbe in alcune sfaccettature del discorso, mi disse che avrebbe fatto il possibile per stare più vicino a suo figlio migliorando l’ascolto e captare le criticità tra loro. Ne fui contenta. Iniziò anche un percorso con me per correggere alcuni suoi atteggiamenti, ebbe ottimi risultati e presto ricucì la relazione con il figlio.

I saggi sostengono che tutto ciò che arricchisce la conoscenza determina un progresso e la consapevolezza permette di evolvere, potenziare lo sviluppo dei rapporti umani e dei talenti personali. Educare i figli è un’abilità che si acquisisce con l’esperienza e la cultura, ogni figlio è a sé e ogni relazione porta a maturare nuovi saperi e sensazioni. È compito di ognuno far tesoro degli insegnamenti dei saggi, di chi ha avuto eccellenti risultati e dei ricercatori che in materia hanno sempre da scoprire e rivelare nuove metodologie.

Ogni figlio è un soggetto unico e il suo percepire costituisce il 50% dei risultati, con amore ed empatia un genitore può raggiungere l’equilibrio necessario per vivere e far vivere tutti bene. Quello di genitore sarà anche un compito arduo ma ponendo basi solide può veder risplendere il sole dopo qualsiasi tempesta e rinsaldare l’amore in famiglia.

Prima di tutto da mamma e poi da professionista, invito ogni genitore a dedicare del tempo prezioso ai propri figli per coltivare quell’amore e quel legame che durerà per sempre, a togliere il proprio ego, a creare dei confini per far crescere bambini sani e protetti così da permettere loro di conquistare poco per volta gli spazi in cui muoversi liberamente e gioire per le loro piccole vittorie.

Il grande Carl Gustav Jung disse che “I bambini vengono educati da quello che gli adulti sono e non dai loro discorsi”, seguire questo principio è il preludio di un’adolescenza equilibrata e sana che farà vivere tutti in armonia e pace. Sorrisi

Dott.ssa Elena Beltramo

Redazione

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