Stato Donna, 20 giugno 2022. Parigi è sempre una buona idea, diceva qualcuno. E come dargli torto. Il fascino della capitale transalpina, i suoi musei, i boulevard, i caffè, le boulangerie e i loro profumi, le luci, sono tutti elementi che hanno arricchito e incantato il mio soggiorno oltralpe. Ma in questo viaggio, una cosa mi ha colpito particolarmente. Più di altre. Ovvero la centralità della figura femminile in ogni ambito ed ambiente bazzicato, sfiorato, vissuto, assaporato.
Partendo dalla piazza centrale di Beauvais, un piccolo paesino a nord di Parigi, noto per il poco distante aeroporto dove spesso si atterra diretti alla Ville Lumière. Sul lato opposto rispetto all’Hotel de Ville (Il Comune) insiste una statua imponente, che raffigura Jean Hachette, donna eroina che nel 1472 durante l’assedio di Beauvais da parte di Carlo il Temerario, Duca di Borgogna, ricacciò via a colpi di accetta (da cui il soprannome) il soldato che tentava di piantare la bandiera avversaria sulle mura cittadine.
Il Re di Francia, Luigi XI, premiò il suo coraggio dispensando lei e tutta la sua stirpe dal pagamento delle tasse. E, ancora oggi, per questo fatto storico, a giugno si celebra una processione in suo onore, in cui le donne sfilano davanti agli uomini.
E poi, Paris…dove i Musei, l’arte, tutta, parla al femminile. Trasudando simbolismo e bellezza muliebre. Al Musée d’Orsay, girovagando stupiti in questa ex stazione ferroviaria divenuta museo, si rimane ammaliati e colpiti dalla donna nuda dipinta al centro de “La dejeuner sur l’herbe” di Manet, stupiti e sorpresi dall’ Olympia dello stesso impressionista francese, stupefatti e un po’ imbarazzati davanti a “L’origine del mondo” di Courbet. Senza contare la Venere di Cabanel e tante tante altre…
Lo stesso dicasi del Louvre. Museo stracolmo di Arte di ogni genere e provenienza. Eppure, mentre con il Nintendo DS con tanto di GPS in dotazione ci si perde fra piani, scalinate e sale, tutti cercano solo lei.
La Monna Lisa, e l’incrocio del suo sguardo pur per pochi secondi che è la meta certa di ogni visitatore. Poco più ricercata di quella del giro intorno alla Venere di Milo, che con le sue braccia mancanti e mai ritrovate, potrebbe, nella fantasia collettiva, abbracciare il mondo.
L’arte è dunque donna, trasversalmente. E se nell’800 i nudi impressionisti scandalizzavano i Salòn ufficiali, al contempo stupivano ed erano richiesti nelle altre mostre. E incantano tutt’oggi. La Monna Lisa di Leonardo ancora oggi è l’effige mondiale dell’enigma, dell’indefinito, come il suo sorriso. Ma vi è di più, a Parigi è nata e tutt’oggi vive forte la tradizione del burlesque, dello spettacolo del corpo di ballo tutto al femminile.
Dagli anni ‘50 sino ai giorni nostri, il Moulin Rouge, il Lido e il Crazy Horse erano, sono e saranno una meta di curiosità turistica e punto fermo per gli habitué parigini. Chi scrive ha scelto di assistere ad uno spettacolo proprio dell’ultimo indicato, dipinto dalle narrazioni come quello più “osè” fra i tre. Ma la realtà è ben diversa.
Il corpo di ballo, composto da ballerine-atlete statuarie e magnifiche, non meno della Venere di Milo o di un nudo impressionista, assorbono completamente lo sguardo dello spettatore rapendolo in un turbine di movenze artistiche e seduttive che diluiscono la carica erotica dell’essere le stesse in abiti di scena succinti e messe a nudo, attraverso una vera e propria opera d’arte fatta di movenze, atletismo, musica, luci e colori (quelli delle parrucche a caschetto indossate in ogni scena sono il quid in più).
Parigi parla con le donne, per le donne, attraverso le donne. I loro sguardi, i loro corpi, la loro essenza artistica permea ogni ambito in cui ci si trovi ammirati. Il bello di Parigi poggia sulle donne, sulle loro storie, antiche, antichissime del giorno d’oggi. La bellezza della capitale francese va di pari passo con la ancestrale bellezza, estetica e romantica, del gentil sesso. Paris, fèmme fatale.
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