“Uccisa anche per invidia”: un nuovo, possibile movente nei delitti contro le donne

Stato Donna, 6 giugno 2022. Sui quotidiani appare la notizia dell’ennesima uccisione di una donna. Questa volta è accaduto in Inghilterra, e la vittima è una docente universitaria italiana, Antonella Castelvedere, di 52 anni, originaria della provincia di Brescia. Donna “rigorosa, riservata, decisa ma senza la smania di emergere”; dopo la laurea a pieni voti in Lingue a Milano aveva deciso di lavorare in Inghilterra, terra che amava e che aveva riconosciuto in lei una studiosa di razza, tanto da consentirle di ottenere la responsabilità del corso di laurea magistrale alla prestigiosa Università di Norfolk.

A informare la famiglia in Italia è stata una sua collega, che ha riconosciuto in tv la villetta “in mattoncini rossi con le fettucce di protezione degli investigatori”. In questa villetta, apprendiamo, Antonella viveva con il marito di origini anglo-turco-siriane, più giovane di lei di qualche anno, e con l’adorata figlioletta di soli 6 anni. Il marito è stato arrestato per omicidio dopo che è stato trovato presso il corpo della moglie, che giaceva in un lago di sangue per le coltellate inferte, e dopo forse un tentativo di barricarsi in casa.

La mamma di Antonella aveva raccolto la disperazione della figlia lontana per una situazione familiare fattasi difficile. “Mamma, non ti rendi conto di quali violenze, psicologiche e verbali, sono costretta a sopportare. Non ne posso più”. Di fronte a questa situazione i familiari avevano preparato per lei un nuovo domicilio in Italia, per metterla in salvo dalle sofferenze. Mai avrebbero immaginato un epilogo di tale natura.

L’ultima goccia che ha fatto scattare e scatenare la furia omicida la si potrà sicuramente indicare nei giorni prossimi. Nelle cronache oggi si parla di un marito frustrato nel suo lavoro, precario, di docente di matematica, del desiderio di lei di aiutarlo in tutti i modi, e forse, continua il Corsera, del sentimento di invidia che può essersi affacciato nell’animo dell’uomo.

Sono sottaciute ad oggi le motivazioni che con più frequenza vengono riportate in questi casi di morte violenta. La possessività dell’uomo, il fatto di non prendere neppure in considerazione l’idea che una moglie possa aver progettato di abbandonare la famiglia per trasferirsi altrove. Tutto questo probabilmente ci sta anche. Ma la parola nuova che in tema di femminicidio appare a proposito di questo delitto è il termine “invidia”. Sarà confermata questa motivazione? Al momento non lo sappiamo. Ma prima o poi doveva fare la sua comparsa. Infatti non si può parlare del sorpasso a scuola delle donne, come tanti professori universitari da un po’documentano; non si può parlare delle carriere sempre più a disposizione del mondo femminile senza che emergano i primi conflitti fra un universo maschile, abituato da sempre ad avere una sua enorme visibilità in campo economico, sociale e politico, e una nuova realtà delle donne che rischia di far saltare regole e parametri codificati.

Questo nuovo assetto sociale è stato rilevato ma poco ci si è interrogati sulle conseguenze di tali novità. Ci siamo mai chiesti che cosa succede in una famiglia in cui la moglie guadagna più del marito? Abbiamo mai pensato all’ipotesi di un confronto insopportabile per uno dei due? Che cosa dicono i parenti e gli amici in casi come questi? Le famiglie che presentano due personalità adulte e strutturate, individualmente e fra loro, in modo equilibrato possono sicuramente guardare con serenità alle nuove condizioni di vita e di lavoro che vengono prospettate loro. E ce ne sono di esempi in questa direzione. Ma quel che può valere per alcuni non è detto che valga per tutti gli altri. Negli uomini, anche i più democratici, a parole e in buona fede, ma nella cui formazione è esistito un momento in cui si è detto che la donna vale di meno, diventa più difficile accettare con imperturbabilità questo rovesciamento di ruoli.

La visibilità di una lady Diana in viaggio col consorte in Australia fece dire a quest’ultimo, con una punta di amarezza, che c’erano più persone dalla parte dove passava lei che dalla parte sua, che era poi il vero principe! Sono passati tanti anni ma ancora quel commento è rimasto impresso nella mente. E in questa rivoluzione sotterranea e in parte condotta silenziosamente, che ha portato le donne a sperimentare la gioia di vedere affermata la propria bravura, si comincia a perdere quella prudenza che ha quasi sempre accompagnato  l’universo femminile nell’assegnare al compagno il primo posto, che lo valesse oppure no. Tutte le rivoluzioni della storia hanno visto scorrere il sangue. Questa purtroppo non fa eccezione.

Maria Teresa Perrino, 6 giugno 2022

 

 

 

 

 

 

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