SIMONA CAPUTO
StatoDonna.it, 03 giugno 2022. Continuando il viaggio attraverso lo yoga, che svela come raggiungere e mantenere il benessere ed una condizione di serenità perpetua, è d’aiuto soffermarsi, come abbiamo fatto nel post precedente, oltre che sulla meditazione, oggi anche sulla concentrazione. È necessario infatti mantenersi calmi in una posizione comoda e intrattenersi ad osservare la propria materia sottile.
Non darò una definizione di materia sottile perché una sue spiegazione annullerebbe la curiosità e potrebbe addirittura risultare astrusa. Tuttavia, sapersi concentrare è il veicolo che apre l’osservazione su quel potenziale che poche tutti abbiamo ma che persone sanno di avere e che ancor meno persone usano. La concentrazione o “Dhyana” si può coltivare esercitando diversi modi oppure anche alcuni di essi insieme.
Vediamo quali sono questi strumenti. Del primo si è già letto, ovvero di quel naturale miracolo quotidiano, il cui controllo è di grande beneficio per la mente, ovvero la respirazione. A seguire abbiamo, l’uso di alcuni suoni prodotti in autonomia come i mantra o il suono della “Aum”, il suono delle campane tibetane o semplicemente di elementi naturali come acqua e foglie scosse dal vento, in fine la musica da meditazione.
Affatto secondaria, è la capacità di ritrarre la percezione sensoriale dall’esterno e di rivolgerla all’interno, portando appunto il focus dentro di sé. Convergere e proiettare verso l’interno le percezioni sensoriali o in Sanscrito “Prathyahara”.
Inoltre si possono adottare la visualizzazione, come quella di punti luce o forme geometriche colorate, fatta ad occhi chiusi ed in fine, il ritorno del pensiero su un concetto che ognuno sceglie a seconda della propria fase di crescita interiore.
Il mezzo sottile per rallentare i pensieri è la pratica del controllo del respiro, il che insieme alla concentrazione costituisce il veicolo per stare a contatto con sé stessi, imparare ad ascoltarsi e finalmente scoprire la propria vera natura. Una volta scoperta, questa affiora e la mente passa in secondo piano, oppure viene sopraffatta dallo stato di pace interiore che conferisce all’esistenza una nuova chiave di vita. Anche questo è benessere!
In fine, non è superfluo infatti specificare che tale condizione di profonda quiete non coincide con ritardi di reazione, come a volte si tende a pensare, altresì conferisce una carica effettiva ad ogni azione compiuta, e questo perché, attraverso concentrazione-Dhyana e meditazione-Dharana cambia la frequenza comunicativa del nostro corpo che ne risulta molto.
Profilo
Simona Caputo è laureata in Lettere e Filosofia Orientali (aree Russia e India) presso l’Università degli Studi di Napoli L’Orientale.
Il suo approccio con lo Yoga dunque, parte con lo studio della storia e delle tradizioni olistiche della patria della Yoga per poi passare alla sua pratica personale dei primi 5 anni a Mosca con due maestri dello Hatha Yoga: Timur Rakitskji e Dimitri Belijaev, in cui grande attenzione è stata spesa nella respirazione (Pranayama). Poi a Londra, la pratica si è spostata verso la nuova variante di Yoga dal nome Vinyasa Flow e dopo altri 4 anni di pratica ha cominciato a dedicarsi all’insegnamento di quest’ultima disciplina a Londra.
In fine la sua formazione ha mosso i passi fino a Goa, con il corso per insegnanti presso il Sampoorna Village e con il corso di meditazione con il maestro Sudhir Rishi (Sthira Yoga School, Mandrem India). La conoscenza e lo studio con questo ultimo grande maestro è stato molto significativo per lei. Infatti, dopo i diversi anni di studio, insegnare e condividere la pratica catartica della “meditazione in movimento” è quello che rende entusiasmante la sua vita.
A cura di Simona Caputo
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