“Yoga space”. Quel comune miracolo quotidiano (IV)
StatoDonna.it, 20 maggio 2022. Ci siamo addentrati in un discorso ampio e affascinante che dall’esterno sembra a molti una disciplina esoterica e statica. Invece, proseguendo nella conoscenza dello yoga che guida verso un’indagine profonda di sé stessi, ci si accorge che non è affatto quello che potrebbe sembrare.
L’approccio migliore allo yoga viene realizzato con la respirazione, quel miracolo naturale che si ripete milioni di volte al giorno senza il nostro volere, senza alcuna intenzione.
Vi siete mai chiesti se siete voi a regolare il respiro? Bene, se lo avete fatto il motivo è uno, praticate lo yoga. Tutti gli altri invece spesso sono sopraffatti dalla vita quotidiana e tralasciano il respiro, dunque esso risulta corto, affaticato, affannato e con degenerazioni che conducono per alcuni al cattivo funzionamento di certi organi e per altri a stati d’ansia, attacchi di panico ecc. Dunque, come si può superare o meglio ancora, scongiurare tale rischio?
Semplicemente attraverso l’osservazione del proprio respiro, coltivando le due fasi che lo compongono, quelle dell’inspirazione e dell’espirazione. Si può immaginare questo salvifico processo attraverso la visualizzazione di onde che pervadono il corpo in entrata e ne fuoriescono in uscita, portandosi via le scorie, ovvero la tensione, la negatività, la fretta, lo stress e tutto quello che compromette il nostro naturale equilibrio. Ritagliarsi cinque minuti di tempo per stare comodi e con la schiena dritta a concentrarsi semplicemente sul diaframma.
Eccone l’artefice, la spinta propulsiva di questo miracolo diffuso e disperso tra noi esseri umani: il diaframma. In automatico esso si contrae e si rilassa perennemente, ogni giorno, ogni ora e minuto. Eppure, dirigere questo movimento interno costante è possibile; si comincia con l’osservarlo, dunque si nota come e quali siano gli altri organi che partecipano a tale processo, e con l’ausilio di una semplice conta, si educa, si potenzia, lo si rende rigenerante. Infatti, estenderne la durata ovvero distendere il respiro produce effetti curativi e salvifici. Nello Yoga esistono tecniche respiratore che si vengono utilizzate a seconda dei suoi diversi stili.
Avere il controllo del proprio respiro è una vera maestria seppure accessibile a tutti, e se fosse più diffusa alleggerirebbe il carico che le menti di molti si portano in testa e non solo. Inoltre è attraverso il respiro che, se si vuole, ci si avvicina alla meditazione. Essa infatti è possibile solo se si realizza una certa coscienza. Ad usare la parola “coscienza” in questo contesto non la si deve intendere col significato di “giudizio” bensì con quello di consapevolezza, ovvero di conoscenza di certi meccanismi interni e delle reazioni che generiamo a seconda delle situazioni in cui operiamo, la conoscenza di come siamo fatti, del nostro carattere con i suoi limiti e le sue qualità. Ma questo apre ancora un altro capitolo ampio e sorprendente che merita uno spazio a sé.
Intanto il diaframma continua, si contrae e si rilassa, sempre, e ci mantiene in vita, questo è un fatto comune, quotidiano!
Profilo
Simona Caputo è laureata in Lettere e Filosofia Orientali (aree Russia e India) presso l’Università degli Studi di Napoli L’Orientale.
Il suo approccio con lo Yoga dunque, parte con lo studio della storia e delle tradizioni olistiche della patria della Yoga per poi passare alla sua pratica personale dei primi 5 anni a Mosca con due maestri dello Hatha Yoga: Timur Rakitskji e Dimitri Belijaev, in cui grande attenzione è stata spesa nella respirazione (Pranayama). Poi a Londra, la pratica si è spostata verso la nuova variante di Yoga dal nome Vinyasa Flow e dopo altri 4 anni di pratica ha cominciato a dedicarsi all’insegnamento di quest’ultima disciplina a Londra.
In fine la sua formazione ha mosso i passi fino a Goa, con il corso per insegnanti presso il Sampoorna Village e con il corso di meditazione con il maestro Sudhir Rishi (Sthira Yoga School, Mandrem India). La conoscenza e lo studio con questo ultimo grande maestro è stato molto significativo per lei. Infatti, dopo i diversi anni di studio, insegnare e condividere la pratica catartica della “meditazione in movimento” è quello che rende entusiasmante la sua vita.
A cura di Simona Caputo