Yoga space. “Un faro per la vita”. (VIII)
StatoDonna.it, 17 giugno 2022. Perché in passato e forse ancora oggi, lo Yoga viene visto come una setta quando di una setta non ha proprio nulla? Con certezza non posso dare una risposta a questa domanda.
Probabilmente coloro che lo praticano, cercando di rispettare lo stile di vita che lo yoga potenzialmente insegna, evitano di fare determinate cose e ne praticano altre, che hanno un aspetto per quanto più naturale, in fondo ormai inconsueto, nei prossimi post si capirà meglio quanto ora solo accennato. Inoltre, gli yogin danno ascolto al proprio aspetto spirituale, cosa che da buona parte delle generazioni contemporanee non viene realizzato, in fine danno anche una certa importanza ai riti, in segno di celebrazione delle cose belle che nella vita si possono osservare, ammirare ed apprezzare, non solo come fonte di ispirazione ma anche di energia vivifica ed edificante.
Insomma non si fa ricorso a nulla di tenebroso nei riti, che si possono o meno realizzare nella pratica yogica, bensì si ricorre ai fiori, alle candele, alle essenze, ai dolci ecc.
Tra le cose che lo yoga insegna ai praticanti più attenti, vi sono dei consigli o aspetti da seguire, tali sono detti i “limbi” dello yoga. Essi sono di carattere fisico, ovvero legati alla cura e alla pulizia della persona, di carattere morale ed etico, vedi il rispetto, il non rubare, la non violenza, di carattere personale, come: ascolta te stesso, onora il tuo corpo senza danneggiarlo, ed altri.
Tali limbi vengono raggruppati in due gruppi di cose, da fare (Yama) e da non fare (Niyama). Avremo modo di approfondirli e di capire in che modo essi completano la pratica dello Yoga.
Intanto, occorre anche precisare che accanto ai limbi o consigli per vivere bene che lo Yoga insegna, esiste innanzitutto la consapevolezza, lo sguardo rivolto al Dharma, di cui si diceva nel post precedente ed anche la capacità di dare il giusto spazio all’aspetto creativo che tutti abbiamo, chi più che meno.
La creatività e la sua espressione sono molto importanti, perché esprimono il pensiero capace e libero, in cui trova spazio la nostra personalità. Insomma, ascoltare i propri traumi e stare con essi fino a guarire è un aspetto del proprio cammino personale, dall’altro lato c’è invece il voler dare espressione al proprio intelletto, al proprio estro. Far fiorire il proprio brio o ingegno creativo è un risultato della ricerca interiore che si può realizzare attraverso lo yoga applicato fuori e dentro il materassino. In fondo, esso è tutt’altro che un rito settario, anzi si abbina molto bene anche alle persone giovani che vogliono trovare ed esprimere la propria identità in maniera totale.
Profilo
Simona Caputo è laureata in Lettere e Filosofia Orientali (aree Russia e India) presso l’Università degli Studi di Napoli L’Orientale.
Il suo approccio con lo Yoga dunque, parte con lo studio della storia e delle tradizioni olistiche della patria della Yoga per poi passare alla sua pratica personale dei primi 5 anni a Mosca con due maestri dello Hatha Yoga: Timur Rakitskji e Dimitri Belijaev, in cui grande attenzione è stata spesa nella respirazione (Pranayama). Poi a Londra, la pratica si è spostata verso la nuova variante di Yoga dal nome Vinyasa Flow e dopo altri 4 anni di pratica ha cominciato a dedicarsi all’insegnamento di quest’ultima disciplina a Londra.
In fine la sua formazione ha mosso i passi fino a Goa, con il corso per insegnanti presso il Sampoorna Village e con il corso di meditazione con il maestro Sudhir Rishi (Sthira Yoga School, Mandrem India). La conoscenza e lo studio con questo ultimo grande maestro è stato molto significativo per lei. Infatti, dopo i diversi anni di studio, insegnare e condividere la pratica catartica della “meditazione in movimento” è quello che rende entusiasmante la sua vita.
A cura di Simona Caputo, 17 giugno 2022