Stato Donna, 13 luglio 2022. Un incontro dedicato all’integrazione nell’ambito della rassegna “InChiostro al museo”, nel cartellone estivo del comune di S. Severo. Il titolo è “Racconti di tè”, storie di persone appartenenti a nazionalità diverse che non solo hanno sfogliato il loro libro vivente ma che hanno offerto, ai partecipanti divisi in gruppi in alternanza per l’ascolto, la loro bevanda tipica: “Noi in Italia prendiamo il caffè- spiega Maria Giuliani, presidente di Baobab S. Severo– con un amico, per fare due chiacchiere, un po’ di gossip, e anche con gli sconosciuti secondo l’usanza del caffè sospeso. Nelle altre parti del mondo va di moda il tè, o il ginger, le persone che si sono volute raccontare è come se avessero offerto una parte di sé in un’esperienza forte e coinvolgente dei 5 sensi”.
“La biblioteca vivente” – come quella riunita nel chiostro del Mat dove c’era una volta una biblioteca e che ora contieni preziosi testi su Andrea Pazienza- nasce in Danimarca nel 2000. “La particolarità è che si sfogliano pagine vive, la bontà di questa iniziativa – aggiunge la presidente Giuliani- è andare oltre le apparenze, non fermarsi alla copertina, andare oltre i pregiudizi, il sesso, la religione, il background culturale”. Cinque le postazioni allestite, per Italia, India, Camerun, Inghilterra e Marocco.
Delle storie raccontate ne abbiamo seguita una, quella di Ilaria Antonia Romano, originaria dell’India, nata nello Sri Lanka. “Racconti di Tè mi ha permesso di ripercorrere alcune tappe importanti della mia vita e della mia terra attraverso la celebrazione del tè dello Sri Lanka, in passato chiamato Ceylon, un paese insulare dell’Oceano Indiano a sud dell’India”, dice Ilaria.
“Il mio viaggio da lì inizia all’età di quattro mesi dandomi la possibilità di conoscere due mamme, quella “di pancia” e quella del cuore. La mamma del cuore mi ha donato una seconda opportunità di vivere e nel contempo anche la possibilità di conoscere la cultura, il folklore, il profumo e la magia dello Sri Lanka e farla mia. Ringrazio mia madre per avermi avvicinata alla mia terra attraverso i racconti della buonanotte durante la mia infanzia. Mi narrava tutte le sere di questa bambina adottata da due genitori, pronti a costruire una famiglia e a donare tutto l’amore che potevano.
Ilaria oggi è mamma di un bambino di 10 anni: “Definisco l’adozione internazionale un viaggio meraviglioso, cerco di trasmettere a mio figlio la cultura e le tradizioni delle mie origini, attraverso la preparazione dei pasti indiani, i racconti dei miei genitori e il rituale del tè”.
Spiega l’importanza del tè insieme: “È un momento di sentita condivisione con tutta la famiglia madre, padre, nonni, zii e figli che vivono tutti sotto lo stesso tetto. Per la famiglia Singalese prendere il tè è un rituale di estrema importanza che si fa alle 16: 30 e rappresenta la conclusione di una giornata di lavoro. Solitamente, nelle maggior parte delle famiglie, le donne lavorano nelle piantagioni del tè (pur di vivere guadagnano al massimo 4 rupie al giorno), i bambini lavorano nelle fabbriche tessili o chiedono l’elemosina per strada, gli uomini lavorano nelle fabbriche o accompagnano i turisti come guida del posto. Il resto della famiglia, quali nonne e zii riassettano la casa e preparano la cena o i biscotti per il pomeriggio. Sorseggiando il tè ognuno racconta la propria giornata, i problemi riscontrati, le fatiche affrontate pur rimanendo grati per il lavoro che hanno”.
Ha raccontato anche la storia delle piantagioni, quella di James Taylor che aveva iniziato piantando caffè per poi sostituirlo con il tè in quanto ne riscontrò una maggior produzione. “Ha scelto lo Sri Lanka perché durante l’anno, essendoci 4 mesi di monsoni, la terra risultava più fertile grazie all’aria umida e al sole. Durante il periodo di secca, ieri come oggi, il tè viene fatto essiccare, lavorato, imbustato ed esportato”.
Il tè nero, lasciato in infusione per 4 minuti, viene versato in bicchierini di ceramica lavorata a mano, piccoli e larghi di circonferenza. “In alcune parti dell’India si differenzia nella sua preparazione, al nord troviamo numerose varietà di tè in particolare il Masala Chai, preparato con spezie e latte, mentre al sud è rigorosamente nero, speziato e accompagnato dai biscotti Nan khatai, a base di cardamomo, cannella, noce moscata, burro, farina e zucchero – di cui ogni partecipante ha ricevuto la ricetta completa- preparati dalle nonne”.
Per entrare maggiormente nell’atmosfera indiana ha deciso di indossare il Sari, l’abito tipico, accompagnato dal famoso simbolo del cerchio indiano sulla fronte chiamato Bindi, che contraddistingue le donne in base alle caste e alla religione (buddiste in rosso, cristiane in nero). “Questa esperienza ha dato la possibilità ai partecipanti di intraprendere un viaggio virtuale alla scoperta di una terra nuova per loro, così come è solito per me conoscere nuove culture attraverso il lavoro che svolgo come assistente sociale. Sono certa che quanto prima ci ritornerò, in India, per la prima volta insieme a mio figlio Antonio”.
Promotori dell’incontro la Consulta delle associazioni, Baobab aps S. Severo, Spazio off, associazione ‘Costruiamo gentilezza’, Sunterra e il Mat che ha messo a disposizione la location.
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