“Volevo diventare hostess di volo, sono imprenditrice per destino e sfida”

Stato Donna, 16 luglio 2022. La vita di Lucia La Torre è così ricca di impegni e di ruoli-oltre a quello, da oltre 40 anni, di gestione del negozio Prenatal di Foggia- che le chiediamo, prima di tutto, di cosa si occupi oggi. È vicepresidente Confcommercio Foggia, membro del consiglio e di giunta della Camera di Commercio, presidente provinciale di “Terziario Donna”, un gruppo che in Italia rappresenta oltre 250mila imprese femminili.

“La questione del lavoro femminile mi sta particolarmente a cuore- dice subito a Stato Donna-. È tempo di affrontare il tema dell’aumento e della utilizzazione delle competenze delle donne che rappresentano una risorsa fondamentale e insostituibile per la ripartenza economica del nostro Paese. Abbiamo fatto tanti passi avanti ma ci sono ancora differenze: il fatto che le donne guadagnino di meno degli uomini, che rinuncino sempre loro al lavoro per la famiglia, che nel periodo del Covid abbiano pagato il prezzo più alto. Il percorso da fare è ancora lungo e bisogna accompagnarlo, diciamo che “non siamo più ma non siamo ancora” e, dal canto nostro, ci dobbiamo impegnare a esserci in molti contesti. Noi spesso lasciamo correre anche quando ci accorgiamo di qualche “scorrettezza maschile”, che dipende da una questione culturale.

Cioè?

Gli uomini non sono abituati al fatto che le donne sono in grado di affermarsi in ogni campo, siamo il 50% del paese ma non siamo abbastanza rappresentate in tutti i campi. Di fronte ad alcune scorrettezze, spesso lasciamo andare perché magari siamo prese da altro, perché la famiglia ci interessa più di qualsiasi altra cosa o, semplicemente, perché siamo impegnate ad armonizzare il tempo del lavoro e della famiglia”.

Tu sei stata la prima donna nella giunta di Camera di Commercio a Foggia. Che ambiente hai trovato?

Mi sono trovata bene con tutti i vari presidenti, c’è sempre sato sempre un rapporto di stima e di proficuo scambio di esperienza. Purtroppo gli uomini ragionano da uomini. Gli incarichi? Tendenzialmente li affidano ad altri uomini perché non ci pensano proprio, per questo dico che le donne devono esserci. Per esempio la Camera di Commercio ha appena emanato dei bandi sulle imprese femminili, ecco io ho chiesto e ottenuto che ci fosse una premialità più alta rispetto ai bandi precedenti, cioè al 15%, proprio perché credo che, in questo momento, le donne abbiano bisogno di ancora più supporto.

Gruppo Terziario Donna Foggia con la past president Patrizia Di Dio

Ti eri iscritta all’inizio degli anni ’70 alla facoltà di Lingue a Roma. Poi cos’è successo?

Volevo diventare hostess di volo, questo era il mio sogno. Poi, in estate, al primo anno di università, lavorai presso il negozio Prenatal di Foggia per guadagnare un po’ di soldini. Doveva essere un impegno temporaneo da giugno a settembre ma sono ancora qui, da allora.

Perché hai cambiato i tuoi piani?

Il negozio versava in condizioni critiche dal punto vista contabile e commerciale, stavano licenziando varie persone. Un giorno arrivò il direttore generale da Milano e tenne un colloquio con tutti cominciando da me, che ero l’ultima arrivata. Mi chiese se mi sarebbe piaciuto gestirlo quel negozio. “Ho in mente una rivoluzione, cerco giovani”. “Ho solo 19 anni”, risposi. E lui: “Si può essere capaci o incapaci a tutte le età”. C’era comunque da convincere mio padre: chi poteva dirglielo visto che mi ero appena iscritta all’università e quell’anno avevo preso casa? Insomma, ci parlò lui e sono rimasta in negozio, volevo volare e invece… Oggi non sono dispiaciuta di quella scelta anche perché fu una sfida, prima di tutto con me stessa, e a me piacciono le sfide.

Gare di Pattinaggio in villa comunale a Foggia-(1978)

E il negozio si riprese?

Sì, totalmente. Io volevo che il negozio fisicamente uscisse, andasse verso la gente, verso la città. Ogni occasione era buona per far conoscere e imporre il nostro marchio. Fui la prima a sottoscrivere convenzioni con gli ospedali specializzati di maternità e pediatria per la fornitura di tutine, ciripà e lenzuoline da culla. Poi nel periodo natalizio fornivamo giocattoli ai Cral delle banche e istituti vari che organizzavano la consegna dei regali della befana ai figli dei dipendenti. Spesso organizzavamo eventi nel parco giochi della villa comunale per distribuire i volantini delle nuove collezioni e, nell’occasione, coinvolgevamo i bambini in gare di pattinaggio. Noi stesse tracciavamo il percorso, preparavamo scritte e fasce con il nostro logo e invitavamo l’assessore comunale per la premiazione. I tempi erano diversi, occorreva ingegnarsi in tutto, so solo che il giorno dopo queste iniziative il negozio era pieno di gente.

