Ius scholae: “Troppa fretta di dare la cittadinanza, meglio una scelta più matura”

Stato Donna, 9 luglio 2022. È oggettivamente difficile parlare della proposta di legge sullo Ius Scholae, vale a dire il diritto di cittadinanza per i figli di stranieri prima del compimento del diciottesimo anno di età. L’arco costituzionale è abbastanza spaccato a riguardo e la tifoseria politica – piuttosto strutturata nel nostro Paese! – rischia di fare delle discussioni su di essa un dialogo tra sordi.

Come indicano le due parole latine, si tratta del diritto di far acquisire la cittadinanza italiana ai figli degli immigrati mediante clausole legate alla loro frequenza della scuola italiana. Il testo in esame nel nostro Parlamento, proposto dai pentastellati, prevede che possa fare richiesta per la cittadinanza chi sia nato in Italia o vi sia arrivato prima di aver compiuto 12 anni e porti a termine un percorso scolastico di 5 anni, compreso quello della scuola primaria.

Questa proposta anticipa l’acquisizione della cittadinanza italiana che per i giovani figli di immigrati si profila al compimento del diciottesimo anno di età. La legge 91/1992 prevede ora la cittadinanza italiana alla persona nata in Italia da genitori stranieri se ha risieduto in Italia senza interruzioni fino al raggiungimento della maggiore età e se ne fa esplicita richiesta.

In questo modo si riconoscerebbe la indubbia italianità senza aspettare troppo; ci sarebbero vantaggi immediati per gli atleti giovanissimi, che attualmente non possono gareggiare nella squadra con i colori italiani; ci sarebbe una non trascurabile serenità psicologica all’interno proprio delle aule scolastiche, senza alcuna differenza di status fra gli allievi.

Questa proposta è però sotto la spada di Damocle della politica: i partiti rappresentati nel nostro Parlamento, a prescindere dalle tornate elettorali, in una sorta di campagna elettorale senza soluzione di continuità, pensano ai propri elettori, forse trascurando il contenuto vero delle proposte di legge di cui si occupano nelle more elettorali.

Coloro che sono contrari a questa proposta pensano ad uno Ius Soli mascherato, cioè un tentativo di garantire prestissimo la cittadinanza, che avvicini all’automatismo dell’acquisizione per il fatto stesso di nascere in Italia. Lo ius soli prevede infatti l’acquisizione, automatica o condizionata, della cittadinanza indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori. Ci sarà tempo per riflettere su questa proposta, anche a causa della valanga di emendamenti che stanno corredando il suo iter parlamentare

Si sono già indicate le ragioni per le quali sarebbe opportuna. Le perplessità riguardano l’età troppo prematura dei giovani cui verrebbe, di fatto, regalata la cittadinanza; nei primi anni della scuola primaria, ivi compresa la scuola media inferiore, diventa difficile immaginare che questi ragazzi si pongano il problema della cittadinanza e dei suoi valori.

A 18 anni, dopo un percorso scolastico completo, essi potrebbero apprezzare di più le parole espresse dalla Costituzione in tema di diritti e di doveri. Quanti di loro, a 10 anni, con genitori di altra condotta di vita legata anche a norme religiose, possono comprendere, per esempio, l’importanza che in una famiglia sia i maschi che le femmine godano degli stessi diritti? E in particolari ghetti o quartieri, a forte connotazione di immigrazione, quanti in tenera età potrebbero maturare una forte avversione verso fatti che pure i media ci avvertono che avvengono, come l’infibulazione o i matrimoni combinati? Quanti di loro, sempre in tenera età, saprebbero contrastare abitudini familiari che impediscono alle donne di casa di uscire e di imparare la lingua italiana?

La cittadinanza è una cosa seria, e non si limita alla mera conoscenza della lingua italiana. La richiesta fatta personalmente alla maggiore età concede loro una opportunità negata ai nostri figli italiani per ius sanguinis, per diritto di appartenenza: molti dei nostri ragazzi, infatti, non solo non conoscono la costituzione ma la violano alla grande!

Intanto che si riflette su come intervenire per gli italiani pessimi cittadini nonostante il diritto di nascita, potrebbe rivelarsi opportuno non avere fretta nel dare una cittadinanza che può trovare nella maturazione dell’età la sua ragione di essere, nella convinzione che non si chieda e non si ottenga per comodità ma per condivisione totale dei valori. Questo può fare dei figli degli immigrati non solo cittadini ma anche ottimi ed esemplari cittadini.

Maria Teresa Perrino, 9 luglio 2022

 

 

 

 

Maria Teresa Perrino

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