Stato Donna, 13 aprile 2022. La moderazione e il senso critico. Con queste caratteristiche, sostenute da una intelligenza fuori dal comune, il Professore Emerito dell’Ateneo di Bari, Luciano Canfora, ha attraversato lo studio della Storia dalla Grecia antica ai giorni nostri.
Non c’è argomento storico o periodo di cui non parli con una competenza assolutamente straordinaria.
Anche se la sua cattedra universitaria era riservata al mondo classico greco e romano, che conosce a menadito, ed essendo anche arguto, condisce spesso le sue lezioni, le sue conferenze, le sue interlocuzioni, con battute sempre garbate e presentate con un sorriso di disarmante comprensione umana. Mai saccenza. Mai giudizi sulla persona.
In questi giorni, invece, il Professore si è abbandonato ad una consuetudine non sua, quella di usare un giudizio forte con termini forti contro una persona particolare, Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia. Rea, secondo Canfora, di appoggiare l’Ucraina nella guerra contro la Russia con uno spirito interiore che viene da lui definito “neonazismo dell’animo”.
Questo appellativo, “neonazista nell’animo” è stato attribuito a Giorgia Meloni di fronte a un uditorio formato da studenti liceali, in presenza e in video, invitati a riflettere insieme ai relatori sulla complessità della guerra fra Russia e Ucraina. Una complessità che ha visto molti intellettuali, fra cui lo stesso Canfora, chiedere con forza anche le ragioni di Putin, nel senso di guardare non solo ai tragici fatti che da due mesi circa appaiono all’attenzione del mondo ma anche alle “cause remote” dello scatenamento della guerra.
Che vedrebbero, come coprotagonisti del conflitto in corso, gli stessi Usa, che appoggiano incondizionatamente l’Ucraina e la resistenza del suo Presidente. E in effetti, sempre in questi giorni, a fronte di una tv pubblica, non solo italiana maquasi planetaria, che prende apertamente le parti dell’Ucraina – e lo si comprende bene dal momento che è lì che si contano morti e distruzioni –, qualche voce si leva per dire che dobbiamo guardare più lontano, in questo caso indietro negli anni, per stabilire il momento esatto in cui è venuto meno il sodalizio fra popoli fratelli quali si ritengono i russi e gli ucraini.
E chi meglio di Canfora poteva portare pareri forti sulla complessità delle ragioni di questa guerra? Ricordo che Canfora ha consentito a noi docenti di greco di conoscere a fondo il pensiero del padre della storiografia scientifica, Tucidide, il quale ammoniva – di fronte al conflitto che nel V sec. a.C. oppose Sparta ad Atene – la necessità di distinguere bene tra la “causa occasionale” che scatena le ostilità e “quella vera”, quella profonda, quella che non tutti riescono a vedere. E il pensiero attento di Canfora nella lettura degli storici antichi ha sortito anche un altro effetto di enorme valore, quello di metterci in guardia dal pensare che nell’antica Grecia, nella terra in cui è nata l’idea stessa di democrazia, sia mai stata realizzata veramente la democrazia.
Niente di più falso di questa credenza, ci ammonisce il Professore. Anzi, laddove dice che “gli antichi ci riguardano” (che è il titolo di un suo libro), lo dice perché essi, gli antichi, hanno pensato e indagato la migliore forma di governo … non riuscendo mai a realizzarla! A noi moderni, afferma il Professore, spetta il compito di continuare la ricerca di una forma possibile di buona costituzione politica e di non smettere mai di cercare, continuando il lavoro dei nostri avi. Impedendo che dietro la maschera della democrazia si celi il governo della oligarchia, dei pochi, dei potenti manipolatori delle masse (“La maschera democratica dell’oligarchia” è un altro suo libro, scritto in dialogo con Zagrebelsky).
Queste sue affermazioni hanno consentito a me, negli anni in cui insegnavo le sue stesse materie a ragazzi liceali, che come scuola stavamo formando anche in vista di una cittadinanza consapevole, di non sentirsi parte di un mondo moderno degenerato rispetto alla bontà dei tempi antichi. E mi ha dato la fiducia di infondere in loro la speranza che un mondo migliore è sempre possibile. Basta non fermarsi mai nella ricerca.
Ora, un grande studioso può anche sbagliare, è nella natura umana che accada. Anzi, è addirittura lecito e auspicabile sbagliare. Non conosceremmo altrimenti il piacere del dubbio e della rivisitazione dei nostri pensieri. Tuttavia Canfora insiste, affermando che la Meloni è neonazista perché – spiega in un intervento raccolto da Cristiano Camera Adnkronos – è “neonazista l’atteggiamento di chi usa le navi da guerra per respingere i migranti e che non accetta e non rispetta l’unità del genere umano e che riguardo al fenomeno migranti si esprime in maniera bellica. Coloro che scappano dalla Libia sono esseri umani da rispettare altrettanto degli ucraini e non da respingere con le cannoniere. Questa è la mia obiezione e la ragione per la quale io approdo al concetto di neonazista, perché rassomiglia a quell’atteggiamento mentale secondo cui alcuni esseri umani sono di serie B”.
Il problema è che Canfora questa spiegazione sulla differenza fra “nazista” e “neonazista” non ha potuto farla ascoltare dalla sua viva voce ai liceali presenti alla sua lezione. Anche se queste posizioni, senza etichettature verso nessuno, erano già apparse in un libro recentissimo, “Fermare l’odio”. Per i quali liceali il termine ‘neonazista’ potrebbe apparire un sinonimo del termine ‘nazista’. Le parole, lo sappiamo dai Greci antichi, sono fondamentali per creare il mondo.
Rivolgersi a quei liceali, spiegando il suo vero pensiero, non sarebbe male. Né sarebbe male ritornare pubblicamente sul suo giudizio verso Giorgia Meloni, anche perché qualcuno ha fatto notare che l’animo degli uomini lo conosce solo Dio e che a maggior ragione un ateo (come pare che Canfora si sia dichiarato) non dovrebbe aspirare al ruolo di Dio.
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