Una sera d’estate a parlare di Joseph Tusiani, cantore di meraviglia
Stato Donna, 4 giugno 2022. Lo spirito illuminato di uno dei più grandi intellettuali del secolo dei lumi, Pietro Giannone, aleggiava nel luogo che gli ha dato i natali. Qui, a Ischitella, ci siamo incontrati qualche sera fa per celebrare, con una bellissima mostra – convegno, uno dei figli più illustri della nostra terra nel 900, Joseph Tusiani. Grazie allo straordinario impegno di donne uniche, forti, tenaci, instancabili, preziose, le amiche di SerendipitA3L. Con Lucrezia D’Errico, Lucrezia Cilenti, l’ immensa Lucia Tancredi e le amiche della casa editrice Ev di Macerata, abbiamo vissuto un viaggio intenso, straordinario, guidati da mentori d’ eccezione. Il prof Rino Caputo, docente di letteratura italiana presso l’Università Roma tre, Antonio Motta, memoria e custode vivente dell’inestimabile patrimonio culturale, di un archivio, fra i più grandi del 900. Riguarda non solo il nostro Joseph Tusiani, ma anche Leonardo Sciascia e altri grandissimi intellettuali.
Siamo stati completamente soggiogati dal fascino ineludibile di Joseph Tusiani, poeta, scrittore poliglotta, anglofono, italiano, latino, vernacolare della sua San Marco. È stato migrante, emigrato d’ eccezione.
Arrivò negli States nel 1947, con una laurea in lettere in tasca, pubblicazioni giovanili e il ricordo di una medaglia donatagli dal Vate in persona, a 13 anni. Egli, caparbio, intelligentissimo come pochi, a 13 anni era compositore di versi, limpidi, freschi, di una purezza assoluta, affascinò finanche il Vate a Gardone Riviera. Poi, New York. Manhattan. Columbia University. Enormi riconoscimenti accademici. Artistici. Circoli intellettuali di pregio. Fascino e necessità della lingua inglese prima, amore incondizionato dopo, nelle traduzioni dei classici italiani e nella composizione di liriche originali. L’ amore mai dimenticato per il mondo classico gli aveva ispirato prose liriche latine, ottomila versi, una produzione sterminata, più di Pascoli, latino vivo.
Tusiani è stato uomo del Rinascimento, amante di Roma e della sua viva grandezza, di multiforme ingegno, nel senso più vero, toccato dalla Musa…dal “Canto la vita, l’arme, gli amori..” in modo antico, sublime, eppure del tutto originale e, in un certo senso, fuori dal tempo. Melting pot di tempo, di lingue, culture, alla stregua di Pasolini, e di altri. Non a, caso, poi, tornò al realismo magico, consentitemelo, della lingua dell’infanzia, alle origini, in una sorta di viaggio di ritorno verso la musicalità romanza del dialetto, come, giustamente, ha fatto notare Lucia Tancredi. Così, nascono i versi, le raccolte in dialetto sammarchese, ricordi, strade, volti, favole.
Un mondo intriso di un intenso realismo magico, come ho detto, di forza e tempra garganica, dove tutto diventa mito, unica mescolanza di sacro, profano. Passato remoto, scolpito in un presente archetipo: noi, sì, noi, profondamente, orgogliosamente, al di là del tempo, tanto da sconfiggere la forza monolitica del mito, come Tusiani fa, rivisitandolo e creandolo. Di Orfeo ed Euridice cambia il finale perché la vita e l’amore vincano sulla perdita, sulla morte.
Grazie Joseph, cantore eterno di meraviglia senza fine. Ci hai fatto capire, sentire, di quanta tenacia ed invitta bellezza siamo fatti, di quale ineludibile, poliedrico, versatile incantesimo è fatta la materia dell’uomo. L’altra sera si respirava, si percepiva, era con noi. Nel profumo di una sera d’estate sulla Montagna del Sole.
Concetta Melchionda, 4 giugno 2022