E da Milano cosa dicevano?

Quando videro che le cifre aumentavano e gli dissi delle iniziative e delle promozioni si arrabbiarono tantissimo. Il direttore mi rimproverò il fatto che avrei dovuto avvisarlo dato che siamo una catena di negozi, e non il negozio della “signora Maria”. Non sapevo cos’avrebbe deciso, se sarei rimasta al mio posto. Dopo qualche giorno non solo mi disse che avevamo fatto un ottimo lavoro, ma mi assegnò un compito molto importante, fare formazione a nuove direttrici di negozio. Addirittura arrivavano da Milano per formarsi a Foggia. Ricordo ancora le loro facce incredule quando arrivavano in stazione e io le accompagnavo al Cicolella, poi capivano e andavano via con entusiasmo e voglia di fare. In pochi anni il negozio di Foggia diventò uno dei primi negozi d’Italia per fatturato e, dopo qualche anno, iniziò un’altra avventura con l’apertura di un punto vendita a San Severo. Anche lì un grande successo.

Com’era Foggia in quegli anni 70-80, dal punto di vista commerciale?

In quegli anni Foggia stava cambiando, stava iniziando un periodo di trasformazione, stavamo vivendo una grande ripresa economica. Di solito una donna diventava commerciante perché ereditava un’impresa di famiglia, quando è arrivato il franchising le cose sono cambiate, anche nella vendita. Abbiamo inaugurato un nuovo modo di esposizione della merce perché potesse essere toccata e visionata, mostrando il total look, dall’abbigliamento specializzato per la futura mamma a quello per i piccoli, dalle scarpe al cappellino.

Il terziario per le donne che vogliono cominciare oggi quali vantaggi e quali insidie presenta?

Oggi è tutto più difficile, c’è molta concorrenza che è diventata globale, ma ci sono anche tante opportunità. Il “Fondo impresa femminile” emanato dal Governo è un primo passo, dal 19 maggio di quest’anno, che è stato compiuto con la collaborazione di Terziario Donna Confcommercio. È rivolto alle nuove imprese ma anche a quelle costituite da oltre 12 mesi per il consolidamento e prevede, in percentuale diversa, anche dei contributi a fondo perduto. Dopo la legge 215 del 1992 non c’era stato più nulla per l’occupazione femminile. Ma ci sono anche agevolazioni su sportelli già aperti On (Oltre Nuove Imprese) a tasso zero per giovani e donne ,e Smart&Smart Italia, un fondo per le imprese giovanili. Noi come Terziario Donna siamo il collegamento fra le istituzioni e le imprese.  Le donne devono esser formate e informate, oggi non ci possiamo più improvvisare. Quello che dico sempre, quando faccio formazione, è di non perdere mai il valore umano, mai diventare aridi e freddi perché la fortuna dell’impresa nasce proprio dalla qualità delle relazioni che riusciamo a creare.

Con il gruppo di Terziario Donna Foggia

Quanto sono cambiate le mamme di Foggia?

Diventano mamme più tardi, sono certamente più consapevoli della maternità. Io mi sento anche privilegiata perché servo una clientela che promuove la vita, perché seguo con loro un avvenimento unico e importante, perché, anche se hai un secondo figlio e un altro ancora, l’esperienza per ognuno è unica. Sai, una signora l’altro giorno è entrata nel negozio e ha detto: “Quando vengo qui sento odore di borotalco”, voleva dirci che venire da noi era rivivere ricordi ed emozioni, e a noi questa cosa è piaciuta molto. Abbiamo clienti che restano comunque fidelizzati per tanti anni. Non vendiamo solo prodotti, vendiamo significati con competenza e affetto.

Con la presidente nazionale di Terziario Donna Anna Lapini e il presidente di Confcommercio e Camera di Commercio Damiano Gelsomino

Lavori con tante donne, che esperienza è gestire un’impresa del genere?

Ha solo vantaggi perché le donne sono più flessibili e più propense ad ogni cambiamento, ne discutiamo e insieme li affrontiamo.  Mi consultano- e sorride, ndr– anche per cose che non c’entrano niente con il negozio, per loro cose personali, di famiglia. Ho un rapporto di sorellanza con loro, nel rispetto dei ruoli. Io non dico mai “le donne che lavorano per me” ma “le donne che lavorano con me”. Ogni tanto arrivano delle donne in negozio che mi chiedono: “Si ricorda di me? Io ho lavorato qui”. Io non sempre mi ricordo, sono passate generazioni.

