StatoDonna.it, 11 giugno 2022. Per apprezzare la salute e capire quanto è importante, per creare linee di demarcazione intorno al benessere, occorre per prima cosa aver toccato qualche fondo, e nella sofferenza scegliere di star male, accettarne lo stato di cose e poi, cercare una forma di reazione, trovarla e realizzarla.
Incassare il colpo non serve, anzi è estremamente deleterio. Invece, è la voglia di rinascere e guarire che getta le basi di una persona sana psichicamente ed eticamente corretta, verso sé stessa e verso gli altri.
Per fare questo, ovvero per trovare la propria forma di reazione, occorre saper ribellarsi, ascoltare la voglia di non sopperire ma di porre rimedio alla sofferenza, e riconoscere quella voglia che conduce alla via dell’amore e della compassione verso sé stessi. Si tratta se vogliamo di una voce selvaggia e primordiale, che ci svela chi siamo realmente, cosa ci fa stare bene e cosa si addice alla nostra vera natura. Quella voce che dentro di noi, ci invita ad insistere, a far rinascere la luce, una luce che conduce fino alla propria realizzazione, e che arriva alla fioritura del sé. Per essere più chiara, se una persona fra le tante sceglie di guarire e di tendere alla serenità, si renderà conto che l’unico modo per realizzarla è: prima ascoltare la sofferenza e le emozioni tristi che affiorano, poi riconoscere che sono passeggere, che sono cioè frutto di delusione.
La delusione accade per via dell’ignoranza, ovvero aspettarsi qualcosa secondo un’erronea interpretazione dei fatti. Dunque, onde evitare che tale meccanismo si inneschi, occorre sapere e conoscere di più, stare a contatto stretto con la realtà e quindi arrivare a realizzare un certo distacco da lei, assumendo la posizione di un osservatore, di un testimone che nella consapevolezza di essere altro da quello che vede, fonda le basi del proprio equilibrio, della propria serenità.
Ma, cosa centra tutto questo con lo yoga? Bene, quanto scritto finora è la spiegazione di una legge che nella filosofia indiana si chiama la legge del Dharma, ovvero: il mondo e le nostre vite osservano leggi proprie, indipendenti da noi. Un passo importante per un buon equilibrio psicologico si realizza con la constatazione di tale legge, accogliere questo stato di fatto rappresenta un ottimo mattone per la propria serenità.
Buon proseguimento…
Profilo
Simona Caputo è laureata in Lettere e Filosofia Orientali (aree Russia e India) presso l’Università degli Studi di Napoli L’Orientale.
Il suo approccio con lo Yoga dunque, parte con lo studio della storia e delle tradizioni olistiche della patria della Yoga per poi passare alla sua pratica personale dei primi 5 anni a Mosca con due maestri dello Hatha Yoga: Timur Rakitskji e Dimitri Belijaev, in cui grande attenzione è stata spesa nella respirazione (Pranayama). Poi a Londra, la pratica si è spostata verso la nuova variante di Yoga dal nome Vinyasa Flow e dopo altri 4 anni di pratica ha cominciato a dedicarsi all’insegnamento di quest’ultima disciplina a Londra.
In fine la sua formazione ha mosso i passi fino a Goa, con il corso per insegnanti presso il Sampoorna Village e con il corso di meditazione con il maestro Sudhir Rishi (Sthira Yoga School, Mandrem India). La conoscenza e lo studio con questo ultimo grande maestro è stato molto significativo per lei. Infatti, dopo i diversi anni di studio, insegnare e condividere la pratica catartica della “meditazione in movimento” è quello che rende entusiasmante la sua vita.
A cura di Simona Caputo
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