In periodo Covid siete stati fra i negozi rimasti aperti

All’inizio no, dico nel 2020 quando è scoppiata la pandemia. Poi anche con il sostegno di Confcommercio siamo state considerate attività essenziale. Molte mamme mi telefonavano in quel periodo allarmate perché non sapevano cosa far indossare ai propri figli, fortunatamente i bimbi crescono in fretta e le future mamme si preparavano per andare in maternità senza avere gli indumenti giusti da mettere in valigia. Io non mi sono mai fermata, il negozio per un certo periodo sì. Ci andavo ogni giorno e inviavo a domicilio la merce che mi richiedevano.

Lucia La Torre e lo staff del suo negozio

Come hai conciliato famiglia e lavoro?

Lavoravamo sia io che mio marito, ci siamo potuti permettere una baby sitter, a cui sarò sempre grata, poi l’asilo e dopo la scuola. Sono stata una privilegiata, ma non per questo ho mai smesso di lottare per ottenere più servizi alle famiglie perché sono convinta che non è il lavoro ad allontanare dalla maternità, ma le carenze a supporto della stessa.

Sei fondatrice di un’associazione antiracket

Non c’è libera impresa senza legalità, se ne deve sempre parlare, sensibilizzare. Non bastano le forze dell’ordine e la magistratura, ognuno di noi deve fare la sua parte. Dopo un ordigno esploso davanti a un negozio, qualche anno fa, abbiamo proposto l’iniziativa con Libera, mettere piantine davanti a ogni saracinesca, abbiamo lavorato anche con le scuole contro la “contraffazione”, iniziativa tenuta al Giordano ospitando, fra gli altri, la presidente della federazione antiracket Cristina Cucci, Pippo Cavaliere, allora presidente dell’associazione Buon Samaritano, enti e magistrati della Procura di Foggia.

Che cosa importeresti a Foggia dalle altre città che conosci?

Forse un po’ di Milano con il suo spirito europeo. Importerei, in generale, una città libera, a misura di bambini, che sono il futuro, e di anziani, per la memoria e per il rispetto di quello che ci hanno trasmesso.

Lucia La Torre con Felice Limosani

Foggia ieri e oggi

Prima avevamo meno ma si viveva meglio, oggi c’è tanta gente perbene ma con una minoranza che fa molto rumore. Foggia è molto peggiorata negli anni, oltre all’evidenza di un calo demografico notevole, 10mila persone in meno in 20 anni fra calo delle nascite e giovani che vanno via. Dobbiamo recuperare, nonostante la situazione e il danno, anche economico, che certe vicende comportano, da tutti i punti di vista.

Momenti difficili: ce n’è stato uno in cui ti sei detta che non ce l’avresti fatta?

Ho avuto spesso difficoltà sul lavoro ma le ho sempre superate. Il momento peggiore è stato perdere, cinque anni fa, mio marito, il compagno di tutta la mia vita, nel giro di pochi mesi, uno shock per me e per i miei figli. Sono stata accanto a lui tre mesi, giorno e notte, quando stava in ospedale. Visto che entrambi abbiamo sempre avuto tanti impegni, lui mi diceva: “Dovevo stare male per rimanere insieme a te ogni giorno…”. Per lui ho organizzato uno spettacolo teatrale “Ricomincio da te” il cui ricavato è andato al reparto di radioterapia per l’acquisto di maschere durante la cura. Lui amava le canzoni di Frank Sinatra che abbiamo riproposto sul palco durante lo spettacolo mentre mio figlio ha dedicato al padre una canzone, “Paura di niente”, e mia figlia ha parlato di lui in chiave ironica.

Quando pensi a lui cosa ti viene in mente, fra le tante cose?

Era una persona allegra, che non amava le persone sempre tristi, diceva che era cosa che portava male. Era un indossatore, bellissimo, gli amici ricordano ancora oggi che, ai tempi delle feste in casa, quando arrivava lui sparigliava tutto.

Nel tempo libero cosa fai?

Viaggiare mi piace molto, amo il mare, la musica ma quello che preferisco è il tempo da dedicare alle persone care, agli amici veri, che è sempre troppo poco.

Ti hanno mai proposto una candidatura politica?

Sì, tante volte, ma ho sempre rifiutato. La politica non mi interessa se non quella sindacale che pratico ogni giorno. In questo voglio dare il mio contributo anche se so di essere una goccia nel mare, tuttavia quelle cose che faccio voglio farle bene.

E se te lo richiedessero?

Lo escludo, assolutamente.

Un progetto in cantiere, sono quasi certa che c’è

Infatti, è la “Sala delle donne”, sul modello di quella a Montecitorio inaugurata da Laura Boldrini che ha valorizzato le madri costituenti. Come gruppo Confcommercio Terziario Donna vogliamo valorizzare le donne che hanno contribuito a far crescere la Capitanata, del passato ma anche del presente. Per ora abbiamo selezionato una quindicina di profili interessanti, volti che abbiamo scelto. Non svelo altri segreti sul progetto.

 

 

 

Paola Lucino

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